Nei primi 100 giorni dall’elezione di Emmanuel Macron le azioni Europa hanno perso il 6%: ma ora, se il dollaro non cala ulteriormente, le prospettive sembrano positive.
Se si valuta l’impatto dei primo 100 giorni dall’elezione di Emmanuel Macron sulle azioni Europa, solo guardando le performance degli indici, si dovrebbe esprimere un giudizio negativo. Infatti, il Dow Jones Euro50 Equity Index, dopo aver registrato i massimi da inizio anno l’8 maggio (il giorno dopo il ballottaggio per le presidenziali francesi), ha lasciato sul parterre il 6% nei primi cento giorni del mandato di Macron.
E lo stesso è accaduto all’indice della borsa francese, CAC 40. Ma, secondo Francois-Xavier Chauchat, capo economista e membro del comitato di investimenti di Dorval Asset Management (gruppo Natixis), è opportuno non giungere a conclusioni affrettate e tenere nel dovuto conto due fenomeni che hanno penalizzato i mercati azionari europei.
In primis il fatto che, l’8 maggio scorso, l’azionario europeo aveva accumulato una performance del +33% dal voto del 23 giugno 2016 sulla Brexit fino all’elezione di Macron: dopo una fase toro così lunga era prevedibile attendersi, secondo Francois-Xavier Chauchat, delle prese di profitto sul mercato.
“In secondo luogo, le buone notizie dall’Europa (il miglioramento dei dati macro economici e la graduale riduzione dei rischi politici) e quelle meno buone dall’America (crescita meno brillante, difficoltà da parte di Trump ad implementare le politiche annunciate in campagna elettorale, Fed indecisa sulle mosse future sui tassi e sulla riduzione del bilancio) hanno contribuito a un netto apprezzamento dell’euro” specifica Francois-Xavier Chauchat.
A sostegno di questa tesi il fatto che le performance delle azioni europee hanno continuato a segnare nuovi massimi se calcolate in dollari in linea con il comportamento dell’azionario USA sin da maggio.
“Ma in termini di valuta locale, i mercati azionari europei hanno sofferto dell’impatto negativo che l’aumento del 10% del cambio euro-dollaro ha avuto sui profitti delle imprese esportatici. Con un rapporto prezzo / utili (p/e) medio della zona euro al di sotto attualmente del 12% di quello di Wall Street, contro quello del 6% di maggio, crediamo che il recente declassamento dell’Europa dovrebbe finire presto” spiega Francois-Xavier Chauchat sebbene non possa escludere che, nel breve termine, molto continuerà a dipendere dal comportamento del dollaro americano che, a sua volta, sarà inevitabilmente condizionato dalle imprevedibili mosse di Donald Trump.
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Natixis
Source: https://it.businessinsider.com
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