Come aiutare una persona con disturbo borderline di personalità (DBP)? Pochi quadri clinici sono complessi e logoranti come questo disturbo mentale.
Oltre ai trattamenti, oltre la biogenia o la psicogenia, vi è lo scenario psicosociale del paziente, dove amici e parenti non sanno cosa fare e cosa non fare o come aiutare la persona cara che ha bisogno di attenzioni. Da ciò scaturisce il titolo di questo articolo.
Spesso quando si parla di malattie mentali, o di qualsiasi altro tipo di disturbo psicologico, ci limitiamo a enumerarne le caratteristiche, le cause e i fattori scatenanti, dimenticando un aspetto chiave. Lasciamo da parte l’universo personale e relazionale della persona; senza volere, il soggetto si sente perso, soffocato ed emarginato dietro le sbarre della sua stessa mente.
Qualsiasi esperto in psicologia sa che nulla è impegnativo e complicato da valutare e trattare come i disturbi di personalità. Vi è una sovrapposizione sintomatica, molti falsi positivi (persone che ricevono una diagnosi errata) e anche se i manuali diagnostici come il DSM-V aiutano a classificarne alcune caratteristiche, spesso si ignora l’immenso labirinto psicologico presente nella maggior parte di esse, nel disturbo borderline di personalità in particolare.
È per questo motivo che è così complicato aiutare una persona con disturbo borderline di personalità.
I familiari di un soggetto affetto da tale condizione sanno che non tutto quello che fa o prova la persona appare nei libri. Nella maggior parte dei casi le persone più vicine al paziente, quelle che ama di più, sono l’obiettivo e le vittime dirette di ogni sua instabilità, idee paranoiche, vuoti esistenziali e pensieri dicotomici. È necessario, dunque, tenere maggiormente in considerazione l’ambiente familiare delle persone con disturbi psicologici.
Le persone con disturbo borderline di personalità presentano una forte instabilità nelle loro relazioni interpersonali, nell’immagine che hanno di sé e nella loro affettività.
Bisogna segnalare che, come succede con molte altre condizioni psicologiche, il disturbo borderline di personalità non ha una “cura magica”. Non esiste una terapia infallibile che disattivi la montagna russa dei cambiamenti di umore, degli estremi, delle paure e dei vuoti della persona che ne è affetta. Abbiamo alla nostra portata, però, diversi tipi di trattamenti grazie ai quali recuperare la stabilità emotiva e migliorare la qualità delle relazioni. Questo è il primo passo per aiutare una persona con disturbo borderline di personalità.
Non possiamo dimenticare una cosa: il sostegno familiare è fondamentale in caso di malattie mentali. Dobbiamo offrire all’ambiente familiare del paziente adeguate strategie di affrontamento per imparare a convivere con il loro caro e aiutarlo.
Le persone vicine al paziente si sentono spesso colpevoli. Si fanno carico di infiniti dubbi, si danno la colpa delle ricadute, delle autolesioni, di non aver intuito questo o quello, di non aver scelto bene le parole in un determinato momento…In quanto familiari o amici, prima di tutto è fondamentale tenere a mente questi tre aspetti:
Dopo aver chiarito questi aspetti, vediamo cosa possiamo fare per aiutare una persona con disturbo borderline di personalità. Seguiamo alcune linee guida pratiche:
Le persone con disturbo borderline di personalità possono dire cose crudeli e irrazionali. Temono di essere abbandonate ed escluse, di conseguenze hanno scatti di ira e aggrediscono verbalmente.
Gli specialisti affermano che è come soffrire di “dislessia auditiva”. Sentono parole confuse, da dentro verso fuori e fuori contesto.
Quando si mostrano verbalmente aggressive, dovremo dir loro che non è il momento adatto per parlare, che per noi sono importanti e che per poterle aiutare è meglio comunicare quando saranno rilassate. Dopo aver recuperato la calma, presteremo maggiore attenzione alle loro emozioni piuttosto che alle loro parole, così da riconoscerli per conciliare gli affetti e offrire aiuto.
Non importa se quello che dicono non ha senso o risulta irrazionale. Dobbiamo farle sentire ascoltate e sostenute. In caso di ulteriore crisi o aggressione, la cosa migliore da fare è allontanarsi prima di litigare e intensificare la sintomatologia.
Uno dei modi più efficaci per aiutare una persona cara affetta da disturbo borderline di personalità è farle ottenere un certo controllo sul suo comportamento. A tale scopo, stabiliremo dei limiti entro i quali regolarsi e grazie ai quali dovrà capire di dover continuare il trattamento.
Tutti i membri della famiglia devono essere d’accordo con i limiti e le norme. Verrà stabilito cosa è permesso e cosa non lo è.
Indicheremo con affetto alla persona con disturbo borderline di personalità quello che non è consentito: “ti vogliamo bene e vogliamo che vada tutto bene. Per riuscirci, devi capire che se ci parli o ti comporti in questo modo, fai male a te stesso e a noi. Non possiamo accettarlo. Ti chiedo di cambiare per te e per noi”.
Per concludere, ottenere questa alleanza terapeutica tra il paziente, la sua famiglia e i professionisti che lo hanno in cura non è semplice, ma non è impossibile. Aiutare una persona con disturbo borderline di personalità è una sfida giornaliera, un cammino pieno di buche, ma alla fine è gratificante quando riusciamo a neutralizzare l’impulsività e indurla a prendere decisioni in modo più razionale che emotivo.
Ottenere vincoli più sani e il miglioramento del paziente è un lavoro dove tutti sono importanti, dove tutti sono agenti attivi con lo stesso obiettivo: aiutare una persona con disturbo borderline di personalità.
Riferimenti bibliografici
Friedel, Robert (2004) “Borderline Personality Disorder Demystified: An Essential Guide for Understanding and Living” New York: Da Capo Press.
Source: lamenteemeravigliosa.it