La cultura mainstream ce lo ha insegnato: ogni epoca ha la sua icona pop e negli ultimi tempi ne abbiamo viste parecchie. C’è stata la mania degli avocado, quella dei fenicotteri rosa (preferibilmente in formato materassino gonfiabile) e degli unicorni dalla criniera multicolore. Figure che abbiamo venerato come divinità ancor più della royal family inglese, imprimendo la loro immagine su tazze, felpe, cover del cellulare, borse e gadget di ogni tipo – fino (forse) allo sfinimento. Ma c’è una superstar che non passa mai di moda. Un evergreen del regno animale e della cultura pop. Una leggenda del nostro pianeta. Il dinosauro.
Grandi, spaventosi – ma anche teneri e assolutamente affascinanti: alzi la mano chi non li amati alla follia o non conosce qualcuno che ne è stato ossessionato negli anni dell’infanzia. Per me, i dinosauri sono stati il primo contatto con il mondo scientifico e con l’origine della vita sulla terra; i primi nomi complicati e lunghi che ho pronunciato da piccola con un certo orgoglio e un’aria di assoluta competenza sul tema (dopotutto, conoscere il nome e le abitudini delle creature che hanno abitato il pianeta milioni di anni fa, mi legittimava a considerarmi un’esperta anche di tutto ciò che è venuto dopo e della realtà che mi circondava). Mia madre ricorda perfettamente il periodo del “ma lo sapevi che“, in cui mi ero fissata con gli stegosauri e gli pterodattili, e non mancavo di elencarne le caratteristiche a chiunque incontrassi. In famiglia si racconta ancora che, dopo aver divorato diversi libri per bambini sul tema, andassi in giro con aria soddisfatta alle cene di Natale, interrogando i parenti con frasi del tipo “Ma tu lo sai cos’è uno stegosauro? È quello che…” In effetti, con qualche molletta sulla schiena, tutti i miei peluche potevano diventare stegosauri all’istante.
Quando ero piccola avevo pupazzi, giocattoli e libri a tema dinosauri e per quanto questa passione non sempre incontrasse il favore dei miei amici – moltissimi dicono di essere stati traumatizzati a vita dalla parte dei dinosauri di Fantasia – molti personaggi dei cartoni animati hanno contribuito a rilanciarli come idoli tra i più piccoli. Lo spaventoso T-Rex che abbiamo temuto in Jurassic Park, si è trasformato nel simpatico personaggio di Rex di Toy Story; abbiamo conosciuto le storie dei cuccioli di dinosauro di Alla ricerca della Valle Incantata, l’indimenticabile Denver dell’omonimo cartone (O Mamasaaaaaaaaaaaura) e il mitico Dino de I Flintstones.
Per molti di noi, dunque, il mondo dei dinosauri è stato un caposaldo dell’infanzia. E secondo quanto riporta un articolo di The Cut, la curiosità che nutriamo nei loro confronti rientra in quegli intense interest (interessi intensi, letteralmente) che ci travolgono quando siamo piccoli. Un terzo dei bambini passa questa fase, solitamente nell’età che va dai due ai sei anni, e dopo veicoli di vario tipo (aerei, treni e macchine) nella classifica delle ossessioni più gettonate dell’infanzia ci sono i proprio i dinosauri. Questo tipo di interesse, secondo diversi ricercatori, stimola la capacità di apprendimento e la fiducia in se stessi dei bambini – come suggerito in uno studio del 2008 – perché porta i bambini a fare ricerche sugli argomenti che amano.
I dinosauri, dunque, sono un esempio di come una passione possa diventare lo stimolo ad approfondire una conoscenza e a potenziare le nostre capacità intellettive. Poi, secondo gli studiosi, quel desiderio di sapere tutto – ma proprio tutto – di un determinato argomento, paradossalmente rallenta con l’inizio della scuola: l’approccio che si impara ad avere nei confronti delle materie di studio non è più quello del gioco ma diventa intellettuale; le proposte si ampliano ed è difficile focalizzarsi su un unico interesse. Lentamente le grandi passioni scemano (naturalmente non per tutti) e si ampliano gli orizzonti della conoscenza. I giocattoli con i dinosauri perdono il loro fascino ed è facile che finiscano in uno scatolone nell’armadio con la targhetta “infanzia”.
Eppure, a guardarsi indietro, è facile che alle nostre prime passioni (e nella fattispecie quella per i dinosauri) sia riservato un posto speciale nel cuore e nella memoria, ricordandole come quelle fiammelle che hanno alimentato la nostra curiosità e la sete di sapere nei primi anni della nostra vita.
Source: freedamedia.it