LA TENEREZZA DEL PADRE DISSOLVE OGNI PAURA
Il racconto di Luca del Battesimo di Gesù parte da un pensiero del cuore del popolo in attesa: «Forse Giovanni Battista è il Messia?». Uno come il Battista quadra con gli schemi umani: una persona seria, esigente, che sa richiamare le coscienze distratte, uno che sa rimproverare. Ma lui risponde: «Io sono solo acqua, deve arrivare lo Spirito di Dio, il suo fuoco». Un altro paio di maniche. Cosa sarà mai? Sarà un dono più grande delle attese: il cuore degli uomini non arriva a pensare che Dio regali la cosa a cui tiene di più. Come scoprire che qualcuno ci ha donato quello che gli sta a cuore più di qualsiasi cosa. Capiamo chi siamo agli occhi di quella persona, scopriamo di contare tanto per costui – se mai una cosa simile ci è successa.
Dio non sta dicendo o chiedendo qualcosa, ma ha aperto lo scrigno e ha regalato la cosa più bella per Lui, il motivo della sua gioia. «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». E così scopriamo anche che esiste un “compiacimento” di Dio, e questo è uno sguardo oltre il velo dei segreti divini, dritti dritti nella vita intima di Dio: ha un figlio che lo riempie di gioia.
È Padre – cosa tutt’altro che immediata per la mente umana – e soprattutto è tanto felice di esserlo. Si potrebbe dire che questa è la festa della paternità di Dio.
In una intervista recente mi è stato chiesto cosa vorrei che fosse inciso nella scatola nera dell’umanità, se tutti gli altri messaggi andassero persi, in una frase che esprimesse quel che veramente conta; ho risposto: «Dio è nostro Padre». Dubitare della sua paternità è la tragedia dell’umanità, ritrovarlo in Cristo è la nostra via d’uscita dall’autodistruzione e il fondamento dell’amore.
LA PREGHIERA DI GESÙ.
Questa rivelazione, Luca precisa, accade mentre Gesù è in preghiera.
Eravamo partiti dai pensieri del cuore del popolo per poi avere uno squarcio di luce sul cuore di Dio Padre, e arriviamo al cuore della preghiera di Gesù, ascoltando quel che gli è detto in questa preghiera: il Padre parla direttamente a Lui dicendogli che è Figlio amato e fonte di gioia.
Ma lo sente pure il popolo, perché questo è destinato anche a noi, perché lo Spirito Santo che ora aleggia su di Lui, a noi sarà donato dopo la sua risurrezione.
Il nostro stesso Battesimo è illuminato da questa festa ed è il sigillo sacramentale che ci offre un’identità intessuta dei pensieri e dei sentimenti di Cristo.
Sapere di essere figli per il Padre celeste, e percepire la Sua tenerezza è il contenuto esistenziale del Battesimo e il dono della preghiera. Questo è quel che c’è veramente da sapere di noi stessi e del prossimo, e da questo sentimento ogni solitudine può terminare e ogni paura può essere dissolta.
Abbiamo tutti bisogno che il Padre celeste ci invii il suo Spirito, che aleggi anche su di noi come nelle acque della creazione, per farci ricominciare mille volte dal Suo affetto e avere il senso della preziosità della nostra vita, e l’importanza dell’esistenza di chi ci circonda.
Fonte: cercoiltuovolto.it