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Cannabis: la roulette russa dei disturbi mentali

La cannabis non è solo è la sostanza illecita più consumata, è anche una delle sostanze terapeutiche con la maggior quantità di miti circa i suoi effetti sulla mente e sul corpo.

Le ultima ricerche scientifiche hanno evidenziato che il consumo abituale di cannabis provoca cambiamenti strutturali nel tessuto cerebrale. Produce, tra le altre cose, cambiamenti importanti che conducono al deterioramento della memoria, dell’attenzione, della percezione, della coordinazione e della concentrazione.

Questi cambiamenti cerebrali si traducono in un peggioramento delle prestazioni personali, sociali e lavorative, con effetti emotivi e fisici. Molte persone consumano questa sostanza perché le aiuta a rilassarsi, evadere, socializzare, sperimentare o divertirsi. L’altra faccia della medaglia è che questa sostanza può rappresentare la porta d’ingresso verso gravi alterazioni mentali come la psicosi o l’ansia.

“La marijuana provoca amnesia… e altre cose che non ricordo”.

-Woody Allen-

Cannabis: medicina o droga?

La cannabis sativa è una pianta che contiene più di 400 componenti chimici, di cui sono noti almeno 60 cannabinoidi. I tre più importanti sono THC, CBD e CBN. Il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è lo psicoattivo principale della cannabis, presente nei germogli fioriti e, in quantità inferiori, nelle foglie.

Attualmente, con le tecniche di coltivazione e la selezione genetica, sono state ottenute piante con una concentrazione di THC più elevata, passando dal 2-5% al ​​20%.

 

Gli effetti psicoattivi iniziano pochi minuti dopo aver fumato e durano 1-2 ore, anche se il THC rimane nel corpo per molto tempo (può essere rilevato anche un mese dopo nei consumatori cronici).

Tra gli effetti collaterali troviamo diminuzione della memoria a breve termine, bocca secca, percezione e capacità motoria alterate o aumento dell’appetito. Una persona che fa uso di cannabis può sviluppare dipendenza e, di conseguenza, sperimentare diversi stati mentali e fisici.

Intossicazione

Gli effetti acuti della cannabis sono altamente variabili e dipendono dal dosaggio, dal contenuto di THC, dal rapporto THC/CBD, dalla forma di somministrazione, nonché dalla personalità, dalle aspettative del soggetto e dal contesto viene consuma la sostanza.

Il consumo di cannabis di solito si divide in due momenti. Può esservi una fase iniziale di stimolazione (euforia o benessere) seguita da una fase dominata dalla sedazione (rilassamento e sonnolenza). In alcuni soggetti, soprattutto consumatori sporadici, o in caso di dosi elevate possono presentarsi ansia, disforia, sintomi paranoidi e/o panico.

Dipendenza

È caratterizzata da un intenso desiderio di consumare cannabis, perdita di controllo riguardo al consumo (ad esempio, cercare di consumarne meno e non essere in grado di faro), bisogno della sostanza per qualsiasi attività (ad esempio per dormire) o di effettuare una serie di condotte finalizzati a ottenere la sostanza e consumarla.

La persona inizia a sentirsi ansiosa se non fuma, con cambi dello stato d’animo e del sonno. Se uno qualsiasi di questi elementi è presente, allora ci troviamo in presenza di un caso di dipendenza.

Astinenza

Quando il consumo è stato intenso o prolungato, soprattutto nei consumatori regolari, la sintomatologia che compare in seguito alla cessazione del consumo comporta: irritabilità, rabbia o aggressività; nervosismo o ansia; difficoltà a dormire; perdita di appetito o di peso; irrequietezza; umore depresso; dolore addominale, spasmi, tremori, sudorazione, febbre, brividi o mal di testa.

Questa sintomatologia è descritta in oltre il 50% dei consumatori frequenti e nel 15% dei consumatori regolari.

La lotteria della vulnerabilità genetica

È comune pensare che le conseguenze di cui sopra siano casi isolati, che “questo a me non succederà, io mi sento bene”, ma nel consumo di stupefacenti la vulnerabilità genetica gioca un ruolo molto importante. Alcune persone corrono un rischio maggiore di sviluppare dipendenze e malattie mentali a causa del loro carico genetico.

