L’Aula ha approvato un ordine del giorno presentato da Forza Italia per respingere il parere favorevole della giunta delle Elezioni e delle immunità del Senato alla decadenza del senatore azzurro Augusto Minzolini per “incandidabilità sopraggiunta”.
Si sarebbe dovuta applicare la legge Severino in seguito alla sentenza di condanna a due anni e sei mesi di reclusione per peculato, per l’uso indebito della carta di credito aziendale di cui il parlamentare azzurro aveva disponibilità come direttore del Tg1. I sì al Senato sono stati 137, 94 i no e 20 gli astenuti.
Il Senato ha così salvato Minzolini condannato con sentenza passata in giudicato. Tra i voti favorevoli anche quelli di 19 senatori Pd. Mentre non hanno partecipato al voto in 24 Dem (di cui 3 assenti). Si sono espressi contro l’ordine del giorno in 41 e in 14 Pd si sono astenuti. Il voto di astensione in Senato vale come voto contrario.
Era il 27 novembre del 2013: 192 parlamentari votarono contro i nove ordini del giorno che proponevano di respingere la decadenza del Cavaliere. “Letta – ricorda uno dei ‘big’ azzurri – avrebbe pure potuto frenare. In realtà quella decisione fu presa anche perché c’era chi nel nostro partito voleva far fuori Berlusconi. Fu una manovra interna”. E’ passato tanto tempo da allora.
L’ex presidente del Consiglio ha portato avanti una battaglia con i suoi legali alla Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo. Il precedente di oggi – e lo sottolineano con forza anche i pentastellati Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio – in qualche modo, questo l’auspicio dei forzisti, può riaprire quella partita.
La sentenza è prevista per l’estate, ma in molti ritengono che sia una previsione troppo ottimistica. “In ogni caso – rileva un fedelissimo del Cavaliere – Berlusconi può avere peso in campagna elettorale anche se non sarà candidabile”.
Quella legge alla fine vale solo per me, quella di oggi è la prova che era un disegno orchestrato per farmi fuori, ha spiegato ai suoi l’ex premier. FI si agiterà per smuovere le acque ma dal Pd non dovrebbe arrivare alcuna sponda.
Sono in molti tra i Dem che ritengono necessario correggere la legge Severino, ma il gesto dei 19 del Pd che hanno votato contro la delibera della Giunta per l’Immunità per la decadenza di Minzolini ha creato molti malumori nel partito. Soprattutto alla Camera. C’è chi riferisce come lo stesso Renzi non abbia gradito. Nessuno è disponibile a fare commenti ma il dialogo in corso tra il Pd e FI sulla legge elettorale e la prospettiva di una futura alleanza anti-M5s dà la possibilità ai Cinque stelle di evocare il patto del Nazareno “in salsa gentiloniana”.
“Non c’è stato alcuno scambio tra Lotti e Minzolini”, assicura il renziano Marcucci che fa notare come anche alcuni del Movimento dei democratici e progressisti abbiano deciso di non partecipare al voto. “E’ chiaro che ora siamo in difficoltaà rispetto a quella decisione su Berlusconi”, dice la ‘scissionista’ Doris Lo Moro.
Per un giorno il fronte dei berlusconiani e degli ex berlusconiani si è ricomposto. A dargli voce il capogruppo di Ala, Lucio Barani, secondo il quale “oggi è morta la legge Severino”. Nei fatti non è così, ma gli azzurri trarranno nuova linfa per far sì che il presidente azzurro possa riavere l’agibilità politica. Ghedini è già all’opera, è stato lui a comunicare per primo la notizia al Cavaliere della vittoria a palazzo Madama. “E’ un giorno nuovo, ora vediamo se cambieranno le cose”, il commento arrivato da Arcore.
La battaglia del Cavaliere è quella di ottenere soprattutto “la riabilitazione” da parte di quell’opinione pubblica che lo ha abbandonato. “Una riabilitazione che è in corso da tempo”, osservano i dirigenti azzurri. “Il tempo è galantuomo, il garantismo prima o poi prevarrà anche per me”, ripete l’ex presidente del Consiglio ai suoi interlocutori. Berlusconi si è un po’ defilato dalla lotta politica, preferisce restare ai margini delle partite in corso in Parlamento, dedicarsi ad incontrare giovani e seniores per mettere nero su bianco il programma del centrodestra.
Quale centrodestra sarà non è ancora chiaro: la Lega ha contribuito a ‘salvare’ il soldato Minzolini (“Quelli del Movimento 5 stelle erano contenti perché dicono che gli abbiamo regalato un altro punto ma non è vero”, confidava questa mattina un senatore del Carroccio), ma le distanze tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sono destinate ad aumentare.
Ad acuire le differenze non è solo il voto in Olanda o quando ci sarà in Francia. Lo scontro è tra i ‘populisti’ e i moderati. A fine mese è previsto il congresso del Ppe a Malta. Chi da tempo ha sposato il ‘modello Tajani’ sta lavorando per spostare ulteriormente l’asse azzurro su posizioni ancora più lontane da quelle salviniane.
E la decisione del Pd di lasciare libertà di coscienza e di permettere a Minzolini di salvarsi è un ulteriore step del percorso che ha portato Forza Italia a non salire sulle barricate contro Gentiloni e a prefigurare scenari di grande coalizione per il post voto. Chiaro che Berlusconi spera di arrivare alle elezioni mirando almeno al 21% con lui in campo.
Source: agi.it/politica
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