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Anna Maria Mozzoni e La Battaglia Per l’Istruzione Femminile

Tu ti accorgi che se vuoi trascorrere tranquilla la vita sei costretta a soffocare ogni sogno di gloria, di virtù, di libertà e di amore, e che la missione che ti è inesorabilmente tracciata è una vita tutta riempita da noiose, minute e quotidiane pratiche della vita domestica, sicché il lavoro materiale, automatico, continuo, senza diritti, senza mercede, senza indipendenza, senza riposo e senza dignità, è la tua parte.

Era solo il 1885 quando una giovane Anna Maria Mozzoni, con parole così forti, si batteva contro l’educazione tradizionale femminile a cui le donne del suo tempo dovevano sottostare. Giornalista, scrittrice e attivista politica, Anna Maria Mozzoni è testimone di una coscienza femminile fortemente all’avanguardia. L’asprezza del misoginismo ottocentesco iniziò in quegli anni a scontrarsi con le esperienze dei primi gruppi emancipazionisti al cui interno la figura di Anna Maria Mozzoni fu l’esempio più significativo.

Nata da una delle maggiori famiglie milanesi nel 1837 a Rescaldina, un paesino a venticinque chilometri da Milano, studiò in un collegio femminile aperto alle giovani nobili e povere, che suscitò in lei delle reazioni assolutamente contrarie all’educazione che apprese. Uscita dal collegio acquisì da autodidatta una cultura umanistica a partire dagli illuministi francesi e lombardi e dai romanzieri e pensatori contemporanei quali Mazzini, George Sand e Fourier. Della sua vita privata si sa molto poco: vissuta tra Milano e Riscaldina fino al 1894, ebbe una figlia, Bice Mozzoni, forse naturale o adottiva, che portò il suo cognome e fece l’avvocato.

Anna Maria Mozzoni fu un’agitatrice politica e un’ instancabile attivista. La rivendicazione dei diritti femminili era per lei la più radicale e urgente delle questioni sociali. È un peccato, infatti, che questa donna non compaia all’interno dei libri di storia accanto a Giuseppe Mazzini o alle suffragette inglesi. I suoi interventi, dagli articoli in favore dell’istruzione femminile alla lotta contro l’oppressione delle donne, ebbero lo scopo di risvegliare una coscienza critica in alternativa all’ideologia dominante del suo tempo per cui le donne era già tanto se sapevano leggere e scrivere. Agli inizi del Novecento infatti una donna aveva come unico scopo quello di essere una “brava madre” e una “brava moglie”. Mozzoni considerava questi stereotipi un errore storico dal quale bisognava uscire attraverso una riforma culturale e una politica di sostanziale rinnovamento.

Non a caso uno dei primi progetti che intraprese fu la revisione del codice italiano, che escludeva le donne dai consigli delle nazioni, dagli impieghi e dall’istruzione, ma prevedeva il pagamento delle imposte, i sacrifici domestici, la rinuncia all’indipendenza.

Con parole forti e schiette Anna Maria Mozzoni rivendicò i diritti civili delle donne e scosse nelle italiane quella coscienza civile che Mazzini e il Risorgimento tentarono di richiamare con l’amore per la patria. Partecipò attivamente al socialismo, ritenendo che prima di essere socialista una donna doveva lottare per la propria emancipazione:

Lo Stato respinge la donna dalla vita politica, mentre ve la fa concorrere coi sacrifici. La legge subalternizza la donna nel matrimonio e le nega la maternità legittima, mentre la chiama a parte dei pesi domestici e le abbandona tutte le conseguenze della maternità illegale. Più, chiude ogni via alla sua intelligenza e le sbarra la strada ad ogni professione, disconoscendo così in lei il diritto di lavoro e di attività. La donna deve dunque protestare contro la sua attuale condizione, invocare una riforma (…)

