Debutta la prima band virtuale – lunedì 26 marzo 2001 (18 anni fa)
Individui originali ma come ve ne sono tantissimi nel panorama musicale. Tutto normale, quindi, se non fosse che i quattro sono in realtà personaggi immaginari, creati dalla fervida fantasia del fumettista Jamie Hewlett. La paternità dell’idea, però, spetta in primis a Damon Albarn, leader del gruppo rock Blur. È lui ad avere l’improvvisa folgorazione della “cartoon band” nel 1998, guardando una sera il canale televisivo MTV, e a proporla a Hewlett, suo convivente.
Albarn chiama in causa due colleghi musicisti, Del tha Funkee Homosapien e Dan the Automator, con cui aveva collaborato in passato. Sotto il nome “Gorilla” i tre incidono Ghost Train, brano poi inserito come lato-b del singolo Rock the House (terzo estratto dal primo album). Qui si anticipano le sonorità del futuro complesso, riconducibili per lo più al genere alternative rock.
Cambiato il nome in Gorillaz, i tre pubblicano nel 2000 il primo singolo Tomorrow Comes Today, che incontra ampio consenso tra il pubblico britannico, grazie anche all’alone di mistero che circonda il gruppo di cui non si conoscono ancora i componenti. La strategia vincente di suspense adottata dai produttori si sviluppa attraverso successivi indizi sull’identità dei musicisti, di cui, sul sito ufficiale, vengono fatte circolare biografie inventate e la rappresentazione virtuale dello studio di registrazione (Kong Studios).
Preceduto dal secondo singolo Clint Eastwood che spopola per mesi in tutte le radio, il 26 marzo 2001 esce nei negozi il loro album di debutto Gorillaz, edito dalla Parlophone. Quindici tracce che spaziano dall’hip hop al dub, dal funk al latino-americano, cariche di ironia sul mestiere di artista musicale e di situazioni surreali. Mentre le vendite aumentano a vista d’occhio, i fan rimangono attoniti nello scoprire che i loro beniamini sono dei personaggi animati e si mettono subito a caccia dei veri artefici delle performance musicali.
I Gorillaz diventano il fenomeno mediatico d’inizio millennio e il successo del loro album va oltre ogni rosea aspettativa: più di 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo, che valgono una menzione nel Guinnes dei primati come “band virtuale di maggior successo”. Per Albarn e i numerosi artisti, che di volta in volta lo affiancano, è la vittoria di una sfida rivoluzionaria e di un marchio che può riservare interessanti scenari per il futuro.
Quattro anni più tardi esce la seconda opera Demon Days, che fa incetta di dischi di platino negli Stati Uniti e in Europa, vincendo inoltre un Grammy Award nel 2006 come “Miglior Collaborazione Vocale Pop”. Ne seguono altri due, Plastic Beach e The Fall (entrambi nel 2010), e nel 2011 un “best of” dei singoli più acclamati. In questa fase entra in gioco un quinto membro: Cyborg Noodle.
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