Chi ci guadagnerà di più dal condono che il governo ha inserito nel decreto legge collegato manovra finanziaria per il 2019? A chi conviene? La risposta sembra piuttosto semplice. Ad essere favoriti dalla pace fiscale voluta da Lega e Movimento 5 Stelle saranno soprattutto i ricchi: i contribuenti con redditi più alti. A spiegarlo oggi, a due giorni dal via libera in Consiglio dei ministri del decreto fiscale, a ribadirlo, è il Consiglio nazionale dei commercialisti. I professionisti affermano che «il condono mediante dichiarazione integrativa e flat tax del 20% sostitutiva della ordinaria tassazione Irpef e relative addizionali regionali e comunali, con limite massimo di emersione pari a un terzo dell’imponibile già dichiarato e tetto massimo a 100mila euro, consente il massimo vantaggio ai contribuenti che fanno emergere redditi non dichiarati che si aggiungono a redditi già dichiarati per almeno 75mila euro».
Sull’intero ammontare di reddito non dichiarato fatto emergere – sostengono i commercialisti – «si ottiene uno sconto del 56% rispetto alla tassazione ordinaria», mentre con «22mila euro di ‘reddito di partenza’ il vantaggio cala da oltre il 50% a meno del 25%, per arrivare sostanzialmente ad azzerarsi dai 12mila euro di ‘reddito di partenza’ in giù». In base ai calcoli effettuati dai commercialisti – si legge – ad esempio che «un contribuente che ha dichiarato 200mila euro e approfitta del condono per farne emergere ulteriori 60mila, se avesse dichiarato sin dal principio 260mila euro di reddito avrebbe pagato 27.600 euro di maggiori imposte, mentre approfittando del condono ne pagherà 12mila, con un risparmio di 15.600 euro rispetto a chi ha dichiarato subito tutto il proprio reddito di 260mila».
Massimo Miani, presidente dell’Ordine nazionale dei professionisti, ha premesso che «non compete a noi commentare l’opportunità politica di fare o non fare un condono, non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo», pertanto, «sul piano tecnico, ci limitiamo a osservare la peculiarità della scelta di introdurne uno e, al tempo stesso, di accompagnarlo a paletti che ne disincentivano l’utilizzo». L’iter parlamentare del decreto collegato alla manovra, ha concluso Miani, «potrebbe essere l’occasione giusta per qualche correttivo».
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