Di certo avrete avuto molte volte la sensazione di non poter controllare un determinato malessere e che tutte le azioni intraprese per farlo passare, servissero solo ad aumentarne l’intensità. Sarete, quindi, arrivati alla conclusione che controllare un torrente di emozioni sgradevoli che cercano in tutti i modi di uscire è un’attività troppo complicata. A volte la chiave consiste nel saper tollerare quel dolore senza affrontarlo in maniera diretta.
Avrete sentito parlare della “tolleranza alla frustrazione”, e di come sia positivo educare i nostri figli secondo questo principio. Un principio carico di senso comune dato che la vita non sempre ci dà quello che chiediamo, né accomoda il suo correre alle nostre esigenze, tanto meno nei tempi e luoghi che desideriamo.
La vita è spesso frustrante. È come se ci provocasse per renderci più forti. I piani non sempre riescono come li abbiamo pensati, ma non si tratta di una cosa negativa se si è in grado di porla a proprio favore. Ci sono sempre cambiamenti inaspettati che sconvolgono la nostra esistenza e che ci mettono alla prova.
Per questo, è importante educare i nostri piccoli fin dall’inizio secondo questo principio. Perché, non facendolo, alla minima frustrazione si faranno impadronire dalla rabbia. La frustrazione richiede di essere gestita con intelligenza.
Il malessere è molto simile al dolore. Si tratta di un dolore sordo che, quando compare, non se ne va facilmente. Appare con un senso e per un motivo, esattamente come qualsiasi altra emozione. Per questo è importante saper ascoltare ed interpretare questo sentimento, per poterlo controllare una volta ascoltato e compreso.
Non si tratta di tapparci le orecchie o gli occhi davanti a ciò che non ci piace, ma di affrontarlo se si tratta di qualcosa che la vita ci mette davanti e che non dipende da noi. Proprio di questo tratta l’ACCEPTS, sigla inglese che indica una serie di abilità molto utili per tollerare il malessere e l’angoscia che ci colpiscono in molte occasioni, a volte in maniera prolungata nel tempo.
Si tratta di compiere alcune attività che vi piacciano e nelle quali vi sentiate realizzati. Attività che vi diano tranquillità, restituendovi quella fonte di sensazioni positive che a volte manca nelle nostre vite. Trovate la “vostra” attività, quella che si incastra con il vostro modo di essere e che rifletta il modo in cui vorreste sentirvi in quel momento.
Per qualcuno si tratterà di disegnare quello che sente nella propria mente. Per altri, invece, di staccare la spina montando su una bicicletta o correndo, mentre altri ancora avranno piacere a suonare uno strumento musicale. Trovate la vostra attività e lasciate che attenui quel malessere e a farlo pian piano andare via.
Quando parliamo di “contribuire”, ci riferiamo all’utilizzare il nostro tempo per gli interessi degli altri, ad aiutare o a collaborare con gli altri per il semplice piacere di farlo. Si tratta di sentirci utili e di migliorare l’ambiente che ci circonda. Quando contribuiamo al benessere delle persone che ci stanno attorno, la nostra sensazione di efficacia aumenta, e di conseguenza il malessere che ci pervade si dirada.
A volte poterci paragonare a qualcuno che sta vivendo una situazione peggiore della nostra ci fa provare un certo sollievo; perfino fare un paragone con noi stessi rispetto a quando ci trovavamo in situazioni ancora più difficili. Tutto questo ci fa allontanare dai sentimenti di malessere che proviamo.
Molte volte tendiamo a vederci come se fossimo nell’occhio del ciclone. Nel luogo dove nasce e si sviluppa il caos. Tuttavia, allontanandoci dal centro di questa forza distruttiva e facendo una valutazione realista della nostra situazione, mettiamo in atto un sano esercizio che spinge il malessere ad andarsene. Eviteremo, per esempio, di continuare a maltrattare la nostra autostima.
Questo punto è strettamente collegato al primo, quello sulle attività. Si tratta di provare e stimolare emozioni diverse da quelle che stiamo provando, e un modo per farlo è appunto realizzando delle attività particolari. Questo ci aiuterà ad abbandonare lo stato emotivo che tanto ci infastidisce.
Non preoccupatevi, dunque, di quello che gli altri pensano o potrebbero pensare. Non chiudetevi in casa dopo una rottura, anche se gli altri penseranno che non siete afflitti dalla fine della storia. Se è quello che avete voglia di fare, fatelo. Se ritenere migliore il contrario, non fatelo. Probabilmente la persona che vi critica non è la stessa che vi darà una mano o che tiene a voi.
Con “rimuovere” si fa riferimento all’atto di mettere in secondo piano la sensazione che tanto ci genera malessere. Non funzionerà sempre, ma vale la pena provare. Alle volte basta sforzarsi per concentrare la propria attenzione mentale da un’altra parte, per far sparire la causa del proprio malessere.
Se si tratta di un malessere del quale dobbiamo occuparci per forza, lo potremo fare in seguito. Pensare ad altro ci aiuterà a far calare subito il livello di disagio che proviamo, spingendoci ancora una volta ad allontanarci da quell’uragano emotivo.
A volte abbiamo solo bisogno di smettere di alimentare le emozioni attraverso i pensieri. In questo modo molte emozioni moriranno. È per esempio molto positivo imparare dagli errori, specialmente per non ripeterli; al contrario, è negativo rimanere bloccati nella lamentela continua, formulando ipotesi e congetture secondo il pensiero fisso del “cosa sarebbe successo se…”
Imparate, riparate e dimenticate. Ricordate l’insegnamento, ma dimenticate il fatto. Non ripensatevi di continuo per punirvi. Finirete per pentirvene, perché tutti i castighi di questo tipo finiscono col trasformarsi in un labirinto di ombre abitato dalla paura.
In questo ultimo punto si tratta di generare una sensazione che percepiremo in modo intenso per aiutarci a distogliere l’attenzione dal malessere che proviamo. Parlando di sensazioni, ci riferiamo a quelle che possiamo percepire attraverso i nostri sensi. Un buon pasto, un film che ci ispira, un massaggio rilassante…
Sensazioni che ci ancorano alla vita facendoci sentire parte della nostra esistenza. La capacità di tollerare il malessere che proviamo deve nascere da noi. Si tratta di un compito per il quale esistono diverse strategie e tecniche che, come abbiamo visto, non hanno niente a che vedere con l’affrontare direttamente tale malessere.
Source: lamenteemeravigliosa.it
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