#Accaddeoggi 28 Marzo

La Cina mette fine all’indipendenza del Tibet – sabato 28 marzo 1959 (60 anni fa)

Riacquistata l’indipendenza nel 1911 dalla dinastia mancese, il Tibet ritorna dopo la Seconda guerra mondiale nelle mire della Cina, che nel frattempo ha visto cadere il secolare impero sotto la spinta rivoluzionaria socialista e instaurarsi la Repubblica popolare dal 1° ottobre del 1949. Il neo presidente cinese Mao Tse-tung annuncia la volontà di riacquisire al patrimonio della madrepatria alcuni territori, tra cui l’altopiano asiatico.

Lo scoppio della Guerra di Corea a giugno del ’50 dà il pretesto al governo cinese per dare il via all’occupazione, approfittando del fatto che l’opinione pubblica è distratta dalle vicende coreane. L’invasione avviene il 7 ottobre di quell’anno, con 40mila soldati che superano facilmente la debole resistenza di 8mila tibetani male armati. Al nuovo Dalai Lama, Tenzin Gyatso, viene fatto credere, ingannevolmente, che si porterà avanti una colonizzazione pacifica.

Cambiato il nome in Xizang, le autorità di Pechino trasformano il Tibet in una colonia, spingendo migliaia di suoi cittadini a insediarsi lì e imponendo pesanti provvedimenti, tra cui la redistribuzione delle terre e una pesante tassazione sui monasteri. Parallelamente viene condotta una capillare opera di persecuzione nei confronti del clero buddista, allo scopo di annientarne il culto sotto lo sguardo indifferente dell’opinione pubblica internazionale. Ad eccezione dell’India, il resto del mondo considera l’invasione un affare interno alla Repubblica popolare socialista.

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