Hanno più probabilità di soffrire di alcuni disturbi mentali a causa del loro sistema nervoso, delle loro componenti genetiche, delle loro esperienze di vita e della loro personalità. Inoltre, alcuni disturbi psicotici possono restare “latenti” ed esplodere con il consumo di droghe.

Nessuno ci può garantire quale sarà la nostra reazione alla prossima assunzione di marijuana. Consumare droghe è una decisione personale, così come accettarne le conseguenze. Possiamo metterci una benda sugli occhi, ma la realtà che si manifesta ogni giorno è che con il consumo di droghe si alterano gli stati mentali, emotivi e fisici.

“Semplicemente mi convinsi che per qualche misterioso motivo io ero invulnerabile e non mi sarei mai fatto prendere. Ma la dipendenza non avvisa e lentamente si diffuse dentro di me come una nebbia”.

-Eric Clapton-

Bad trip

È comune trovare pagine internet, articoli e associazioni che difendono l’uso della cannabis per le sue “funzioni terapeutiche” o i suoi “effetti benefici per la salute”. Tra questi effetti, allevia il dolore e rilassa.

Sono molti i movimenti sociali a favore della standardizzazione e legalizzazione della cannabis. Ma tenete a mente che il consumo della stessa, in una qualsiasi delle sue forme, non è auspicabile. I presunti effetti positivi, rispetto alle conseguenze patologiche, non ne giustificano il consumo.

Il fatto che la pianta abbia un principio attivo con possibili risultati benefici e che gli studi clinici e farmacologici li vedano come una opzione terapeutica in alcuni pazienti – una volta isolato tale principio attivo e controllate le dosi e la concentrazione – non vuol dire che il consumo di cannabis sia in sé e per sé benefico.

Gli effetti di un’intossicazione patologica, conosciuti anche come “bad trip”, possono portare a sperimentare sintomi quali ansia, depersonalizzazione o derealizzazione, panico intenso, senso di morte, sintomi paranoidi, alterazioni motorie, alterazioni sensoriali e percettive quali illusioni o allucinazioni visive transitorie.

Alcune delle manifestazioni cliniche connesse con il consumo di cannabis sono:

  • Ansia: è frequente la comparsa di sintomi ansiosi e/o disturbi di panico a seguito del consumo costante di marijuana.
  • Depressione: aumenta il rischio di sviluppare disturbi depressivi e tentativi di suicidio.
  • Disturbo bipolare: si può favorire l’insorgenza di sintomi psicotici, indurre episodi maniacali e aumentare il numero di ricadute.
  • Sindrome amotivazionale: perdita di energia, riluttanza, apatia e deficit cognitivi.
  • Deterioramento cognitivo: rallentamento e perdita di funzionalità di reazione, percezione, memoria, risoluzione dei problemi, concentrazione, attenzione, ecc.
  • Psicosi: diversi studi dimostrano che consumare marijuana raddoppia le possibilità di soffrire di una crisi psicotica. Possono verificarsi disturbi psicotici a breve termine, ma possono anche svilupparsi psicosi prolungate e croniche. Si è notato che l’uso di cannabis è prevalente nei soggetti con gravi disturbi mentali come la schizofrenia.
  • Flashback da cannabis: rivivere esperienze presentate durante l’intossicazione senza aver consumato.
  • Delirio: è una reazione transitoria caratterizzata da tremori, agitazione, allucinazioni, deliri, paura, sonno profondo, ecc. È molto rara, ma è relazionata al consumo di dosi elevate.
  • Effetti sul sonno: il THC induce il sonno e altera il ritmo sonno-veglia.
  • Effetti sulle abitudini alimentari: con un consumo sporadico vi è un aumento dell’appetito, ma con un consumo prolungato nel tempo può verificarsi inappetenza. Il consumo di cannabis, inoltre, favorisce l’accumulo di grassi.

Non possiamo sapere quali effetti ci attendono dopo aver fatto uso di droghe, i disturbi mentali possono presentarsi senza preavviso, e alcuni viaggi non prevedono biglietti di ritorno. Le droghe sono la più grande catena distruttiva. Iniziamo quando non apprezziamo noi stessi, finiamo per trascinare tutti quelli che ci vogliono bene con noi, nell’abisso.

“Ogni dipendenza nasce da un rifiuto inconsapevole di affrontare e superare il proprio dolore.”

-Eckhart Tolle-

 

Source: lamenteemeravigliosa.it

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