L’essere umano ha la capacità di soffrire di un particolare tipo di paura, non posseduto dagli animali: la paura psicologica. La caratteristica principale di questa emozione è che non ha niente a che vedere con un pericolo reale, oggettivo o immediato. La mindfulness può aiutarci a superare questa paura.
La paura psicologica si riferisce o a qualcosa che potrebbe accadere o a qualcosa che è già accaduto e che potrebbe ripetersi. Non ha a che vedere solo con qualcosa che accade in questo determinato momento.
L’organismo della persona che ne soffre vive nel “qui ed ora”. Tuttavia, la sua mente sta anticipando future realtà possibili o nuove ripetizioni di realtà passate.
La malattia del pensiero si riferisce ad uno stato scoordinato della mente e del corpo. I pensieri vanno da una parte, le emozioni dall’altra e le sensazioni fisiche da un’altra ancora. Tramite la mindfulness cerchiamo di coordinare in maniera perfetta tutto questo.
Non solo non siamo presenti nel presente, ma viviamo in modo frammentario. La nostra percezione della realtà è divisa, dispersa e distorta. Compaiono i pregiudizi d’attenzione, interpretativi e, alla fine, la patologia ansiosa.
La mente della persona ansiosa ha vita propria, una vita separata dal corpo e dalla realtà oggettiva. La mente ansiosa vive per evitare il pericolo futuro. Questo a tal punto che l’organismo finisce per soffrire di diversi disturbi d’ansia.
La malattia del pensiero è uno stato scoordinato della mente e del corpo. i pensieri, le emozioni e le sensazioni fisiche viaggiano su frequenze diverse.
Il termine specifico che si utilizza per denominare le persone che soffrono d’ansia (in termini di mindfulness) è “evitamento esperienziale”. Questo si verifica quando una persona non desidera rimanere in contatto con esperienze determinate (sensazioni corporee, emozioni, pensieri, ricordi…); allora, la persona altera la frequenza e la forma degli eventi, così come delle situazioni che vi danno origine.
L’evitamento esperienziale ci permette di rimanere in contatto con determinate esperienze e di alterare la forma delle stesse. Questo contribuisce allo sviluppo e al mantenimento dei disturbi d’ansia.
Questi sforzi volti ad evitare tale esperienze conducono direttamente ad ottenere l’effetto contrario. Le rendono più aspre fino a far perdere il controllo al soggetto. In questo modo, le persone che sviluppano il modello di evitamento esperienziale avranno molte più probabilità di sviluppare una maggiore paura.
Cercheranno, inoltre, di fuggire maggiormente in caso di attacchi di panico inaspettati rispetto a chi accetta meglio le proprie esperienze interiori. La soppressione dei pensieri e dei sentimenti contribuisce chiaramente allo sviluppo e alla preservazione di disturbi d’ansia generali, fobie specifiche e disturbo da stress post-traumatico.
Le caratteristiche più importanti, comuni a tutti i disturbi d’ansia, ai quali si dirige la pratica della mindfulness, sono:
La cura dell’ansia tramite la mindfulness consiste in un processo di unione. Affinché questo si verifichi, tutte le parti separate e isolate o negate devono essere integrate nella coscienza. La mindfulness ha tre obbiettivi fondamentali per il trattamento dell’ansia:
Il trattamento dell’ansia tramite la mindfulness consiste nell’unire. Le parti separate e isolate o negate devono essere integrate nella coscienza e per questo vi proponiamo tre obbiettivi principali.
La pratica costante della mindfulness può essere visualizzata come un insieme di tre processi che si verificano progressivamente:
Farli fluire ci consente di produrre una dissoluzione dei contenuti. Questo ciclo naturale di dissoluzione è uguale a quello che caratterizza ogni essere vivente. I contenuti compaiono alla nostra coscienza osservatrice, si sviluppano e muoiono.
È per questo che la mindfulness ci aiuta a vedere in che modo i nostri pensieri, le nostre emozioni e sensazioni cambiano rapidamente. Ci rendiamo conto che non esiste un modo per preservare gli stati piacevoli e scartare definitivamente quelli negativi.
Il ciclo di dissoluzione naturale di un pensiero è come quello di qualsiasi essere vivente. I contenuti compaiono, si sviluppano e poi muoiono.
Nell’esposizione Mindful si utilizza stesso principio della “Esposizione con prevenzione della risposta” che si utilizza nella terapia comportamentale-cognitiva. Ci avviciniamo a ciò di cui abbiamo paura e vi restiamo fino a quando l’ansia si riduce o scompare.
L’osservazione prolungata, senza giudicare, delle sensazioni relazionate all’ansia, senza provare a scappare o ad evitarle, può ridurre la reattività emotiva. In generale, il malessere emotivo si vive come meno sgradevole. Inoltre, diviene meno minaccioso in un contesto di accettazione, perché cambia il suo significato soggettivo. Questo può condurre a migliorare la tolleranza nei confronti delle situazioni avverse.
Grazie alla mindfulness, dunque, possiamo generare deliberatamente una situazione ansiogena e praticare l’essere presenti nella stessa. Questo incrementa la nostra capacità di superarla. Sappiamo che l’ansia richiede resistenza per sopravvivere ed aumentare. La sfida consiste nell’essere presenti insieme a questa sensazione durante il giusto periodo.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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