La frustrazione è un’emozione universale che tutti viviamo. Alla pari di altre emozioni del polo negativo, come la paura o la tristezza, è necessaria, poiché indica che c’è qualcosa che non va e che bisogna cambiarla. Come il resto delle emozioni, inoltre, può portarci a comportarci in modo aggressivo.
Tuttavia, all’interno dello stato emotivo della frustrazione, bisogna identificare il grado di intensità con cui si manifesta ed il modo in cui viene regolata. Alcune persone provano una frustrazione spropositata rispetto a quello che la scatena, inoltre vi rispondono in modo esagerato, con esplosioni di ira ed aggressività: soffrono del cosiddetto disturbo esplosivo intermittente.
Si tratta di un disturbo nel quale il controllo degli impulsi e la regolazione emotiva si vedono compromessi. Possiamo dire anche che è caratterizzato da due fattori fondamentali:
Non gestire l’ira ha conseguenze devastanti nella vita di chi soffre di questo disturbo e di chi lo circonda, poiché controllare gli impulsi aggressivi è fondamentale per vivere in società.
La maggior parte delle persone affette da questa patologia ha problemi ad avere relazioni interpersonali, siano esse familiari, di coppia o d’amicizia. Vivere accanto ad una persona con questo disturbo vuol dire trovarsi in un perenne stato di tensione: non è possibile predire quando esploderà, condizione che porta la gente ad allontanarsi per paura degli attacchi d’ira e delle loro conseguenze.
Questo disturbo influisce anche sulla vita lavorativa di chi ne è affetto. Dato che la persona non sa come controllare gli scatti d’ira né prevenirli, certe situazioni frustranti che tutti vivono in ambito lavorativo, come discussioni con colleghi o critiche da parte dei superiori, prima o poi finiscono per scatenare una crisi. Questa situazione crea un’atmosfera tesa ed un possibile licenziamento se frequente.
Alcuni studi indicano che le esplosioni di aggressività sono conseguenza di un deficit di serotonina nel cervello, così come di lesioni nella corteccia prefrontale. La corteccia prefrontale è esattamente la parte del cervello relazionata con il controllo degli impulsi e quella che si incarica del pensiero superiore.
Anche se questo fa pensare a cause biologiche, un altro aspetto da sottolineare è che la maggior parte delle persone affette da questa sindrome ha vissuto in ambienti nei quali una o più persone manifestavano esplosioni d’ira. Questo ci porta a pensare che, oltre ad una predisposizione biologica, svolge un ruolo molto importante anche aver appreso da bambini a gestire le emozioni.
Se un bambino cresce percependo l’ira smisurata e la violenza come strumenti validi per raggiungere gli obiettivi, c’è da aspettarsi che queste condotte vengano mantenute nel tempo e supportate dal passato. È necessario che i minori presenzino sani esempi di risoluzione dei conflitti e di gestione della frustrazione nei quali primeggino la pazienza ed il dialogo.
È altrettanto importante aiutare i bambini a capire la loro frustrazione e come gestirla, soprattutto se hanno la tendenza a reclamare facendo i capricci, persino tramite aiuto professionale se è necessario. In questo modo, risparmieremo a questi piccoli molti problemi futuri.
Non è mai troppo tardi per imparare di più sulle nostre emozioni e su come gestirle. Tramite la terapia cognitivo-comportamentale, è possibile portare queste persone ad identificare i primi segnali dello scatto d‘ira e, così, fermarlo prima che cresca e causi seri danni. Per trattenerli, si danno loro diverse alternative, come uscire dalla situazione che sta provocando il senso di frustrazione. Questa uscita può essere mentale (sviando la propria attenzione) oppure fisica.
Sono d’aiuto anche le tecniche di rilassamento, le quali riducono il generale stato d’ansia e cercano di diminuire il tono di attivazione generale incanalando l’energia tramite la pratica di qualche sport, ad esempio. In alcuni casi, possono essere utili anche certi farmaci che regolano la produzione di serotonina.
L’aspetto importante è che, prendendo coscienza del problema e cercando aiuto, possiamo imparare a gestire l’ira e a migliorare la nostra vita e quella di chi ci circonda. Questo vale per le persone che presentano una patologia, ma anche per tutti noi in situazioni straordinarie.
“Quando ho varcato la porta camminando verso il cancello che mi avrebbe portato alla libertà, sapevo che se non avessi lasciato dietro di me l’amarezza e l’odio, sarei rimasto ancora in prigione”-Nelson Mandela-
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