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Cloudera, essere data driven per vincere

Archiviata con successo la quotazione alla Borsa di New York, la società californiana conferma la sua spinta innovativa nelle piattaforme open source per l’analisi dei dati, con un occhio di riguardo anche verso il machine learning e l’intelligenza artificiale

Avevamo incontrato l’ultima volta Romain Picard, Regional Director per il Sud Europa di Cloudera, un paio di mesi fa, alla vigilia del debutto della società alla Borsa di New York. Che, come ampiamente previsto, è andata in porto poco più di un mese fa con ottimi riscontri. Non che ci fossero dubbi, visto che il business di Cloudera, quello dell’analisi dei big data, è più che mai sulla cresta dell’onda. Ma, in un incontro con la stampa italiana a metà giugno a Milano, sia Romain Picard sia Michele Guglielmo, Regional Sales Director per l’area mediterranea, cioè una sotto-regione dell’area Sud Europa che va dal Portogallo alla Turchia, hanno tenuto a sottolineare che la quotazione al NYSE non cambia il focus dell’azienda. Che rimane quello di proporre una piattaforma open source basata su Apache Hadoop, di livello enterprise e fruibile sia on premise sia in cloud, nella quale si combinano analytics sui big data, anche di tipo predittivo, sicurezza e affidabilità. Scopo principale della proposta della società, denominata Cloudera Enterprise, e che permette di analizzare tutti i tipi di dati, anche quelli non strutturati, e sta evolvendo verso le nuove applicazioni del machine learning e dell’intelligenza artificiale, è quello di rendere le aziende sempre più “data-driven”, cioè in grado di trarre il massimo valore dal proprio capitale di dati, sia per ottimizzare i costi sia soprattutto per esplorare nuove opportunità di business.

Prospettive di rilievo

Del resto si tratta di un ambito di business che non conosce soste: come ha ricordato Romain Picard, nel 2020, cioè nell’arco di tre anni da oggi, “si avranno 30 miliardi di dispositivi interconnessi, che determineranno una quantità di dati superiore di 440 volte a quella attuale, e un’azienda in grado di capitalizzare appieno sul valore di questi dati potrebbe arrivare a fatturare anche il 40 per cento in più”. La chiave è trasformare il proprio business prestando ancora maggiore attenzione ai dati con analisi non solo sul passato o sul presente, ma anche in ottica predittiva, per essere sempre più “data driven”. Picard non ha mancato di indicare alcuni esempi concreti, come quello di Navistar, colosso nell’ambito di autocarri e altri veicoli pesanti, che utilizza la piattaforma Cloudera in chiave predittiva monitorando più di 300.000 veicoli e ottenendo una significativa riduzione dei costi di manutenzione, che sono passati a 3 centesimi di dollaro per miglio dai precedenti 12-15 cent.

Il business in Italia

Sul business in Italia ha invece dettagliato Michele Guglielmo, che è in Cloudera dall’inizio del 2016: in poco più di un anno, “siamo passati da essere tre persone, me compreso, a 12, con un investimento impegnativo in tutti i sensi perché non è proprio scontato trovare i profili adeguati, soprattutto per un’azienda demanding come Cloudera”, spiega. L’investimento ha riguardato anche il canale, che vede al momento la presenza in Italia di una decina di partner selezionati, senza contare le alleanze internazionali con i grandi system integrator, attraverso la designazione di due figure apposite, con un channel manager che si occuperà in prima persona della declinazione del nuovo Partner Program lanciato lo scorso 23 maggio a Londra. Per quanto riguarda l’andamento sul mercato, Guglielmo ha sottolineato che “a livello europeo siamo una delle Region che performa meglio, con Italia e Spagna in primo piano: abbiamo appena concluso un ottimo primo trimestre dell’anno fiscale, che per noi va da febbraio a gennaio, e ci aspettiamo di crescere ulteriormente”. Anche perché “siamo stati abbastanza fortunati nel cogliere tutte le opportunità del mercato: per esempio, tutte le prime tre Telco italiane sono nostre clienti, e lo sono anche quattro delle prime cinque banche italiane, mentre a livello di assicurazioni e di industria in generale, molti di quelli che stanno valutando le nuove applicazioni basate sull’Internet of Things stanno dialogando con noi”, conclude Michele Guglielmo.

 

Source: www.datamanager.it

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