ROMA (ITALPRESS) – Giunto alla dodicesima edizione, il concorso letterario “Salva la tua lingua locale”, ideato dall’Unpli e da Ali Lazio con l’obiettivo di promuovere i tesori culturali e linguistici del nostro Paese, ha premiato i vincitori nel corso di una cerimonia che si è svolta nella sala della Protomoteca del Campidoglio: si tratta di un dizionario con i gallicismi siciliani, saggi in ladino di Fassa e in astigiano, poesie in bisiàc e in romagnolo, una tesi di laurea sul dialetto genovese, opere in dialetto sammarchese, venosino e griko, una canzone in friulano e un lavoro teatrale in dialetto napoletano. Sono tutte composizioni che narrano di spaccati di vita quotidiana, leggende paesane, mestieri, riti e tradizioni antiche, e che, nella loro diversità linguistica, di espressioni e suoni uniscono l’Italia da nord a sud.
Oltre 400 le opere pervenute e, novità di quest’anno, il premio speciale dedicato alla memoria di Luigi Manzi, scrittore, fondatore e organizzatore del premio sin dalla sua prima edizione, assegnato al poeta, narratore e drammaturgo romano Marco Palladini per l’opera “Pasolini, Roma e la Dopo-Storia”.
Tra i premiati, nella categoria del Premio Tullio De Mauro per la sezione dizionari il riconoscimento è andato a Iride Valenti e al suo “Vocabolario storico-etimologico dei gallicismi nel siciliano” un lavoro di recupero che colma un vuoto nella storia linguistica della Sicilia durante la conquista normanna.
Simona Vallarino ha vinto nella sezione tesi di laurea con “Una babele da ricostruire: l’Unità linguistica e il dialetto genovese”. Per la sezione saggi il primo premio è andato ex aequo a Fabio Chiocchetti con “Letres da Larcionè” edizione di lettere in ladino di Fassa e Lorenzo Ferrarotti, con “Asti, 1521: una terra da solacz” edizione critica delle opere in astigiano di Giovan Giorgio Alione.
Nella categoria Poesia Edita il primo posto è stato assegnato ex aequo a Sergio Gregorin con “Tamisar l’ànema” raccolta di poesie in dialetto bisiàc, una parlata veneta diffusasi nella cosiddetta Bisiacaria, territorio compreso tra il Carso, l’Isonzo e la costa adriatica e ad Alex Ragazzini per “Florilegium o I sogn” antologia di testi in dialetto romagnolo lingua ospitale e accogliente da consentire di esprimere sfumature interiori impossibili nella lingua italiana.
Per la categoria Prosa Edita Mario Ciro Ciavarella ha conquistato il primo posto con “In Arcadia” raccolta di racconti brevi che mettono in luce le passate usanze, i modi di fare, i costumi e i valori della comunità di San Marco in Lamis (FG).
Roma Pugliese con “Sàccè e non Sàccè” poema in dialetto venosino si è classificata al primo posto nella categoria Poesia Inedita, mentre Anna Maria Chirienti per la Prosa Inedita con il racconto “‘O Peppinài ce e Alipuna”, un divertente aneddoto popolare in dialetto griko (greco salentino) sui pericoli della caccia alla volpe. Nella categoria Musica Alvise Nodale ha vinto con la canzone friulana “Al vaive encje il soreli”.
Il primo classificato della categoria Teatro è Rossella Di Lucca con l’opera in dialetto napoletano Utopia Reale, La Città felice di Ferdinando. Tra le menzioni speciali quella assegnata a Vito Tenore, presidente di Sezione della Corte dei Conti, per
“La Costituzione tradotta nelle lingue e nei dialetti regionali”. Dalla giuria Musica premi speciali anche a Otello Profazio, fra i protagonisti della Collana Folk Fonit Cetra, per aver contribuito alla diffusione delle lingue locali e dialetti di Sicilia e Calabria, e a Giancarlo Governi dirigente Rai, scrittore e ideatore della Collana Folk Fonit Cetra comprendente tutte le lingue locali e dialetti italiani, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. “L’alto numero di concorrenti e la varietà dei lavori presentati hanno reso il lavoro delle giurie estremamente complesso, ma hanno restituito un quadro ricco e articolato delle lingue locali ancora vive nel nostro Paese. In un mondo sempre più globalizzato, ogni lingua rappresenta un patrimonio immateriale che custodisce l’identità, la storia e le tradizioni di un popolo, come sottolineato anche dall’Unesco”, ha commentato Antonino La Spina, presidente dell’Unpli. “Un premio che si consolida, che cresce e diventa sempre più realtà nell’ambito scientifico e della promozione della nostra identità culturale. E’ anche un incentivo forte per fare scrivere nelle lingue locali e in questi 12 anni grazie a una raccolta di 4mila opere abbiamo fatto un lavoro incredibile per incentivare la scrittura”, ha aggiunto.
Per l’edizione di quest’anno una particolarità è quella legata all’opera di Vito Tenore “per avere tradotto la nostra Costituzione in tutte le lingue e i dialetti regionali che entra così in tutte le case”, ha sottolineato La Spina. Una sezione speciale è stata dedicata a Luigi Manzi “un riferimento, un grande autore, un amico importante che ci ha accompagnato nella crescita del premio e lo abbiamo voluto ricordare perchè le persone che valgano vanno ricordate e premiate prima e dopo”, ha concluso il presidente dell’Unpli.
Per Giovanni Solimine, presidente onorario della giuria del premio, “l’Italia è sempre stata contrassegnata da tante forme di espressione culturale e quindi le diverse forme di espressione e le lingue vanno valorizzate. Questo premio ha il merito di cercare di mantenere in vita e valorizzare le varie forme di espressione nelle lingue locali e nei dialetti. Da quando esiste questo premio, c’è stata una ripresa della produzione in lingua e dialetto locale. Quello che colpisce – ha aggiunto – è il ruolo dei giovanissimi. Si pensa al dialetto come una lingua delle origini una forma coltivata dagli anziani, invece vediamo che con la mobilità il dialetto sia diventato per tutti la lingua degli affetti. La ricchezza che viene dal radicamento nel territorio è il modo migliore per trovare l’equilibrio fra la globalizzazione e il mantenimento delle peculiarietà delle caratteristiche locali”.
Luca Abbruzzetti, presidente di ALI Lazio, ha sottolineato come “le lingue locali erano considerate un oggetto di separazione, oggi invece andiamo a riscoprire la nostra storia e questo serve anche a chi viene in Italia per fare conoscere la nostra storia attraverso le lingue locali. Una cosa importante è la scrittura della lingua locale, perchè il dialetto è una lingua parlata ma in questo caso è anche scritta. Quindi c’è anche un grande lavoro di ricerca. Sono tanti gli elaborati presentati e la cosa che ci dà forza è che sono sempre di più e di maggiore qualità ogni anno, quindi vuol dire che il premio ha azzeccato nel segno”. Secondo Abbruzzetti, inoltre, “senza radici e senza passato è difficile immaginare un futuro. Credo che dialetti e lingue locali non debbano restare un ancoraggio del passato, ma possano rappresentare un punto di partenza per avere ben chiaro il percorso da seguire”.
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