La sindrome da alienazione genitoriale (PAS) fu teorizzata da Richard Gardner nel 1985. È riconosciuta come un disturbo che si attiva principalmente in caso di disputa legale per la custodia dei figli minorenni.
La principale manifestazione della sindrome da alienazione genitoriale è la denigrazione di un figlio nei confronti di uno dei due genitori. I figli difficilmente considerano cattive persone chi li ama e si occupa di loro.
Il sintomo più evidente di questo disturbo, dunque, è il rifiuto più o meno marcato di uno dei due genitori dopo una separazione conflittuale. In ambito legale, la PAS diventa una sindrome giuridico-familiare che coinvolge giudici ed avvocati.
Nella sindrome da alienazione genitoriale, il genitore “cattivo” è odiato e offeso verbalmente, mentre il genitore “buono” è amato e idealizzato. Secondo Gardner, questo disturbo è il risultato dell’indottrinamento di un genitore “programmatore” (“genitore alienante”) e il contributo stesso del figlio nel disprezzare l’altro genitore (“genitore alienato”).
Nessuna organizzazione scientifica, come ad esempio l’Organizzazione Mondiale della Sanità o l’American Pychological Association, riconosce la sindrome da alienazione genitoriale. In Spagna, il Consiglio Generale del Potere Giudiziario non l’accetta come argomentazione valida in una causa legale, anche se sono i giudizi ad avere l’ultima parola.
La sindrome da alienazione genitoriale può verificarsi quando uno dei due genitori non accetta la fine della relazione di coppia o vuole ottenere dei vantaggi economici dopo il divorzio.
Il genitore in questione è geloso dell’altro oppure punta ad ottenere dei benefici economici. Dal punto di vista individuale, si ipotizzano anche la presenza di una precedente situazione di abbandono, alienazione, abuso fisico o sessuale e perdita di identità. (Gardner 1996).
Nessun figlio deve essere considerato un traditore solo perché ama entrambi i genitori.
Un sintomo comune nei bambini con questo disturbo è proprio la paura. Possono, quindi, manifestare:
Tuttavia, non sono solo i figli ad avere paura. Anche i familiari del genitore alienante lo sostengono, il che rafforza la sua convinzione di essere nel giusto.
Può anche accentuare le normali differenze con l’altro genitore in termini di buono/cattivo, giusto/sbagliato, generalizzare comportamenti sporadici e apetti negativi o mettere in mezzo i figli.
Un’altra strategia consiste nel i paragonare le esperienze, belle o brutte che siano, vissute con i due genitori, mettere in discussione il carattere o lo stile di vita dell’altro, raccontare al bambino la “verità” su fatti passati, guadagnarsi la sua simpatia, adottare il ruolo di vittima, alimentare la paura, l’ansia, il senso di colpa oppure intimidire o minacciare il bambino. Il genitore alienante, inoltre, può adottare una posizione estremamente indulgente o permissiva.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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