La battaglia per l’istruzione femminile

La polemica di Anna Maria Mozzoni parte proprio dall’educazione, dalla negazione dei più ampi confini della cultura e dai privilegi in ambito scolastico di cui godevano solo gli uomini. Le donne non potevano accedere alla stessa scuola degli uomini, gli istituti e la didattica erano divise in base al sesso e per le donne c’erano molte più costrizioni che sollecitazioni. Socialmente era inaccettabile che le donne frequentassero le scuole maschili a causa della pericolosa promiscuità e non era loro permesso di frequentare il liceo e l’università. Le ragazze potevano solo sperare di diventare casalinghe, o al massimo maestre: qualsiasi forma di istruzione era considerata pericolosa, perché avrebbe potuto inculcare nelle loro menti idee contrarie ai vecchi principi. Anna Maria Mozzoni si batté per l’emancipazione intellettuale della donna a partire da queste problematiche. Si legge in un articolo pubblicato su L’Italia del Popolo il 21-22 settembre 1890:

V’è della gente che non può darsi pace della promiscuità dei sessi nelle scuole secondarie e vuole che si facciano dei ginnasi apposta per le ragazze, non che esse frequentino quelli dei ragazzi. […]  È da aggiungere nel conto, che tutte le volte in cui fece capolino l’idea di scuole secondarie per le sole fanciulle, surse gemella l’idea di sopprimere questa o quella materia, di aggiungervi questa o quell’altra, di dare maggior prevalenza all’uno o all’altro studio, di farne insomma una cosa diversa. Basti dire che nel progetto delle Università era nei programmi il lavoro manuale! E con ciò non intendo dire che i programmi ginnasiali e liceali oggi vigenti siano le colonne d’Ercole della perfezione, tutt’altro, ma intendo dire semplicemente che la differenza tenderebbe sempre a stabilire un pregiudizio per le fanciulle nelle future carriere professionali. È cosa risaputa che, dove sono a competere fra loro scuole di pari tipo, maschile e femminile, come le elementari, normali e magistrali, ecc., personale, stipendi, suppellettili scolastiche e scientifiche, locali, tutto è sempre a pregiudizio delle fanciulle. Lo scarto è per loro. Dio buono!

Affrontando il problema della promiscuità, Mozzoni sostiene che le scuole miste sarebbero state un bene tanto per le ragazze quanto per i ragazzi: le ragazze in particolare avrebbero giovato di nuove possibilità, avrebbero alzato la concorrenza nel merito scolastico, avrebbero acquisito maggior coscienza di sé e fiducia nella propria ragione.

Anna Maria Mozzoni nel suo saggio Un passo avanti nella cultura femminile. Tesi e progetto riprese il tema dell’istruzione in ogni sua forma. Nell’ultimo capitolo, intitolato Progetto, propose un suo ideale disegno di scuola che garantisse alle ragazze un’istruzione e una cultura eclettica, democratica e moderna. Erano previsti in questo progetto l’insegnamento di più lingue straniere, della fisica, della scienza, della chimica e un’ora a settimana di conoscenza dei culti religiosi; per le classi superiori, lezioni di storia e di storia comparata sulla condizione delle donne dei diversi paesi, «alla quale si aggiunge lo studio filosofico, comune anche al corso di scienze naturali, al quale si aggiunge la fisiologia». Per le amanti delle scienze verranno aggiunti corsi di algebra, geometria e geodesia, «e l’allieva che desidera applicarsi all’alto commercio, che nessun convenzionalismo vieta alla donna, avrà un corso commerciale che la condurrà mano mano dalla tenuta dei conti fino alla cognizione del diritto commerciale».

A differenza delle donne che negli anni ’70 dell’Ottocento si interrogarono su come conciliare i doveri familiari con una coscienza intellettuale e avviare il progresso della società partendo dall’istruzione delle donne in quanto madri, Mozzoni fondò le sue rivendicazioni sul concetto di libertà individuale: le donne – sosteneva – prima di essere mogli e madri sono soggetti autonomi ai quali devono essere riconosciuti tutti i diritti civili e politici che fino a quel momento erano stati loro negati.

Anna Maria Mozzoni morì nel 1920 a Roma. I suoi scritti sono stati per lungo tempo trascurati e dimenticati, ed è grazie alla storica Franca Pieroni Bortolotti, che dedicò gran parte dei suoi studi a questo personaggio, che vennero ripresi nella critica di fine Novecento. Sarebbe necessario conoscere e studiare più a fondo le opere sincere e coraggiose di questa donna, che si impegnò nelle prime vere battaglie contro l’oscurantismo femminile e a favore dell’uguaglianza dei sessi e della libertà delle donne.

 

 

Source: freedamedia.it

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