La carica delle Ginks: «Per salvare il pianeta e il clima non faremo figli» – di Leone Grotti
C’è un movimento di donne che per coscienza ecologica scelgono di non mettere al mondo bambini. L’unico modo per ridurre le emissioni di Co2 è tagliare l’uomo. Per la precisione, 500 milioni di persone
L’Onu è tornato a lanciare l’allarme sul clima attraverso un rapporto speciale dell’Ipcc. Secondo il Gruppo intergovernativo che studia i cambiamenti climatici, lo stesso che prese una topica clamorosa prevedendo lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya (che non si sono sciolti), se non si riducono le emissioni di Co2 del 45 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, la temperatura media terrestre aumenterà di 1,5 gradi entro il 2030 e sarà una «catastrofe».
SERVONO 550 MILIARDI ALL’ANNO. Il rapporto non dice come si potrebbero ridurre così tanto le emissioni, anche se, a spanne, servirebbero investimenti per 550 miliardi di dollari l’anno. I principali paesi occidentali dovrebbero svenarsi per raggiungere l’obiettivo. C’è però un metodo molto più semplice per non mettere mano al portafogli: «Ridurre la popolazione mondiale di 500 milioni di individui entro il 2050».
La proposta non è una novità assoluta ma è stata rilanciata con forza nelle ultime settimane da Lisa Hymas, editorialista dell’Huffington Post, tra le promotrici del movimento Ginks, che tradotto significa: “impegnate per l’ambiente, no figli”. Si tratta di donne che, per convinzione ecologica, scelgono di rinunciare alla maternità per fare il bene del pianeta.
Intervistata da Tv5 Monde, Hymas ha affermato che «bisognerebbe riflettere di più prima di intraprendere una maternità. Si tratta di una scelta che va al di là di un bisogno personale, ed egoista, e che deve tenere conto dell’interesse di tutti».
Chi mette al mondo dei figli, insomma, è un insensibile egoista che non pensa ai prati verdi.
INVESTIRE IN CONTRACCETTIVI. Secondo Hymas, non è poi così difficile risolvere il problema del surriscaldamento del clima. Basterebbe, come suggerito da un rapporto della London School of Economics, tagliare la popolazione mondiale di 500 milioni di persone.
«La contraccezione», sentenzia, «è un mezzo che costa cinque volte meno delle tecnologie convenzionali per combattere il riscaldamento climatico».
IL PROBLEMA SIAMO NOI. Un solo bambino in meno, infatti, permette di risparmiare quasi 60 tonnellate di Co2 all’anno, mentre riciclare la spazzatura appena 0,2, lavare i vestiti solo con acqua fredda 0,3, diventare vegetariani 0,8, usare la bicicletta e non l’auto 2,2, produrre energia rinnovabile 1,3. Insomma, il problema del pianeta siamo noi e i nostri figli.
Questa fantasiosa teoria ha innumerevoli problemi, ma i principali sono due: il primo è che non è dimostrata, il secondo è che è leggermente razzista.
L’inquinamento del pianeta non è direttamente legato alla sovrappopolazione mondiale. I paesi che inquinano di più sono quelli più sviluppati, soprattutto in Occidente, e gli stessi che registrano i tassi di natalità più bassi al mondo.
TEORIA RAZZISTA. Per l’Europa, ad esempio, fare ancora meno figli sarebbe semplicemente un suicidio. Di che nazionalità sono dunque queste 500 milioni di persone che bisognerebbe eliminare o non far nascere?
Principalmente africana o asiatica. È la crescita umana dei paesi in via di sviluppo che Hymas e i teorici par suo vorrebbero bloccare per migliorare il clima.
Una proposta dunque dal sapore vagamente neocolonialista, ma che essendo così deliziosamente “green” nessuno osa contestare.
«NON FARÒ FIGLI». L’unica buona notizia è contenuta in quello che Hymas scrive nei suoi articoli:
«Riconosco che il problema della popolazione sono io stessa. Cerco quindi di essere anche parte della soluzione. Non mi riprodurrò, non farò figli, non metterò al mondo altri mini-me». È già qualcosa.
Titolo orignale: La carica delle Ginks: «Per salvare il pianeta e il clima non faremo figli»
Source: http://www.informarexresistere.fr
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