Cominciate a prepararvi, dall’Europa usciamo la prossima volta – di Francesco Storace – E crepi l’avarizia!
Questo reddito di cittadinanza, in una maniera o nell’altra dovrà uscire pur fuori, sennò Giggino che figura ci fa?
Già ha i problemi che ogni giorno gli provoca papà, ci mancavano l’Europa e i tecnici del ministero dell’economia a togliergli il sonno.
Ora, a meno che si voglia emendare la misura prevedendo che il sussidio sarà erogato ogni anno, ma bisestile, è evidente che stanno nel pallone.
È una promessa irrealizzabile. Il bello è che se ne sono resi conto e non sanno come dirlo agli italiani. Sono le carte a parlare.
Anzi a tacere, perché ancora nessuno ha capito come funzionerà lo strumento escogitato dai Cinque stelle per quelli che non lavorano e che, a 780 euro al mese, avranno ancora meno voglia di mettersi a cercare un’occupazione.
Non c’è traccia di emendamenti nella manovra economica tesi a spiegare come sarà erogato il reddito di cittadinanza, in quali tasche finirà, quali saranno i criteri per accedere.
Tutti in attesa messianica, senza nemmeno conoscere a quanto ammonterà la cifra che i fortunati vincitori della lotteria Di Maio porteranno a casa.
Da 780 a 500 euro mensili
A quanto pare, con i pochi spiccioli che Juncker e soci lasceranno al tiepido Conte, la cifra magica potrebbe ridursi addirittura a cinquecento euro mensili e non più 780.
Già, perché stanno tentando di ridurre al massimo la platea dei beneficiati – che bella espressione per indicare i disoccupati! – proprio per non sforare i conti.
E non lo sapevate prima, benedetti figlioli, che da Bruxelles seguono ogni nostra mossa, manco avessero i droni all’interno di palazzo Chigi?
Diciamocela tutta, è stato assolutamente inutile alzare la voce contro l’Unione europea, dare dell’avvinazzato a Juncker, del terrorista a Moscovici, tutto questo solo per tornare a Roma con le pive nel sacco.
Lo scontro frontale per un reddito di cittadinanza che nella forma originale costa più di una decina e passa di miliardi di euro, ululare sui decimali che non si toccano, strillare ad ogni piè sospinto che a casa nostra famo come ce pare e poi accovacciarsi e ubbidire, non è stato un bello spettacolo.
Fuori da questa Europa? La prossima volta…
In buona sostanza, dall’Europa usciremo la prossima volta, minacciamo col dito ammonitore e con l’occhietto imbarazzato.
Del resto, non si sa neppure come quando e se andremo mai in pensione, con la mitica quota 100 che sembra realizzabile solo con un po’ di calci di rigore in più assegnati alla Juventus.
Perché se dipende dal governo la strada per tornarsene in famiglia dopo una vita di lavoro è ancora tortuosa e soprattutto senza luce. Chiedi notizie e rispondono “stiamo lavorando”. È già qualcosa…
Abbiamo sperato di risparmiare qualche centesimo d’euro almeno alla pompa di benzina, perché tra i primi solenni impegni dei comizi – ricordi Matteo? – c’era quello di cancellare vecchie accise che fanno solo arrabbiare: guerra d’Etiopia, anno di grazia 1935 e finita da un bel pezzo; crisi di Suez (1956), entrambe puntigliosamente ricordate ieri da Giorgia Meloni e rigorosamente ignorate dal governo Conte.