Bambini a scuola che sfidano i loro insegnanti, riflesso di genitori con lo stesso atteggiamento – di Jennifer Delgado Suárez
Storie di umiliazione, urla e insulti agli insegnanti nelle classi ce ne sono molte, forse troppe.
Una delle più recenti viene da un insegnante di una scuola superiore di Toledo, che quando arrivò un giorno in classe trovò una studente seduta al contrario, con le spalle alla lavagna. Gli chiese di voltarsi, ma la studente tredicenne rispose: “non sei venuto per insegnare? Beh, fai lezione e lasciami in pace”.
Quella stessa ragazza ebbe dei problemi con altri insegnanti, fino a quando la scuola decise di chiamare la famiglia. Il professore, che ha 25 anni d’esperienza nell’insegnamento, ha confessato che il rimedio fu quasi peggio della malattia, perché il padre affrontò aggressivamente i professori affermando che avevano una “fissazione” per sua figlia.
Sfortunatamente, storie simili non sono straordinarie ma piuttosto comuni, sono come gocce nell’oceano in cui gli insegnanti devono navigare ogni giorno.
Dati che allarmano e spingono a riflettere. Un sondaggio condotto dal Centro Sindacale Indipendente dei Funzionari (CSIF), ha rivelato che il 90% degli insegnanti intervistati ha dichiarato di aver dovuto affrontare qualche tipo di violenza nella loro scuola.
Le situazioni più comuni sono: insulti, molestie, vandalismo, violenza psicologica, minacce da parte degli studenti e delle loro famiglie, mancanza di rispetto e riconoscimento dell’autorità, così come molestie attraverso WhatsApp.
Nella stessa indagine, condotta con 2.000 insegnanti di scuola primaria e secondaria, si è riscontrato che più di un quarto riteneva che la vita a scuola non fosse piacevole e che la disciplina fosse insufficiente. Il 75% ha indicato che il personale docente ha un’autorità minima o nulla. Il 28% ha affermato che le relazioni che hanno con i genitori degli alunni sono “pessime”, “non buone” o inesistenti.
Queste cifre mostrano che, negli ultimi anni, gli insegnanti hanno gradualmente perso la loro autorità con i loro studenti, e si sentono non protetti e abbandonati dalla scuola stessa e dalle leggi, che tendono a limitarli sempre di più a favore dei minori e i loro genitori.
L’educazione inizia a casa. Una parte importante della responsabilità di questa situazione spetta ai genitori, che hanno il dovere di educare i propri figli nel rispetto degli altri. Tuttavia, gli insegnanti hanno visto come, negli ultimi anni, sempre più genitori si siano schierati con i propri figli, senza analizzare il contesto o la situazione, facendo pressione sui dirigenti scolastici a scapito degli insegnanti.
Certo, non si tratta di “dare la ragione” all’insegnante sempre e comunque, perché a volte non ce l’ha, ma di affrontare i problemi scolastici dei bambini da una prospettiva matura e rispettosa, senza l’intenzione di cercare dei colpevoli, ma solo buone soluzioni. Sarebbe questo un buon punto di partenza.
Dobbiamo ricordare che un’educazione troppo permissiva in casa, senza limiti o regole chiare, in assenza di valori come il rispetto verso gli altri, spesso finisce per generare un comportamento dirompente nei bambini, così come un atteggiamento arrogante ed egocentrico, a cui è molto difficile porre rimedio a scuola.
Anche se è vero che la formazione dei valori viene promossa nei centri educativi, non è meno vero che il seme deve essere piantato a casa. Se i bambini crescono in una casa dove le urla o l’indifferenza sono il canale di comunicazione abituale, è normale che si relazionino in questo modo con gli altri.
L’atteggiamento dei bambini riflette quasi sempre quello dei genitori, o la loro mancanza di attitudine, che è la stessa cosa. Non è colpa loro, è obbligo dei genitori educarli in un clima di convivenza e rispetto reciproco. Questo non significa che si debba educare i bambini con la “mano dura”, ma si possono disciplinare con amore.
Ricorda che l’educazione, quella che inizia a casa, è il miglior vaccino contro la violenza e il miglior dono che possiamo dargli affinché abbiano una vita emotiva equilibrata.
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