Categories: Psicologia

Discutere con il partner sempre per i soliti motivi

Le discussioni di coppia sono inevitabili, ma ciò non le rende più sopportabili, soprattutto quando le cause sono sempre le stesse. Esasperante, vero? Siete stufi di discutere con il partner sempre per i soliti motivi? Non è già tutto molto chiaro? Dopo tutte le volte che avete affrontato quell’argomento…

La buona notizia è che è possibile trovare un accordo che dia un taglio netto all’enorme quantità di tempo che perdiamo per discutere su una determinata questione. Si tratta innanzitutto di identificare l’origine del problema. D’altra parte, molte volte non si litiga su un argomento in concreto, ma ci si fa coinvolgere piuttosto da discussioni generali. In questo caso, bisogna mettere in atto una strategia diversa che si strutturi intorno ai problemi specifici che in ciascuna coppia alimentano il confronto.

“Proprio come la comunicazione è l’elemento più importante di una relazione, i litigi possono costituirne l’elemento più distruttivo.”

-John Gray, in Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere

Discutere con il partner: modello educativo basato sulla discordia relazionale

Uno dei motivi principali che porta molte coppie a discutere di continuo è il modello educativo imparato dai genitori; non l’atto di discutere in sé, bensì che non è possibile gestire i conflitti di coppia. Di conseguenza si imparano a usare strategie atte a mantenere viva nel tempo la discussione. Una di queste strategie consiste nel riciclare gli argomenti: ripeterli una volta dopo l’altra usando parole diverse, dando così la sensazione che ci sia sempre qualcosa di nuovo da aggiungere.

Così come i genitori andavano avanti con gli stessi argomenti ogni volta che avevano voglia di sfogarsi, i figli lo fanno con il partner. In realtà, si vuole dimostrare la superiorità della propria posizione, non comprendere la prospettiva altrui per giungere a un compromesso che vada bene a entrambi e che serva a restaurare l’armonia.

In altre parole, molte coppie discutono perché hanno assimilato un modello basato sulla discordia relazionale. Questo modello va contro l’idea che sia possibile trattare un conflitto in modo produttivo. In fondo cela un messaggio molto chiaro: i problemi di coppia non sono conciliabili, e l’unico modo di uscirne e di superare la frustrazione è intimidire l’altro più di quanto l’altro intimidisca noi. Si instaura, dunque, un processo che va avanti finché entrambi non sono troppo stanchi e angosciati da smetterla per sfinimento, molto spesso avendo dimenticato le ragioni per le quali è iniziata la discussione.

La soluzione risiede, in primo luogo, nell’individuare se nelle nostre discussioni di coppia vige questo marchio. Ricicliamo gli stessi argomenti, discussione dopo discussione? Le nostre discussioni assomigliano a quelle dei nostri genitori? Sappiamo per quale motivo stiamo discutendo? Diamo inizio ai litigi partendo sempre dalle stesse domande e proteste? Reagiamo automaticamente a determinate situazioni, come una molla, e iniziamo a discutere senza freni?

Adesso pensate a come era la relazione dei vostri genitori. Sana? È finita bene? Erano una coppia felice? Se non volete che a voi capiti lo stesso, iniziate a cambiare rotta e ad abituarvi all’idea che è possibile gestire i conflitti di coppia. È possibile vivere senza discutere con il partner tutto il giorno, facendo sì che i confronti culminino in un accordo e non in una tregua che dura soltanto fino a quando non si recuperano le forze, ricominciando da capo la solita solfa appena i livelli di energia tornano alti.

È possibile raggiungere un accordo, ma bisogna iniziare a crederci davvero, eliminando l’automatismo delle proprie risposte, riprogrammando le reazioni di fronte ai motivi scatenanti – che vanno naturalmente identificati. In questo senso, bisogna coltivare l’idea che la maggior parte delle differenze nella relazione sono riconciliabili.

 “Non è quello che diciamo a fare male, ma il modo in cui lo diciamo”.

-John Gray, in Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere-

Autoprotezione quando ci si sente vulnerabili con il partner

Arrabbiarci con l’altro è anche un modo di proteggerci, soprattutto quando ci sentiamo sotto attacco e vulnerabili. Si tratta di una reazione nata da un sentimento di minaccia, che ci porta a contrattaccare e a cercare di vincere la battaglia per evitare di esporci.

Spesso, forse troppo, siamo dipendenti dall’opinione e dalle valutazioni del nostro partner. Quando mette in discussione le nostre competenze, la nostra intelligenza o le nostre virtù, sentiamo che la nostra autostima è seriamente compromessa, in altre parole, ci sentiamo vulnerabili. Per questo sentiamo la necessità di difenderci, per neutralizzare il sentimento di vulnerabilità.

D’altra parte, quando proviamo a difenderci in questo modo, è facile finire per attaccare l’altro sui quei punti in cui si sente più vulnerabile, incolpandolo dei nostri problemi senza misurare il dolore che possiamo causare con le nostre recriminazioni. Quella che prima era paura, adesso può diventare sensazione di potere e forza grazie all’aumento di adrenalina, che non fa altro che alimentare ancora quest’atteggiamento a lungo andare velenoso.

In simili circostanze, quando l’ira non fatica ad affiorare, tendiamo a dimenticarci di ascoltare il partner. Ricordiamo che stiamo cercando di “difenderci”. La soluzione consiste nell’imparare a dare valore a noi stessi, a rinforzare il nostro ego senza condizionare gli altri, a cercare il nostro cammino di crescita e arricchimento personale, accettandoci incondizionatamente con tutte le nostre debolezze.

Molte volte discutiamo perché vediamo nell’altro il riflesso dei nostri problemi. Ma se saremo in grado di accettare noi stessi ed essere comprensivi, compassionevoli e benevolenti, di perdonare noi stessi, saremo capaci di trattarlo allo stesso modo. La soluzione sta anche nel cercare una prospettiva diversa con empatia e comprensione. Identificare la posizione altrui, sebbene diversa dalla propria, aiuterà a moderare l’ira e a mantenere il controllo.

“Che sciupio sarebbe, mi dissi, logorare la nostra vicenda lasciando troppo spazio ai cattivi sentimenti: i cattivi sentimenti sono inevitabili, ma l’essenziale è arginarli”.

-Elena Ferrante, in Storia della bambina perduta-

Alcune differenze tra partner sono irriconciliabili

Quando si discute con il partner emergono alcune differenze che, per natura o ideologia, semplicemente non è possibile risolvere. Queste discrepanze irresolubili possono essere adattate, persino accettate, ma ciò non le rende compatibili.

Poiché simili distanze sono difficile da ridurre, pur sforzandosi, è facile che scaturiscano dei problemi. Anche se sappiamo dove sono le differenze, in modo irrazionale finiamo per sentirci minacciati da tali discrepanze. Di fatto, discutere con il partner per motivi ideologici o di natura personale può essere in realtà una tecnica di autoaffermazione e ribellione di fronte al sentimento di alienazione.

La soluzione per superare queste differenze irriconciliabili, a prescindere dalla natura delle stesse, consiste nell’identificarle e, semplicemente, escluderle dalla conversazione. In altre parole, bisogna sforzarsi di apprezzare e rispettare queste differenze inalterabili. È necessario concentrarsi sui punti per i quali è possibile un accordo, senza considerare le idee del partner o il suo modo di essere come una minaccia per le proprie idee e il proprio modo di essere.

 

Source: lamenteemeravigliosa.it

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