Sulla base del sistema di sorveglianza Glass (Global Antimicrobial Surveillance System) lanciato a ottobre 2015 per monitorare la diffusione dei super batteri, i nuovi dati hanno rivelato alti livelli di resistenza ad una serie di gravi infezioni sia nei i paesi ad alto reddito che in quelli più poveri.
Il sistema di sorveglianza globale rivela dunque una diffusa insorgenza di resistenza agli antibiotici. I batteri più resistenti sono stati Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Staphylococcus aureus, e Streptococcus pneumoniae, seguito da Salmonella spp. Il sistema non include dati sulla resistenza di Mycobacterium tuberculosis, che provoca la tubercolosi (TB).
La resistenza alla penicillina – il principio attivo usato per decenni per trattare la polmonite – variava da zero al 51% tra i paesi e tra l’8% e l’65% l’efficacia di antibiotici come la ciprofloxacina per combattere l’E. coli nelle infezioni urinarie.
Ad oggi, 52 paesi (25 ad alto reddito, 20 a medio reddito e 7 paesi a basso reddito) sono iscritti nel sistema globale Antimicrobial Surveillance dell’OMS.
I dati presentati in questo primo report di GLASS variano da stato a stato. Alcuni paesi stanno cercando di affrontare il problema attraverso sistemi di sorveglianza nazionali.
Ad esempio, il Kenya ha potenziato lo sviluppo del suo sistema nazionale di resistenza antimicrobica, La Tunisia inizia ad aggregare i dati sulla resistenza antimicrobica, la Repubblica di Corea sta rivedendo la metodologia GLASS, fornendo dati di altissima qualità e completezza e paesi come l’Afghanistan e la Cambogia stanno rafforzando le loro capacità di sorveglianza.
E in Italia?
Nel nostro paese, tra le specie batteriche più diffuse troviamo la Klebsiella pneumoniae che è resistente a quasi tutti gli antibiotici disponibili. La percentuale di resistenza è pari al 34%, una delle più elevate d’Europa.
Secondo l’Agenzia italiana del farmaco, l’Italia è il paese dell’Unione Europea con il più elevato consumo di antibiotici in formulazione iniettabile (0,7 DDD/ 1000 ab die), pari a quasi il 3% del consumo totale di antibiotici. Inoltre, nel nostro paese è stato riscontrato un utilizzo elevato di specifiche classi di antibiotici, come cefalosporine e chinoloni, molto meno utilizzate in altri paesi, in quanto il loro uso è limitato al trattamento di infezioni gravi o resistenti ad altre classi di antibiotici.
Source: greenme.it