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Disturbi d’ansia e intelligenza: che relazione esiste?

Secondo diversi studi, la citazione di Giordano Bruno “l’ignoranza è madre della felicità e beatitudine sensual.” è in parte avvalorato da basi scientifiche. Alcuni studiosi dell’Università di Lakehead, in Canada, hanno scoperto una relazione tra i disturbi d’ansia e un elevato quoziente intellettivo, un legame diretto tra le menti brillanti e analitiche e l’eccessiva preoccupazione e ansia sociale.

In diverse occasioni vi abbiamo parlato della relazione tra la creatività e il disturbo bipolare. Dobbiamo specificare, tuttavia, che non tutte le persone dotate di un alto quoziente intellettivo o di grande potenzialità creativa sviluppano un disturbo psicologico.

Esiste una relazione tra i disturbi d’ansia e un’intelligenza elevata, un legame che trova riscontro nella sostanza bianca che unisce l’encefalo e il midollo spinale.

 

Gli scienziati, in particolare gli psicologi, di diverse università del mondo cercano periodicamente di offrire informazioni di interesse, dati con prove significative che possano essere di aiuto nella pratica clinica. Un fatto molto comune è proprio questo: molte persone con alte capacità intellettive mostrano comportamenti e stati che non sono in armonia con il loro intelletto privilegiato. Non sono felici, si sentono frustrate e non sempre riescono a prendere le decisioni migliori.

 

Sono molti gli psichiatri e i neuropsicologi che si ritrovano a dover affrontare lo stesso problema: pazienti con un elevato QI affetti da ansia cronica e generalizzata. A cosa si deve questa condizione?

Relazione tra i disturbi d’ansia e un elevato QI

Chi lavora nell’ambito dell’insegnamento si imbatte spesso in studenti brillanti che si contraddistinguono per un certo equilibrio e una certa tranquillità. Altri studenti, invece, reagiscono con frustrazione a qualsiasi cambiamento, traggono conclusioni (negative) affrettate e cadono in uno stato di stress logorante al punto da compromettere il loro rendimento accademico.

Tscahi Ein-Dor e Orgad Tal, due psicologi dell’Università di Lakehead, in Canada, hanno condotto diversi esperimenti coinvolgendo studenti delle scuole superiori e dell’università al fine di studiare i comportamenti che mettono a rischio il successo personale e professionale. Con l’introduzione della risonanza magnetica tra le prove analitiche, sono emersi risultati interessanti e soprattutto inaspettati.

La sostanza bianca e l’elevato QI

Il collegamento tra disturbi d’ansia e un elevato QI potrebbe dipendere da una piccola anomalia cerebrale nella sostanza bianca. Ricordiamo che questa struttura, formata da assoni mielinizzati, trasmette le informazioni, determina la nostra intelligenza e l’agilità dei nostri processi cognitivi. Anche l’aspetto emotivo è coinvolto.

Una parte degli scienziati ritiene che a mano a mano che l’essere umano sviluppava la sua intelligenza, sviluppava anche l’ansia. Il motivo è semplice: anticipare pericoli, rischi e minacce in modo che la capacità di analisi ed elaborazione delle informazioni servisse alla sopravvivenza. Ovviamente, quando l’ansia raggiunge livelli troppo elevati, l’intelligenza perde il suo potenziale perché la persona si sente letteralmente paralizzata.

 

Caratteristiche delle persone con elevato QI e disturbi d’ansia

Questa piccola anomalia o variazione nella sostanza bianca cerebrale non significa che la persona con grandi capacità intellettive svilupperà sicuramente un disturbo d’ansia. Esiste, tuttavia, un rischio maggiore di non riuscire a controllare le emozioni e le situazioni stressanti. Tutti questi processi si manifestano nelle seguenti caratteristiche:

  • Intelligenza sentinella: capacità di anticipare minacce o pericoli che gli altri non percepiscono (una caratteristica che in altri contesti può essere positiva e utile).
  • Ipersensibilità: i disturbi d’ansia nelle persone con elevato QI si percepiscono soprattutto nella bassa tolleranza agli ambienti troppo affollati, con troppi stimoli che rischiano di creare stanchezza mentale.
  • Contagio emotivo: un’altra caratteristica delle persone molto intelligenti è l’ecpatia, ovvero sono molto sensibili alle emozioni altrui, ma non sanno filtrarle, gestirle e separarle dalla loro realtà. Questo comporta continui “contagi emotivi”, con conseguente stanchezza e blocco emotivo.
  • Spreco inconscio di energia: le persone con un elevato QI pensano troppo: sprecano energia mentale ed emotiva in eccesso in questioni poco importanti che nella maggior parte dei casi non le porta da nessuna parte.
  • Incapacità di stabilire dei limiti: chi ha un elevato QI ed è affetto da disturbi d’ansia non sa stabilire dei limiti e mettere da parte alcune opzioni. Il mondo, secondo queste persone, è pieno di infinite opzioni, variabili e condizioni e sono incapaci di escluderne alcune.

Arrivati a questo punto, la domanda sorge spontanea: come si può gestire questa condizione? Come gestire un cervello iperattivo incapace di porre filtri a una realtà troppo complessa, piena di dati, emozioni e stimoli? Potremmo dire che l’ideale sarebbe ridurre l’ansia il più possibile.

Per quanto possa sembrare strano, la risposta non è questa. La soluzione è usare l’ansia a proprio favore, gestirla con efficacia e sfruttarne tutto il potenziale. Perché, se l’intelligenza e l’ansia evolvono di pari passo per un motivo, bisogna orientarsi verso questo stesso motivo. Bisogna usare questa attivazione per intuire ciò che gli altri non vedono, per anticipare rischi, eventi e probabilità, ma è importante farlo con equilibrio, applicando filtri, scegliendo percorsi adeguati dove lasciare fluire in maniera ordinata tutta l’energia mentale. Ne varrà la pena.

 

Source: lamenteemeravigliosa.it

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