Numerosi sono le ricerche che hanno ampiamente dimostrato i benefici psico-fisici della natura sulla nostra salute ma questa ha preso in esame un particolare aspetto. I ricercatori hanno esaminato in che modo l’esposizione di un bambino al verde possa influenzare lo sviluppo della sua struttura cerebrale. Di fatto, è il primo ad aver mappato i cambiamenti del cervello di chi vive a stretto contatto con la natura.
La ricerca ha riportato le variazioni di volume sia della materia grigia che di quella bianca in associazione al fatto di risiedere in una zona in mezzo al verde e di averlo fatto per tutta la vita. Le aree del cervello associate all’esposizione al verde lo erano anche alla funzione cognitiva. La materia grigia è associata al pensiero e l’elaborazione di concetti di livello superiore, mentre la materia bianca controlla il sistema nervoso autonomo e trasmette le informazioni dal corpo alla materia grigia.
Lo studio è stato condotto da Payam Dadvand, professore di epidemiologia dell’Istituto di Barcellona per la salute globale. Dadvand ha utilizzato un sottogruppo di 253 scolari di età compresa tra 7 e 9 anni del progetto BREATHE. Per quantificare l’esposizione permanente al verde, i ricercatori hanno utilizzato una misura nota come normalized difference vegetation index (NDVI), che si è basata sulla densità della vegetazione in un’area di 100 metri attorno alla residenza di ciascun bambino, sin dalla nascita.
Per quantificare le differenze nel volume del cervello per aree di materia bianca e grigia, sono stati confrontati i risultati di una risonanza magnetica condotta sui bambini con vari gradi di esposizione al verde.
Nel frattempo, i ricercatori hanno identificato le regioni del cervello con un determinato volume, a sua volta associato ai migliori punteggi su test effettuati al computer per valutare la funzione cognitiva.
“Abbiamo quantificato la quantità di verde intorno all’indirizzo residenziale di ogni bambino dalla nascita al momento in cui abbiamo fatto l’imaging cerebrale, e abbiamo visto che una quantità relativamente maggiore di verde è associata a un aumento del volume in alcune parti del cervello. Questi aumenti di volume erano associati a una migliore funzione cognitiva, accertata attraverso test cognitivi computerizzati e nel tempo, sovrapposti, in parte, con zone del cervello associate a funzioni cognitive” spiega il prof. Dadvand.
Si tratta di uno studio innovativo. Secondo Peter James, dell’Harvard Medical School e dell’Harvard Pilgrim Health Care Institute, anche se i meccanismi non sono ancora chiari, la ricerca ha dimostrato che “vivere vicino alla natura può contribuire allo sviluppo del cervello” pur con dei limiti. Ad esempio, lo studio non fornisce informazioni sul tipo di specie o se la vegetazione sia presente in un parco o se sia quella spontanea.
È indubbio che la presenza di verde sia benefica, come l’autore dello studio non manca di sottolineare:
“Una connessione fisica e mentale con la natura è abbastanza importante nel contesto del nostro mondo di urbanizzazione, con sempre più bambini che vivono nelle aree urbane, dove spesso hanno un accesso limitato agli spazi verdi e, allo stesso tempo, sono più esposti all’inquinamento atmosferico e al rumore, fattori che potrebbero avere effetti dannosi sullo sviluppo del loro cervello”.
Source: greenme.it