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Dormire is the new black

Lo sapevo e l’ho sempre saputo. Sonno, is the new black. E mi spiace per tutti quelli che hanno collezionato nel tempo foto che mi ritraggono addormentata da ogni parte – aeroporti, stazioni, ristoranti, prove di spettacoli – pensando di avere delle testimonianze schiaccianti di chissà quale mia narcolessia, perché la scienza sembra darmi ragione: dormire fa bene e ci fa stare meglio. Finalmente è stata dichiarata guerra all’idea che il sonno è prerogativa dei pigri e che privarsene equivale a essere più produttivi – e quindi – più efficienti sul lavoro.

Stando a quanto scrive il New York Times infatti, il sonno è un nuovo status symbol, una capacità che va alimentata e coltivata. A quanto pare, la vecchia equivalenza secondo cui chi meno dorme più ottiene – che segue il mito delle abitudini di diversi leader e grandi industriali americani, in voga qualche tempo fa – non è più considerata una strategia vincente. Certo, va detto che si è sentito dire un po’ di tutto riguardo le ore di sonno ottimali – prima che troppe facessero male, poi il contrario – ma recentemente molti studi sembrano confermare che la privazione di sonno (tanto quanto il sonno indotto e il cosiddetto “cattivo” sonno) possa portare a un indebolimento del sistema immunitario, danni alla capacità di apprendimento e mnemonica, oltre a causare diversi disturbi dell’umore.

Negli Stati Uniti, il problema dell’insonnia è stato dichiarato di pubblico interesse dai Centers for Disease Control and Prevention, tanto che sono state avviate ricerche in diverse università, con lo stesso obiettivo: capire cosa serve alle persone per dormire (o dormire meglio). A questo interesse va aggiunto quello del business degli imprenditori dell’industria hi-tech, che stanno ricercando un qualche dispositivo che possa sostituire la vecchia camomilla; si passa da quelli che studiano le onde sonore, a chi progetta fasce che inducono il sonno – o ancora, dispositivi che registrano la qualità dell’aria nella tua stanza da letto per poi darti consigli sulle migliorie da fare per addormentarti meglio. Per non parlare delle compilation per prendere sonno, tra cui si scoprono delle registrazioni di Jeff Bridges (un brano è allegato nell’articolo) raccolte nell’album Dreaming With Jeff , che sono davvero a metà tra  l’ironico, il soporifero e l’inquietante. Però, sembra che anche le registrazioni abbiano il loro effetto – e il loro mercato.

Devo dire che, personalmente, ho coltivato nel tempo l’abitudine a riuscire a riposare bene praticamente ovunque. Un po’ perché dormire poco o male mi rende nervosa, distratta e altamente improduttiva; un po’ perché ho dovuto combattere con i disagi del caffè (che mi piace molto ma, ahimè, mi mette davvero troppa ansia). Per ovviare alla mancanza di qualche sostanza eccitante, ho imparato a far fronte alla stanchezza rubando minuti di sonno durante la giornata, per aver modo di ricaricarmi fisicamente e mentalmente. Nonostante la scarsa popolarità della cosa (il vero nemico del sonno diurno è proprio il fatto che nessuno lo contempla più), durante la pausa pranzo mi son ritagliata, all’occasione, un piccolo spazio per riposare. Oppure appena arrivata a casa dopo il lavoro, prima di mangiare o fare qualsiasi altra cosa.

Ho scoperto più tardi che, sempre in America, hanno chiamato questa pratica power nap –  ovvero un sonno breve che fa riposare mente e corpo, senza aver la sensazione di disorientamento che spesso segue il riposo troppo prolungato. Ignora le tue responsabilità e fingiti morta – anche solo per 15 minuti, per poi ritornare più forte di prima. L’addio allo stress non è sempre garantito, ma una nuova forza fisica, si.

Ho anche conosciuto però, per fortuna per brevissimi periodi, l’esperienza nient’affatto divertente dell’insonnia – e per quella, c’è davvero poco da fare. Ho provato di tutto – tranne i medicinali veri e propri, che potranno anche funzionare ma di cui ho un pessimo ricordo di stordimento, legato al risveglio della mattina successiva. Ho quindi lasciato cellulare e pc fuori dalla stanza, ho provato a intontirmi di camomilla e valeriana, leggere tomi noiosissimi e scrivere fino allo sfinimento. Alcune volte hanno funzionato, altre naturalmente no. Ma anche riguardo a questo, la verità è che è difficile curare l’insonnia, con questi trucchi o dispositivi hi-tech che lavorano sul sintomo, se non si va alla radice del problema. Tra i tanti metodi, le app, i dispositivi che dicono di aiutarci,  forse, le cose migliori da fare in tutto questo parlare su come dormire meglio, rimangono la vecchia meditazione e gli esercizi di rilassamento. Cercare di cambiare il nostro stile di vita in modo da far tornare il dormire una cosa semplice e naturale. Senza contare che, una volta risolto il problema dell’addormentarsi, c’è tutto un mondo di sogni – e soprattuto, di sogni lucidi (ovvero i sogni in cui si è coscienti di star sognando), da investigare.


Ecco, se ora sembra che la tutela del sonno sia il vero lusso da ricercare nella nostra vita, direi che sono già sulla buona strada per trasformare tutte quelle foto-ricatto, in foto di gloria. Non succederà mai, lo so, ma potrò finalmente ostentare la mia abilità di dormire anche in piedi, alla faccia di chi ancora si diverte a farmi le foto a bocca spalancata in treno.

Source: freedamedia.it

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