È una pianta molto scenografica, che si presta ad essere utilizzata per decorare pergolati, balconi, terrazze, colonne, muri, archi, ma anche altri alberi.
Il glicine è un rampicante deciduo che produce fiori incantevoli, raccolti a grappoli, molto profumati e colorati nelle tonalità del viola, lilla, rosa e bianco. Originaria della Cina, del Giappone e del nord America, questa pianta è una leguminosa estremamente rustica e vigorosa appartenente al genere Wisteria, della grande famiglia delle Fabacee.
Ha foglie imparipennate, composte da foglioline ovali o lanceolate, coperte di una leggera peluria che svanisce nel corso del tempo. I frutti, lunghi circa 15 centimetri, sono molto simili ai fagioli.
Come la vite, il glicine ha un fusto flessibile che necessita di un sostegno per poter proliferare.
Tra le specie più comuni di glicine, vanno annoverate la Wisteria sinensis, originaria della Cina, denominata anche glicine comune, e la Wiseria floribunda, proveniente dal Giappone.
La prima raggiunge dimensioni ragguardevoli, che possono anche superare i 30 metri, è molto vigorosa e fiorisce in aprile-maggio. La seconda invece può arrivare al massimo ad un’altezza di 10 metri e ha una fioritura più tardiva, generalmente nel bimestre maggio-giugno.
Il glicine è una pianta relativamente facile da coltivare, ma richiede alcune accortezze, soprattutto nella fase immediatamente successiva all’impianto. Questo arbusto può essere coltivato in vaso o in piena terra, ma bisogna tener presente che siamo di fronte a una pianta estremamente vigorosa, che tende a espandersi moltissimo.
Dopo pochi anni, il glicine può raggiungere facilmente uno sviluppo di 30 metri sia in altezza che in larghezza, mentre le sue radici sono talmente robuste da riuscire a danneggiare muri o sollevare marciapiedi.
Pertanto, prima di piantare un glicine in piena terra , è opportuno considerare il suo rigoglioso sviluppo vegetativo, assicurandosi di avere uno spazio adeguato.
Per evitare i danni prodotti dalle radici, si può interrare un foglio di plastica della lunghezza di circa due metri per 1 metro di profondità nella direzione in cui non vogliamo che attecchiscano, costringendole a prendere altre direzioni.
Il glicine che troviamo nei vivai può essere ottenuto per talea, per innesto oppure può essere germogliato da seme. In quest’ultimo caso, la pianta impiegherà dai 10 a i 15 anni per entrare in fioritura. A volte viene usato questo metodo perché è il più semplice ed economico, mentre la riproduzione per talea richiede un lavoro maggiore.
L’innesto è ancora più difficile e proprio per questo motivo viene praticato solo in vivai specializzati. Prima dell’acquisto, quindi, conviene rivolgersi a un professionista di fiducia o informarsi bene riguardo al modo in cui è stato riprodotto il nostro glicine.
Per quanto riguarda l’impianto, il glicine può essere messo a dimora durante tutto l’anno, ma il periodo migliore per farlo è l’autunno o l’inverno, entro il mese di marzo.
Si scava una buca del diametro di almeno 50-60 centimetri, con un fondo di ciottoli e argilla espansa, unendo al terreno del letame e 200-300 grammi di concime a lenta cessione. Una volta piantato occorre irrigare abbondantemente, accertandosi che la zolla che abbiamo trapiantato dal vaso sia effettivamente bagnata.
Se invece decidiamo di coltivare il glicine in vaso, dobbiamo procurarcene uno che abbia una larghezza di almeno 60 cm e un’adeguata profondità. Dopo qualche tempo la pianta divorerà letteralmente tutta la terra a sua disposizione. A questo punto bisogna intervenire, perché il glicine non potrà più trarre né acqua né sostanze organiche per il suo sviluppo.
Si asportano circa 1/3 delle radici e, conseguentemente, si pota la pianta in maniera tale che l’apparato radicale sia sufficiente a nutrirla. Si versa nuovo terriccio universale e si rinvasa, legando il glicine ad un sostegno. Dopo qualche anno, comunque, il glicine andrebbe messo a dimora in piena terra.
Il glicine predilige un’esposizione in pieno sole, ma tollera anche le posizioni a mezz’ombra o completamente ombreggiate. In questi casi, però, la fioritura sarà rallentata e avverrà in modo meno generoso rispetto allo sviluppo di una pianta sottoposta all’azione diretta dei raggi solari.
Il terreno ideale per il glicine è morbido, fresco e ricco di materiale organico. Questa pianta non tollera invece i terreni calcarei, poiché le sue radici faticano ad assorbire il ferro che vi è contenuto.
