A mettersi in testa di trovare un font che facilitasse la lettura proprio a chi soffre di dislessia (e non solo) è stato un grafico torinese, Federico Alfonsetti, un ex piccolo editore quasi sessantenne con la passione per il font e che definisce la sua la “start up più vecchia d’Europa”.
Eppure, quella start-up ha messo a punto un sistema di lettura che scavalca ogni ostacolo.
La dislessia è un disturbo del neurosviluppo di origine genetica caratterizzato dalla difficoltà di decodificare un testo, leggerlo e interpretarlo correttamente. Si tratta di un problema rientrante in un insieme più ampio di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) tra cui la disortografia, la disgrafia e la discalculia, in alcuni casi presenti contemporaneamente.
Bambini e ragazzi dislessici riscontrano una maggiore fatica di altri nel leggere e nello scrivere, impiegano più energie nello studio stancandosi prima, commettono un maggior numero di errori ortografici e tendono a distrarsi facilmente. I bambini hanno tempi differenti nell’apprendimento di scrittura e lettura, per questo motivo solo intorno agli 8 anni è possibile distinguere un bambino più lento da uno dislessico.
Secondo stime recenti, la dislessia oggi tocca almeno il 10% della popolazione mondiale, ovvero circa 700 milioni di persone.
EasyReading è il risultato di quasi un decennio di studi, che ha mosso i suoi primi passi nella Casa Editrice Angolo Manzoni di Torino grazie a Federico Alfonsetti, Enzo Bartolone e Nino Truglio assieme alla loro decennale esperienza nel campo della leggibilità, del testo scritto.
Una volta creato, il font è stato sottoposto al vaglio dell’Ordine degli psicologi della Toscana, che lo hanno testato su oltre 600 studenti di quarta elementare della provincia di Prato e riconosciuto come “carattere ad alta leggibilità”.
“Leggere con questo font equivale a d un miglioramento pari a un anno di lettura – spiega Alfonsetti – perché il font è strutturato in modo da evitare lo scambio percettivo tra lettere simili per forma e l’effetto affollamento percettivo, che è quello che crea difficoltà nei dislessici”.
Da qui al successo il passo è stato breve: alcune case editrici italiane lo hanno adottato, la Fondazione Pomodoro a Milano e la Fondazione Einaudi lo hanno scelto per i loro libri. Università, scuole, Slow Food, Pearson Italia, De Agostini e casa Oz di Torino stampano con quel font. L’ultimo riconoscimento ufficiale è arrivato dal Miur, che lo ha premiato per la bellezza del design e per l’utilità.
È composto da 811 glifi (lettere, numeri, accenti, simboli, punteggiatura).
Supporta tutte le lingue che usano l’alfabeto latino ed è un font ibrido, perché presenta contemporaneamente lettere con grazie (serif) e lettere senza grazie (sans-serif).
Lo specifico design delle lettere con grazie dedicate, utili a prevenire lo scambio percettivo tra lettere simili per forma (si tratta di lettere quali la ‘d’, la ‘p’, la ‘q’ e la ‘b’ che, normalmente, nei font tradizionali, sono rappresentate da un identico disegno ribaltato orizzontalmente o verticalmente) e ha permesso di determinare ampi spazi calibrati che contrastano il cosiddetto effetto affollamento percettivo (crowding effect) dando così un più ampio respiro alla lettura.
Infine, evita lo scambio percettivo grazie alla forte caratterizzazione del disegno, laddove per ogni singola lettera viene utilizzato un modello grafico differente e dalle grazie dedicate.
Leggi anche:
Dislessia: come riconoscerla e cosa si può fare
Dislessia nei bambini: una stimolazione celebrale per aiutarli nella lettura
Un progetto di tutto rispetto, insomma, su cui ha messo gli occhi anche Microsoft e che senza dubbio aiuterà tanti bambini dislessici ad affrontare le loro scomeesse quotidiane.
Source: greenme.it
L'informazione della testata giornalistica di LA7 diretta da Enrico Mentana