Quando parliamo di amore, sembra sempre che “di più” sia sinonimo di “meglio”, ma credere a questa bugia è come inghiottire una pillola velenosa mascherata da caramella. Se analizziamo i momenti vissuti accanto alle persone che amiamo, e ci rendiamo conto che molti di essi sono contraddistinti dalla sofferenza, vuol dire che c’è qualcosa che non va… Ci siamo trasformati in vittime di ciò che chiamano “amore”.
Amare non è soffrire, non è sacrificarsi costantemente e buttarsi sempre alla cieca. Amare non è chiudere gli occhi, non è giustificare persino l’innominabile, né perdonare qualsiasi cosa per pietà. Amare non è dipendere, non è sviluppare un cordone ombelicale che ci incateni al partner.
Amare non è solo questione di quantità, ma di qualità. Amare non è iperproteggere, non è correre dietro ad una persona risolvendo tutti i suoi problemi né costruire una bolla di sapone difensiva intorno ad un bambino intrappolato in un corpo di adulto. E, naturalmente, amare non è finire distrutti a livello fisico e mentale: se la nostra relazione influisce negativamente sul nostro equilibrio emotivo, o persino sulla nostra salute e integrità fisica, senz’altro stiamo amando troppo.
Le maschere nella coppia
Sembra che ci sia un enorme abisso tra uomini e donne, che separa il loro modo di percepire e di affrontare le relazioni. In questo problema giocano un ruolo fondamentale i valori culturali, l’educazione ricevuta, l’ambiente familiare in cui si è cresciuti e persino la biologia stessa.
Le esperienze infantili con le nostre figure di riferimento, in particolare con i nostri genitori, hanno un’influenza fondamentale nel modo in cui ci relazioniamo con gli altri nel corso della nostra vita. Le situazioni dolorose e difficili, le carenze affettive, l’assenza di figure importanti o la mancanza di limiti sono solo alcuni dei fattori che segnano il nostro modo di cercare e di dare affetto.
Da un lato, alcune donne tendono a gestire l’amore sviluppando una forte dipendenza o ossessione nei confronti dell’altra persona. Questo fiume di emozioni viene vissuto in modo molto intenso e si esprime attraverso il bisogno di cure e di comprensione da parte dell’altro, verso cui spesso assumono il ruolo di “salvatrici”. Per questo motivo, può accadere che alcune donne rispondano con un’enorme compassione agli errori del partner e si rifiutino di vedere il dolore della loro stessa vita.
D’altra parte, molti uomini rifuggono, invece, le emozioni attraverso strategie estranianti, per esempio, sviluppando un’ossessione verso il lavoro, consumando droghe o investendo tutto il loro tempo libero in hobby che lasciano ben poco tempo per pensare. Si tratta, quasi sempre, di strategie volte a bloccare le emozioni e generate da un’incapacità di gestione e di comprensione delle stesse. Generate dalla volontà di non affrontare il malessere o i problemi, perché rappresentano un peso ingestibile, travolgente, che suscita sentimenti di vergogna o di colpa, che è meglio evitare.
Questi comportamenti possono presentarsi sia negli uomini sia nelle donne. In generale, però, possiamo dire che le prime tendono a sviluppare atteggiamenti di eccessiva cura e sacrificio come strategia per cercare e offrire affetto, mentre i secondi cercano di proteggere se stessi ed evitare di soffrire concentrandosi su obiettivi più esterni che interni, più impersonali che personali.
Quando “tanto” diventa “troppo”?
Molto spesso non siamo soddisfatti di una relazione, ma neghiamo la realtà dicendoci che stiamo solo attraversando un brutto periodo. Giustifichiamo quell’esperienza pensando che tutte le storie d’amore sono così, passionali all’inizio e poi turbolente fino alla fine.
Perdoniamo le azioni dell’altro convincendoci che cambierà o forse non abbiamo il coraggio di chiudere la relazione per “paura di ferire”. In verità, dietro a tutto questo non c’è altro che la nostra paura di soffrire: abbiamo paura di stare da soli o di non trovare un’altra persona che ci sopporti.
A chi non è mai capitato di essersi innamorato e non essere stato corrisposto? O di avere un partner con cui l’intesa sessuale era perfetta, ma che rendeva qualsiasi altro aspetto della relazione un calvario? Oppure ancora rendersi conto di comportarsi come una madre nei confronti del proprio partner o di sentire che la propria vita non avesse senso senza un compagno al proprio fianco?
Le situazioni sentimentali che possiamo vivere sono le più disparate, e proprio per questo anche gli errori che commettiamo e le strategie che utilizziamo per ingannare noi stessi e che ci inventiamo per addolcire il dolore.
Arriva un momento in cui ci ritroviamo immersi in un circolo vizioso, che non fa altro che ripetersi. Siamo incapaci di uscirne e non sappiamo nemmeno come siamo arrivati fin lì. Di nuovo la stessa melodia drammatica, gli stessi accordi amari… Il problema è che, per quanto l’orchestra sia cambiata, il direttore siete sempre voi. Anche se la persona è un’altra, anche se il momento che state vivendo è diverso, anche se vi eravate ripromessi di non fare gli stessi errori, eccovi di nuovo lì. Ecco che di nuovo amate troppo, e troppo male.
Le orme del passato
Perché ci succede questo? I comportamenti che impariamo quando siamo piccoli e iniziamo a relazionarci con gli altri rimangono fissi dentro di noi, e continuiamo a metterli in atto per tutta la vita. Per questo motivo, abbandonarli o cambiarli è una grande sfida, e ci sembra sempre difficile e pericolosa. Ma ancora più difficile è prenderne coscienza e affrontare la situazione per quella che è, essere in grado di vedere con chiarezza tutto ciò che sta succedendo.
Il segreto è iniziare a comprenderci, chiedendoci perché cerchiamo continuamente qualcuno di cui prenderci cura o da proteggere oppure perché ci si spezza la voce ogni volta che cerchiamo di spiegare che cosa proviamo, e alla fine gettiamo la spugna. Perché sentiamo un bisogno irreprimibile di sapere che cosa sta facendo l’altro e di controllarlo quando non è con noi o perché, anche se stiamo soffrendo, continuiamo a portare avanti una relazione già morta da tempo.
Se il nostro modo di vivere l’amore ci fa male o fa male alla persona che abbiamo accanto, ma non facciamo niente per capire e cambiare, la vita non sarà mai un percorso di crescita, ma una lotta per la sopravvivenza. Se amare è doloroso, è giunto il momento di amare noi stessi per fermare quel dolore.
Source: lamenteemeravigliosa.it