Secondo uno studio statunitense il digiuno programmato aiuta a stimolare il cervello
Mangiare poco fa bene anche al cervello, oltre che alla linea. E’ quanto emerso da una ricerca condotta dagli studiosi del National Institute on Ageing di Baltimora, che ha evidenziato come questa abitudine possa proteggere il cervello dalle malattie neurodegenerative quali Alzheimer e Parkinson.
Digiunare in modo programmato infatti stimolerebbe il cervello favorendo il rallentamento del declino cognitivo. Inoltre la dieta del digiuno parziale aumenterebbe la longevità e si ritiene possa avere effetti benefici anche nella cura del cancro.
Ma di quanto bisognerebbe ridurre l’alimentazione?
Secondo gli esperti basterebbe diminuire due giorni su sette l’apporto calorico quotidiano per avere dei benefici, alternando con regolarità giornate di semi digiuno a giornate in cui si mangia normalmente. Il Professor Luigi Fontana, che alla Washington University co-dirige il “Programma di Longevità e Salute”, aveva già promosso una dieta basata sulla formula 5 + 2.
Questo meccanismo fa sì che durante il periodo di riduzione calorica le cellule cerebrali vengano messe sotto stress e quindi stimolate a restare più efficienti. Il digiuno rafforza i neuroni e li sollecita come accade ai muscoli attraverso l’attività fisica; la crescita neuronale è proprio la maggiore capacità di sfruttare le risorse cognitive come reazione a una situazione di stress.
Da alcuni dati clinici è emerso che negli anziani il deterioramento cognitivo lieve risulterebbe doppio tra quelli che mangiano di più. Inoltre la ricerca condotta nella Rush University Medical Center di Chicago ha dimostrato come mangiare troppo interferisca sull’elasticità mentale, soprattutto nei bambini. Un’eccessiva alimentazione fin dall’infanzia porterebbe ad un invecchiamento precoce del cervello, mentre mangiare la corretta quantità di cibo fin da piccoli aumenterebbe le probabilità di scongiurare Alzheimer e demenza senile da anziani. Infine, un gruppo di studiosi dell’Università Cattolica di Roma ha identificato una proteina ‘salva-cervello’, attiva nei soggetti che mangiano poco, che avrebbe il potere di aiutare il corpo umano a restare in forma.
Source: www.datamanager.it
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