Tre studenti, tutti minorenni, di un istituto tecnico di Lucca sono stati iscritti nel registro degli indagati dopo un atto di bullismo nei confronti del loro professore. Nel video, diventato virale prima su WhatsApp e poi su alcuni gruppi Facebook – riporta Repubblica – si vede l’uomo, 64 anni, docente di italiano e storia, ripreso mentre viene minacciato e insultato in classe da uno di loro.
Cosa è successo in quella classe
“Prof, mi metta 6 e non mi faccia incaz…”: è questa la minaccia ripetuta più volte dallo studente all’insegnante. La sua colpa? Avergli assegnato un voto – a giudizio del ragazzo – ingiusto. Lo studente, così come di vede nel video pubblicato dal “Tirreno”, ha minacciato più volte il professore puntandogli il dito contro, urlando e afferrando il registro. “Chi è che comanda, eh?”, gli ha detto tentando di strappargli dalle mani il registro elettronico. Poi l’ordine: “Si inginocchi”. Ma il professore, in silenzio, ha evitato lo scontro. Nella speranza che la furia del ragazzo si placasse. L’aggressione, come si sente chiaramente dal video, si è consumata tra le risate degli altri studenti.
I tre video
Quel filmato non è l’unico, spiega il Corriere. In circolazione ce ne sono altri tre: in uno si vede un ragazzo indossare un casco da motociclista e avvicinarsi al professore mimando una testata, in un altro un ragazzo sbatte sulla cattedra il contenitore per la raccolta della carta, nell’ultimo si sentono studenti che offendono e bestemmiano.
Tutto questo è accaduto in un istituto commerciale di Lucca, in una classe del biennio — sono quindi tutti minorenni — e scatena un vero e proprio putiferio fra denunce, probabili sospensioni in arrivo e un’indagine della polizia. Tre ragazzi sono stati già iscritti sul registro degli indagati con l’accusa di violenza privata aggravata in concorso ma potrebbe anche configurarsi l’ipotesi di stalking.
Ieri mattina il dirigente scolastico è andato in Questura a denunciare la circolazione del video in rete senza le schermature obbligatorie per legge quando i protagonisti sono minorenni: la polizia postale ha sequestrato i video nell’ambito di un’indagine che vede il coinvolgimento anche della Digos.
La denuncia del preside
Nell’individuare i tre responsabili delle offese al professore e delle riprese video finite su web, la polizia postale e la Digos hanno proceduto d’ufficio. Mentre il preside della scuola ha anche presentato formalmente una denuncia. “Si tratta di un fatto gravissimo, ora servono sanzioni”, aveva detto subito il preside. Il consiglio di classe si riunirà per decidere le sanzioni a carico dello studente. Nel frattempo sono arrivate le scuse del ragazzo, autore dell’aggressione verbale nei confronti dell’insegnante.
“Mancano i modelli educativi”
“Gli episodi di bullismo da parte di giovani studenti a danno degli insegnanti, che in questo periodo sono sempre più frequenti, impongono una seria riflessione collettiva e non soltanto del mondo della scuola”, ha detto Mario Rusconi, presidente dell’Anp Lazio. “Stiamo pagando il troppo tempo perso a giustificare atteggiamenti adolescenziali definiti semplicemente “esuberanti”, e non consideriamo adeguatamente la solitudine in cui spesso vengono lasciati presidi e insegnanti aggrediti anche dagli stessi genitori. La responsabilità non è da attribuire agli strumenti tecnologici, ma ai modelli educativi offerti ai giovani sin dalla più tenera età anche dai mass-media […] È da immaginare che chi deride un insegnante sia pronto a prendersela anche con chiunque incontri per strada”.
I precedenti
Quello di Lucca è solo l’ultima di una serie di aggressioni ai danni degli insegnanti. Lo scorso 20 marzo, in un istituto di Firenze, un ragazzo aveva preso a pugni la professoressa dopo che l’insegnante gli aveva chiesto di consegnare il cellulare. La donna aveva riportato una contusione toracica, mentre lo studente era stato sospeso. A febbraio, in un istituto tecnico commerciale di Santa Maria a Vico, provincia di Caserta, un 17enne aveva sfregiato con un coltello una docente. Il motivo? Le insistenze della prof davanti al rifiuto del ragazzo di sostenere un’interrogazione.
Source: www.agi.it