Si tratta di detriti – ad esempio resti di satelliti non più operativi, frammenti di razzi esplosi, oggetti dispersi a seguito di attività extraveicolari – che potrebbero colpire i satelliti attualmente in uso provocando seri danni. Di questi circa 18000 sono abbastanza grandi da poter essere monitorati da potenti sistemi di sorveglianza i cui dati sono utilizzati dalle agenzie spaziali come l’Esa per evitare le collisioni. Lo spazio, però, è e sarà sempre più affollato.
Gli esperti ritengono che, con l’aumento del numero di oggetti, le collisioni tra questi stessi oggetti – che qualche volta si sono già verificate – potrebbero diventare la fonte primaria di ulteriori detriti. Occorre dunque adottare contromisure efficaci e innovative. Di questo – in forma l’Esa – si parlerà durante la settima “European Conference on Space Debris”, in programma dal 18 al 21 aprile prossimo al centro Esoc dell’Esa a Darmstadt in Germania che vedrà riuniti scienziati, ingegneri, operatori spaziali, industrie, rappresentanti di istituzioni e agenzie, non solo europee, ai massimi livelli.
Si affronteranno temi come l’implementazione delle contromisure, le nuove idee per la rimozione attiva dei detriti, gli scenari aperti dal dispiegamento di costellazioni di migliaia di satelliti per le telecomunicazioni come dal proliferare di nano satelliti e CubeSats. Ad aprire i lavori sarà il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea Jan Woerner che darà il via al fitto programma della conferenza. Dallo spazio arriverà anche il contributo dell’astronauta Esa Thomas Pesquet in missione sulla Stazione spaziale internazionale.
Source: www.ilfogliettone.it
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