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Apnee notturne, aumentano i rischi di incidenti e infortuni

Durante la Giornata Mondiale del Sonno si parla dei rischi legati alle apnee ostruttive

Si chiama Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno (Osas) il fenomeno per cui il respiro che si interrompe durante il sonno per diversi secondi, rovinando la qualità del riposo, e mettendo l’organismo a rischio di sviluppare malattie come infarto, ictus e ipertensione e causando danni irreparabili al cervello.

La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è accompagnata da deficit neurocognitivi che coinvolgono in particolare la memoria, tanto da essere collegata all’insorgere dell’Alzheimer. Una delle prime conseguenze è la sonnolenza diurna eccessiva, con un aumento dei rischi per gli incidenti d’auto e gli infortuni sul lavoro. A rilevarlo sono gli esperti riuniti oggi a Milano in occasione della Giornata Mondiale del Sonno che si celebra il 17 marzo.

In particolare le implicazioni  in ambito stradale, “sono state oggetto di diversi studi: la guida distratta o indecisa, cui fa capo anche la sonnolenza, è causa di 1 incidente su 5 incidenti spesso molto gravi che, come evidenziato dall’Aci, comportano un rischio di mortalità più che doppio rispetto a quelli determinati da altre cause, tanto che almeno un incidente mortale alla settimana è imputabile al sonno”.

Un disturbo frequente

Le apnee ostruttive, spiega Claudio F. Donner, medico pneumologo e presidente di Fondazione Mondo Respiro, “sono un disturbo estremamente frequente: si stima che interessino il 24% degli uomini e il 9% delle donne di mezza eta’. Tuttavia solo nel 4% degli uomini e nel 2% delle donne il disturbo ha una gravita’ tale da richiedere una terapia: in Italia i pazienti che ne avrebbero bisogno sono 1,6 milioni”.

“In Italia la patologia, oltre che poco conosciuta, e’ poco diagnosticata – ha concluso Andrea Benedetti, Business Manager di App4Health, organizzatore dell’incontro – a fronte dell’88% di pazienti in cura in Francia, all’85% in Germania o al 71% in Spagna, i pazienti con Osas in terapia in Italia sono solo il 17%. Questo significa la presenza di una grande quantita’ di persone, in prevalenza uomini, che stanno mettendo a rischio senza saperlo la propria salute e la propria sicurezza oltre che, in certa misura, anche la sicurezza altrui”.

 

Source: datamanager.it

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