In questo caso il glicine può contrarre la clorosi fogliare, non una vera e propria malattia ma una fitopatia che si manifesta attraverso un ingiallimento delle foglie. Per debellarla completamente, è necessario distribuire nel terreno solfato di ferro e zolfo, rispettivamente in quantità di 50 e 100 grammi per metro quadrato.
Nel periodo successivo alla messa a dimora, il glicine va innaffiato abbondantemente. In seguito, si può innaffiare meno. Se la pianta si trova in piena terra e la stagione è fresca , sarà sufficiente l’acqua piovana. Se invece il glicine è stato piantato in vaso, andrà innaffiato ogni 2-3 settimane.
La quantità d’acqua necessaria varia anche in funzione della stagione e dell’età della pianta. In estate, occorreranno irrigazioni più frequenti, così come sarà necessario annaffiare più abbondantemente gli esemplari giovani.
Nei primi due o tre anni di vita, il glicine andrà concimato abbondantemente con fertilizzanti polivalenti ricchi di azoto, fosforo e potassio.
Successivamente, invece, è molto importante eliminare l’integrazione di azoto, giacché questa pianta, come tutte le leguminose, è in grado di autoprodurre questo elemento grazie ad un rapporto simbiotico con alcuni batteri azoto fissanti presenti nell’apparato radicale.
Un apporto ulteriore favorirebbe una crescita eccessiva della pianta e del fogliame a discapito della fioritura.
Per ottenere un risultato più gradevole e armonico, il glicine va potato due volte l’anno: alla fine dell’inverno, entro febbraio, e successivamente va eseguita una potatura verde durante il periodo estivo.
La potatura invernale va effettuata una volta che il glicine abbia perso tutte le foglie: bisogna accorciare i rami che abbiano un anno di età, lasciando solo 4-5 gemme. Inoltre vanno eliminati i rami secchi, malati o danneggiati e gli eventuali polloni.
In estate si procede a una potatura leggera, a scopo contenitivo, in modo da rendere lo sviluppo vegetativo più ordinato e armonico.
Come detto, il nemico più comune per il glicine è rappresentato dalla clorosi, che provoca l’ingiallimento delle foglie a causa all’assenza di clorofilla. Oltre ai danni estetici, questa fitopatia provoca problemi di carattere strutturale, in termini di minore crescita e ridotta fioritura.
Oltre che da terreni troppo calcarei, la clorosi fogliare può essere provocata dalla presenza di vecchi calcinacci interrati in profondità nel suolo. In questo caso, occorrerà procedere a una bonifica del terreno.
Il glicine può essere attaccato dal ragno rosso, dall’ afide nero, dallo oidio e dalla carie del legno.
Quando è colpita dal ragno rosso, la pianta assume un caratteristico aspetto bruciacchiato. Generalmente l’arrivo della stagione fresca risolve il problema. Solo in caso di attacchi particolarmente virulenti occorre somministrare un prodotto acaricida.
L’afide nero può essere dannoso soltanto se attacca piante giovani. Se necessario occorre trattare con un prodotto aficida.
In caso di malattie crittogamiche, la situazione differisce a seconda del tipo di fungo o batterio che aggredisce la pianta.
L’oidio o mal bianco, ad esempio, si manifesta attraverso la comparsa di macchie bianche sul fogliame. Ma normalmente questa malattia fungina non provoca danni e non è necessario intervenire.
Invece, nel caso della cosiddetta carie del legno, i relativi funghi si installano nel tronco di piante vecchie, fino a provocarne la morte. In presenza di questi microrganismi, è necessario asportare il legno morto con degli arnesi taglienti. Dopodiché la parte sana andrà spennellata con una pasta fungicida.
Come detto, il glicine si può moltiplicare in diversi modi, ma sicuramente il più semplice è la riproduzione per talea. La talea deve essere di almeno 10 centimetri e deve essere prelevata da luglio a settembre.
Va posta in un terriccio ricco di sabbia e torba, per consentire la formazione di un buon apparato radicale. Quando le radici saranno sufficientemente grandi, potrà essere messa a dimora nel terreno.
Nelle filosofie orientali il glicine rappresenta la coscienza dell’uomo. Questo rampicante, infatti, cresce compiendo costanti torsioni in senso orario o antiorario. Questo suo tipico movimento è associato alla coscienza umana che, sviluppandosi, si irradia dal suo centro vitale e permea di se anche il mondo esterno.
Nel linguaggio dei fiori, invece, regalare un glicine simboleggia amicizia sincera e riconoscenza.
Source: greenme.it
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