Accontentare tutti: i rapporti che nascono dalla “paura di”
Molti rapporti nascono per via della paura. Tuttavia, quelli più soddisfacenti si creano e si mantengono nel tempo perché si ha il desiderio incondizionato di stare con l’altra persona. La paura e la solitudine, il timore della noia o la necessità di vederci insieme ad altre persone ci porta ad accettare certe condizioni, come quella di accontentare tutti.
A volte, anche se abbiamo iniziato una relazione di amicizia con qualcuno perché lo desideravamo, le nostre paure trasformano tale desiderio in necessità. Nel momento in cui il nostro atteggiamento assertivo muore per lasciar posto alla paura, il senso di colpa o di dovere, rimaniamo intrappolati nelle relazioni invece di goderne.
Nelle nostre relazioni interpersonali non dobbiamo per forza accontentare tutti. Si tratta di favorire delle relazioni che ci piacciono e far sì che anche gli altri si divertano con noi. Un proposito che diventa complicato quando c’è di mezzo la paura.
Pensate: quante volte avete accettato un invito sgradito, avete sopportato dei brutti atteggiamenti da parte di un’altra persona senza fermarli in tempo o avete provato angoscia dopo la chiamata di una persona cara? Quante volte avete cercato di accontentare tutti, anche andando contro i vostri desideri? Sicuramente molte, troppe.
Questo comportamento insicuro e accomodante verso gli altri, nonostante ci faccia male, sorge dalla paura di sentirsi rifiutati o di stare da soli. Dalla paura non sorge mai la sicurezza e l’avanzamento, bensì la stagnazione. Ci ritroveremo sempre nello stesso punto di partenza, circondati da persone che a priori non avremmo mai scelto o che, durante un determinato periodo della nostra vita, non ci apportano più lo stesso.
Dal comportamento assertivo nasce la fiducia
Se lavoriamo sul nostro comportamento assertivo nelle relazioni interpersonali, ne miglioreremo la qualità e potranno soddisfarci davvero. Eviteremo, per esempio, di stare con persone che non accettano una risposta negativa. Eviteremo di perdere tempo con le persone che si mostrano poco empatiche rispetto alla nostra situazione
A volte un “no” a qualcosa è un “sì” per altre cose. A volte un “no” a un programma che non ci piace e che è stato proposto da una amica, si alterna a molti “sì” per altri piani che ci entusiasmano. A volte un “no” detto in tempo perché abbiamo degli impegni non deve essere considerato necessariamente come un’offesa. Un “non mi piace” o “non mi piace che parli così” è un doveroso avvertimento affinché non venga ripetuto ciò che ci fa stare male.
In conclusione, probabilmente dover allenare il proprio comportamento assertivo nelle relazioni interpersonali non piacerà a tutti. Tuttavia, ci permette di instaurare relazioni più profonde e durature. Liberarci dall’ansia di accontentare tutti ci rende immensamente liberi, da soli o in compagnia.
Saper dire di “no” si traduce in programmi che ci entusiasmano, in relazioni che tengono in considerazione quello che pensiamo, in amici che crederanno in noi. Saper dire di “no” o far presente qualcosa che non ci piace migliora la nostra autostima e ci consente di sbagliare molte volte per poi imparare. Implica raggiungere un’indipendenza per gestire il nostro tempo nel modo che ci aggrada di più, senza finire intrappolati in relazioni che non ci interessano.
Saper dire di “no” implica un rischio: la possibilità di collezionare brutte reazioni in un primo momento, ma a lungo termine rende rafforza le nostre relazioni.
Source: lamenteemeravigliosa.it