In molti hanno ceduto alla tentazione di ‘abbellire’ il proprio corpo con scritte e disegni. Solo in Italia le persone che hanno uno o più tatuaggi sono quasi 7 milioni, secondo una prima fotografia scattata dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2015. Circa il 13% della popolazione. E se per tanti la scelta di farsi un tatuaggio appare obbligata, forse in pochi si domandano quali rischi possano esserci per la salute. E’ di qualche giorno fa la notizia della morte, per una grave infezione, di un 31enne texano che, dopo essersi fatto un tatuaggio sulla gamba (una croce e delle mani giunte in preghiera con sotto la scritta ‘Gesù è la mia vita’), si è immerso nelle acque del golfo del Messico. La nuotata in mare , secondo i medici, è stata fatale. I batteri nell’acqua dell’oceano – si legge sul dito della Cnn – avrebbero infettato le micro ferite determinate dal tatuaggio fatto poche ore prima.
La pelle durante l’esecuzione del tatuaggio subisce un forte stress, ogni volta che l’ago entra e esce dall’epidermide crea delle micro ferite, nelle quali i germi possono entrare facilmente. Più grande è il tatuaggio e più alto è il rischio di infezioni. Il periodo di cicatrizzazione è normalmente tra i 7 e i 10 giorni, ma è meglio aspettare un’altra settimana prima di considerarlo guarito completamente.
Ecco tutte le cose che non bisogna fare:
La malattia del 31enne latino americano è durata poco meno di due mesi, fino a quando la grave infezione ha avuto la meglio sul corpo già molto debilitato. A distanza di qualche ora dalla nuotata in mare l’uomo è stato ricoverato al Parkland Memorial Hospital di Dallas perché aveva forti dolori ad entrambe le gambe e ai piedi. Tra i sintomi c’erano anche febbre, brividi e arrossamento sulle gambe, soprattutto nella zona del tatuaggio. “Ha detto di avere molto dolore – racconta il dottor Nicholas Hendren del Texas Southwestern Medical Center che ha seguito il paziente – e subito ci siamo allarmati e abbiamo iniziato a curarlo. Ma in poche ore la situazione è peggiorata. La pelle da rossa è diventata scura, sono comparsi lividi e pus evidente su varie parti delle gambe. Era già nella prima fase di choc settico e i reni non lavoravano più bene. L’infezione si è diffusa molto rapidamente e la situazione si è aggravata anche a causa delle pregresse malattie epatiche croniche del paziente, dovute probabilmente all’assunzione eccessiva di alcool”. “Abbiamo subito iniziato – continua il medico – una cura con potenti antibiotici, ma non c’è stato niente da fare. Dopo la morte l’uomo è risultato positivo al vibrio vulnificus, un comune batterio che si trova nelle acque costiere dell’oceano”. Tutta questa storia “non deve essere un deterrente per i tatuaggi, conclude Hendren, ma quando si sceglie di farne uno, bisogna prendere tutte le precauzioni del caso. Intanto accertarsi del luogo dove viene eseguito e subito dopo prendersi cura della ferita e trattarla come tale”.
Source: www.agi.it
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