Orrore a Napoli, sdegno in Nuova Zelanda. Il primo ministro di Wellington fa mangiare ai suoi sei figli una pizza orripilante: la pizza agli spaghetti. Nessuno era mai giunto a tanto. Solo i francesi, che giusto un anno fa avevano fatto strame della ricetta della pasta alla carbonara, riescono ad apprezzare l’iniziativa. Il Guardian, nel dare la notizia, osserva tra un boccone e l’altro: “per mangiarla ci vorrebbe il cucchiaio“. Un cucchiaio per mangiare gli spaghetti. No comment.
Il crimine però non resta impunito. Martedì scorso Bill English compie un nuovo passo nella sua campagna per promuovere di sé l’immagine di un politico dedito alla famiglia (le elezioni incombono, e lui è un robusto conservatore di fede cattolica). Ecco che posta su Facebook un video edificante, in cui è intento a preparare la cena. Che poi sarebbero spaghetti in scatola e pizza all’ananas. I primi purtroppo molto diffusi in tutto il mondo anglosassone; la seconda altrettanto diffusa, ma recentemente al centro di una polemica sollevata dal premier islandese. Il quale – da vero intenditore – aveva detto pubblicamente di preferirle di gran lunga la pizza margherita, per essere però costretto a scusarsi di fronte alla reazione dei suoi elettori affezionati ad una visione vichinga della dieta mediterranea.
Ora English va contro l’immaginabile: prende gli spaghetti inscatolati e li piazza sull’ananas che nuota nel sugo di pomodoro che è sulla pizza. E infila tutto nel forno. “Senti, io non sono uno che ha il palato fine, ma mi chiedo: l’hai mai mangiata una pizza vera?” gli scrive subito un follower. Un altro gliela mette giù ancora più dura: “Ma perché mai ti metti a fare pubblicità a questa schifezza? La serviresti mai ai tuoi ospiti stranieri, o è solo qualcosa riservato alle masse?”. Siamo ad un passo dalle tesi gramsciane.
Forse non è così, perché qualcuno rivela che si tratta proprio della ricetta della nonna conservata con cura nelle famiglie contadine dell’Isola del Sud, il che pare confermare che è vero che la Nuova Zelanda è l’Italia all’incontrario. Il corrispondente del Guardian, da vero giornalista britannico, decide di compiere una ricerca di campo: prende una confezione di spaghetti in scatola e li porta diligente da Domino’s Pizza, e si fa fare una pizza agli spaghetti on demand.
E alla fine commenta: “Veramente buona. Davvero, con un sorprendente fattore Yum”. Poi aggiunge: “Ho passato due settimane in una remota fattoria dell’Australia settentrionale, e per due settimane ho mangiato tre volte al giorno sandwich agli spaghetti”. Ecco spiegato il mistero del Fattore Yum.
Source: www.agi.it
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