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Amicizia e altri miti

Si parla spesso di quanto siano difficili le rotture sentimentali e di quanta fatica costi rimettersi in sesto quando ci si lascia, soprattutto dopo anni, con qualcuno che si è amato molto.

Quello di cui si parla meno, invece, è quanto altrettanto dolorosa possa essere la rottura di un’ amicizia. Non so come mai sia un argomento poco trattato, forse perché pensiamo che l’amicizia sia più scontata di una relazione d’amore (basta pensare al luogo comune secondo cui “i fidanzati cambiano, ma gli amici restano”), che richieda meno impegno e meno cura quotidiana, o forse perché in realtà parlarne ci mette più in difficoltà. Perché le amicizie sono un terreno delicato in cui addentrarsi, sono affetti molto forti e intensi, a volte anche più dell’amore, che durano spesso più a lungo e che sopportano molte più contraddizioni: condivisioni più forti di quelle sentimentali, distacchi, affetti ma anche astio, prove difficili e invidie. Insomma, non siamo bravi a parlare delle nostre amicizie, ma sono, secondo me, la forma di rapporto in cui più ci mettiamo in gioco.

E va bene che sono di parte, ma credo ci sia un punto della penultima stagione di Girls, in cui questo insieme di contraddizioni e emozioni forti che è l’amicizia viene rappresentato molto bene, anche e soprattutto nella sua differenza dall’amore.

Siamo all’ultimo episodio della quinta stagione (SPOILER, se non l’avete vista), Jessa si è messa con Adam, l’amore storico della sua migliore amica Hannah e chiaramente questo ha portato alla rottura della loro amicizia. Adam vuole fingere che Hannah non abbia mai fatto parte delle loro vite, mentre Jessa non lo accetta e vorrebbe recuperare il rapporto con Hannah. E quando Adam prova ad argomentare dicendo che in fondo Hannah ha sempre parlato male di lei, Jessa gli risponde “benvenuto in ciò che significa avere un amico: qualcosa di cui tu non capirai mai niente”. Come a dire che avere un amico vuol dire anche questo, vuol dire mettere già in conto che ogni tanto ci si può anche odiare, ma che, nonostante tutto, quell’amico verrà sempre prima prima di qualsiasi altra cosa: “Hannah verrà sempre per prima”, dice Jessa.

Comunque, al contrario di quello che si pensa, che l’amicizia sia più scontata dell’amore, va detto subito che le amicizie possono essere tanto forti quanto fragili: che si possono rompere e perdere, per ragioni molto diverse tra loro.

Ci sono amicizie che nascono in un contesto specifico (tipo quelle da Erasmus) e che, per quanto forti siano al momento, poi sono destinate a svanire. Ci sono amicizie che durano da una vita, ma durante le quali per anni non ci si vede e non ci si parla. E ci sono amicizie che si interrompono bruscamente perché uno dei due fa un torto all’altro (sappiamo bene quanto sia complicato stabilire un discrimine netto tra torti e ragioni). Ci si può perdere e basta, perché arrivati a un certo punto della vita il tempo libero diventa sempre meno e conciliare i propri impegni e i propri interessi con quelli di un’altra persona diventa un altro lavoro ancora.
Ogni volta che ci troviamo a vivere la rottura di un’amicizia passiamo sempre attraverso un momento in cui sappiamo di avere ancora un margine di recupero, ma spesso non lo sfruttiamo. Perché? A volte per orgoglio o per l’inconscia convinzione che sia sempre l’altro a dover fare il primo passo, ma più di frequente non proviamo a recuperare perché ci costa fatica, perché è oggettivamente più difficile ravvivare un rapporto che intraprenderne uno nuovo.

Esiste una persona in particolare che si è occupata a lungo di questa fatica nel riallacciare un rapporto di amicizia che si è interrotto. Sto parlando di Irene Levine, che oltre a insegnare psicologia clinica alla NYU, è anche una abile divulgatrice; collabora con riviste come Psychology Today ed è considerata il “medico dell’amicizia”, tema attorno al quale gestisce anche un suo blog: The friendship blog. Advice for navigating friendship at every stage of life.

Proprio dall’esperienza di questo blog, e di quella delle donne che le hanno chiesto consigli in questi anni, Irene Levine ha tratto quello che è considerato il primo libro dedicato alle rotture delle amicizie femminili: Best Friend Forever. Surviving a Breakup with your best friend, che in realtà affronta tanti temi, come quello del modo in cui si possono stringere nuovi rapporti di amicizia o recuperarne di vecchi, non finiti nel migliore dei modi. A questo proposito, anzi, il libro di Irene Levine è una specie di guida su come salvare rapporti di amicizia che si sono interrotti e al tempo stesso è anche un stimolo ad adottare un filtro selettivo e a chiedersi se davvero quel determinato rapporto valga la pena della fatica che costa rimetterne insieme i pezzi. Perché, diciamolo, non tutti i rapporti hanno lo stesso significato.

Tanto per iniziare, osserva Levine, bisogna pensarci bene prima di investire energie in un vecchio rapporto di amicizia.

Come accade con le relazioni sentimentali, anche nel caso delle amicizie, quando finiscono, tendiamo a idealizzare non solo il rapporto ma anche la persona con cui abbiamo avuto quel rapporto. Così facendo ci dimentichiamo delle ragioni per cui a un certo punto le cose hanno iniziato ad andare male: perché, dice Irene Levine, anche quando un rapporto non si è interrotto in modo brusco, ci sono sempre delle ragioni che ne hanno determinato la fine (che potrebbero essere, banalmente, anche un reciproco scarso interesse), ed è importante tenerle a mente perché è probabile che si ripresenteranno di nuovo e dobbiamo essere pronti ad affrontarle.

Se, dopo questa presa di realismo preliminare, decidiamo comunque di imbarcarci nell’impresa allora ci conviene comportarci come se stessimo iniziando a conoscere da zero un nuovo potenziale amico.

È chiaro che la tentazione iniziale sarebbe di tornare indietro e ricostruire il rapporto sulla base dell’amicizia passata, “il fatto di avere delle esperienze passate condivise, ci dà la sensazione che sia tutto più semplice”, dice Irene Levine, ma si tratta di una sensazione illusoria. Perché per ricostruire un’amicizia ci vuole fiducia reciproca, e perché ci sia fiducia ci devono essere quotidianità e condivisione.

E, cosa ancora più importante, entrambe le parti del rapporto devono volerlo ricostruire, perché non si tratta di un lavoro che si può fare da soli.

Non è detto, però, che tutti abbiano gli stessi tempi di metabolizzazione: se, ad esempio, io voglio cercare di ricostruire un rapporto con un’amica o un amico con cui non parlo da un po’, e provo a chiederle/gli di vederci per un caffè, non è detto che l’altro mostri fin da subito lo stesso livello di intenzione e coinvolgimento che ho io. Ricostruire un’amicizia è un processo che richiede tempo e quando parliamo di tempi sappiamo bene che ognuno ha i suoi. Bisogna mettere da parte l’impazienza e lasciare spazio all’altra persona.

Source: freedamedia.it

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