Vi sarà forse capitato di leggere su alcune confezioni di biscotti o altri prodotti a marchio Barilla in bella vista la dicitura con asterisco “con meno grassi saturi” associata ad una bella percentuale ad esempio del 55% o addirittura del 65% o 75%. Si fa riferimento in particolare al fatto che non si utilizza più olio di palma e dunque si abbassa il contenuto di grassi saturi di una certa percentuale. Ma rispetto a cosa? Per saperlo dobbiamo andare alla ricerca dell’altro asterisco, questa volta però meno visibile sulla confezione che spiega: “rispetto alla versione precedente”.
Questo claim compare già da oltre un anno su 42 tipologie di biscotti e altri prodotti come grissini, cracker, ecc. della Mulino Bianco, Ringo, Gran Cereale, Pavesi tutti riuniti sotto la grande famiglia Barilla. Non ci sta però il Great Italian Food Trade (portale di informazione che sostiene le eccellenze made in Italy) che, tramite l’avvocato Dario Dongo, fa sapere di aver presentato un esporto all’Antitrust per pubblicità comparativa ingannevole.
L’accusa è di vantare riduzioni in fatto di grassi saturi che sarebbero, come si legge sul sito, “prive di rilievo rispetto alla media dei prodotti sul mercato”. Il consumatore, dunque, può cadere facilmente nell’errore di ritenere quei biscotti in qualche modo migliori. E sembra che l’escamotage abbia funzionato: l’azienda ha recuperato quote di mercato dopo averle perse nel lungo periodo in cui aveva mantenuto l’olio di palma nelle sue ricette.
Ma perché è scorretto paragonare la ricetta attuale con quella precedente dello stesso marchio? Lo spiega bene l’avvocato Dongo, precisando che:
“Risultano ingannevoli poiché il paragone è riferito ‘alla precedente ricetta’ degli stessi alimenti, non più disponibili a scaffale. Anziché, come prescritto dalle regole europee e dal codice di condotta dell’associazione di categoria AIDEPI (che Paolo Barilla presiede), alla media dei prodotti attualmente più venduti in Italia”.
Questo danneggia in maniera evidente i consumatori convinti di acquistare realmente un prodotto più leggero e ovviamente anche le altre aziende che non utilizzano diciture scorrette mantenendo l’onestà nelle proprie etichette. Tra l’altro altre marche di biscotti e merendine si servono di scritte simili ma la riduzione in fatto di grassi saturi indicata è calcolata in maniera corretta riferendosi agli alimenti più venduti nella categoria merceologica di appartenenza.
Anche se non ci sono ancora reazioni ufficiali alla segnalazione da parte di Barilla, l’azienda ha tolto dal proprio sito quelle diciture mantenendo semplicemente in bella vista la scritta “senza olio di palma”. E’ probabile che presto troveremo nuove confezioni anche sugli scaffali…
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Source: greenme.it
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