Ognuno definisce il proprio aspetto fisico a partire dall’immagine riflessa nello specchio. Altri fattori che contribuiscono a costruire un immagine fisica di noi stessi sono l’autoconcetto, l’autostima, la personalità, le esperienze di vita e l’educazione ricevuta. Anche il contesto socioculturale e l’influenza degli ideali di bellezza promossi dalla società rendono l’aspetto fisico un ritratto molto complesso.
Esistono molte forme di insoddisfazione relative al proprio aspetto fisico. Ci sono donne che, nonostante abbiano un corpo che soddisfa molti dei canoni di bellezza che la società promuove, provano sentimenti di disprezzo nei loro confronti. Altre donne, invece, si sentono punite dalla società perché pesano più dei modelli che vengono proposti. A volte questo malessere è lieve, ma in altri casi può essere così intenso da causare grande sofferenza.
In alcuni soggetti porta addirittura a soffrire di anoressia nervosa, bulimia nervosa, vigoressia, ecc. Donne che vorrebbero essere più magre e altre che soffrono perché non hanno un corpo atletico. Alcune vorrebbero essere meno formose e altre si lamentano della mancanza di curve.
Per eliminare questi concetti basati su una mancata accettazione di sé stessi, sono nate diverse associazioni e iniziative. L’obiettivo è prevenire i disturbi alimentari, sensibilizzare ed emancipare le persone che soffrono di problemi derivati dall’insoddisfazione nei confronti del proprio aspetto fisico.
“In realtà ero vittima della bilancia. Ero il tipo di persona che si pesa tre volte al giorno. Cominci a renderti conto che non si tratta del numero che vedi sulla bilancia ma dell’immagine che hai costruito di te stessa.”
-Chrissy Teigen-
La sindrome dell’insoddisfazione femminile del proprio corpo si diffonde ogni giorno di più. L’80 % delle donne sono insoddisfatte del proprio aspetto fisico. Questa epidemia di insoddisfazione è generata, in parte, dalle continue pressioni a cui siamo sottoposti da parte dei mezzi di comunicazione. In più influisce ciò che vediamo per strada, al lavoro e nel contesto familiare. I commenti sulle donne e il loro corpo, le rughe, la mancanza o l’eccesso di forma fisica sono una costante.
Non è strano, dunque, preoccuparsi sempre di più di adattare la propria immagine, nonostante essa sia esclusiva, a una copia esatta di quanto stabilito dal mondo della moda e del marketing. Tenendo conto che il divario tra la taglia media delle donne e quello del “corpo ideale” è sempre maggiore, è comprensibile che ci sia un aumento dell’insoddisfazione generale della propria immagine. La linea “dell’accettabile” è sempre più sottile. Sono sempre di più le donne che superano il limite di ciò che è più “adeguato”.
“Crescendo sono sempre stata un po’ pienotta. Ero abituata a confrontarmi con le mie sorelle. Pensavo: -questo è il mio ruolo-. Così iniziai ad anticipare gli altri. Pensavo: -Sono la sorella grassa e simpatica, non mi importa-. A poco a poco inizia a crederci. In realtà non ero grassa, tanto meno obesa, ma lasciai che la società me lo facesse credere.”
-Khloe Kardashian-
Indipendentemente dalla nostra posizione nella società, lottiamo tutti contro l’insoddisfazione. Un’insoddisfazione che noi stessi generiamo. Estendere il concetto di bellezza a qualcosa di più che una serie di caratteristiche fisiche predeterminate è un responsabilità. Ognuno di noi, infatti, può contribuire al benessere o malessere di molte donne. Non è raro che a causa dell’insoddisfazione relativa al proprio aspetto fisico, molte donne si lasciano andare e finiscono per soffrire di disturbi alimentari come anoressia e bulimia.
“Da grande non ho mai ricevuto commenti positivi sul mio aspetto fisico da parte delle altre donne. Sentivo solo commenti negativi. Questo è molto pericoloso perché fin da giovane entriamo nell’ottica di criticare noi stessi e il modo in cui ci vediamo.”
-Kate Winslet-
Source: lamenteemeravigliosa.it