Era la foto del profilo messenger di un’amica. Parliamo di più di dieci anni fa e, lo ammetto, per quanto sia uno scatto molto famoso (ma che fino ad allora non avevo mai incrociato in nessun giornale o rivista) per un attimo ho pensato davvero fosse lei. Ho pensato che la delicata e bellissima donna col corsetto fosse una giovane ragazza milanese di neanche vent’anni, immortalata con maestria da un eccezionale – ma anonimo – fotografo.
E invece, nel giro di pochi minuti – una volta ingrandita l’immagine – ho capito subito che no, quella immortalata non era la mia amica e che quello scatto era senza dubbio il lavoro di un grande artista. Ho provato a digitare un generico “ragazza con il corsetto” su internet ed ecco che appare subito la fotografia in questione – Mainbocher Corset, datata 1939 – accompagnata dal nome di chi stava dall’altra parte dell’obiettivo, uno dei fotografi più famosi del ventesimo secolo: Horst P. Horst.
Giusto per colmare la mia ignoranza, scorro le notizie sulla sua vita, trascorsa tra Germania, Francia e Stati Uniti. Nato a Weißenfels-an-der-Saale con il nome di Horst Paul Albert Bohrmann il 14 agosto del 1906, il giovane fotografo si forma ad Amburgo dove studia design per poi spostarsi a Parigi a lavorare come apprendista dal celebre architetto Le Corbusier. Queste conoscenze di design e architettura influenzeranno molto la sua fotografia e si possono notare nel modo in cui compone le immagini e risalta la plasticità dei corpi.
A Parigi incontra il suo amante, George Hoyningen-Huene, fotografo della rivista Vogue, che lo introduce al mondo degli artisti della città. Con Hoyningen-Huene girerà l’Europa e gli Stati Uniti e grazie ai numerosi viaggi di questo periodo ha modo di formarsi e imparare il mestiere. Stringe amicizia con Coco Chanel, collabora con Salvator Dalì e conosce il fotografo Cecil Beaton, da cui è probabile che prenda un certo gusto nella teatralità della composizione fotografica – così come è probabile che sia stato influenzato da un altro grande fotografo dell’epoca: Man Ray. Il lavoro di Horst combina infatti gli aspetti drammatici e scenici di Beaton con alcune delle tecniche utilizzate da Man Ray, ottenendo un risultato sorprendente; le sue fotografie non sono semplici scatti di moda ma diventano un simbolo di eleganza e stile senza tempo. Bruce Weber – artista su cui Horst ha avuto grande influenza – del suo lavoro dirà:
L’eleganza delle sue fotografie ti trascina in maniera splendida in un’altra dimensione. La qualità delle persone ritratte, che sembrano intoccabili, è davvero interessante. C’è una distanza che sembra mostrare qualcuno di un’altro mondo, che ti incuriosisce e ti fa innamorare.
Ed in effetti c’è qualcosa di estremamente carismatico nelle figure che ritrae, specialmente quelle femminili che possiedono un mix perfetto tra il glamour dei costumi, la maestria nell’impiego delle luci e la personalità delle modelle – alcune delle quali ha contribuito a lanciare nel mondo della moda. Ma che siano star del cinema o ragazze sconosciute, tutte le sue donne sembrano avere una sensualità sofisticata, irraggiungibile e misteriosa.
Grazie a un’ottima recensione apparsa sul New Yorker in occasione della sua prima mostra a La Plume d’Or a Parigi, nel 1932, Horst diventa famoso. Inizia la sua lunga collaborazione con Vogue, che gli sarà d’aiuto nel chiedere la cittadinanza negli Stati Uniti poco prima dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Cambia il suo nome in Horst P. Horst, e nel 1943 entra nell’esercito. Finita la guerra, riprende a immortalare le celebrità del mondo dello spettacolo e della politica americane, oltre a continuare il suo lavoro per Vogue. Fotografa – tra gli altri – Cole Porter, Greta Garbo, l’amica Coco Chanel, Marlene Dietrich, Katherine Hepburn, Bette Davis e Jacqueline Bouvier. Anna Wintour l’ha definito “il Mario Testino della sua epoca”, capace di rendere chiunque impeccabile ed attraente. E secondo Susanna Brown, curatrice della mostra Horst: Photographer of Style tenutasi in suo onore al V&A di Londra nel 2015, il fotografo ha promosso un tipo di donna molto preciso:
Le donne delle fotografie di Horst sono raramente le creature viziate viste nel lavoro dei suoi predecessori. Tra le sue prime muse erano incluse donne tenaci come l’emigrata russa Lyla Zelensky and Ludmila Leonidovna Feodoseyeva, che fuggirono dal paese in guerra.
Non solo celebrità, dunque. Quando Horst riconosce una personalità per lui interessante non perde tempo e la fotografa, anche se si tratta di una ragazza incontrata per caso. Come è successo con Ludmila Leonidovna Feodoseyeva, che all’epoca del loro incontro faceva la postina per la celebre rivista. Quando la propone come modella c’è chi storce il naso: la ragazza ha lineamenti poco regolari, un naso non giudicato adatto. Ma grazie ad Horst, di lì a qualche anno diventa la modella di punta della sua generazione. Così come altre due celebri modelle che contribuisce a lanciare, grazie ai suoi scatti impeccabili: Lisa Fonssagrives e Muriel Maxwell (protagonista di questo famoso scatto a colori).
Per tutta la sua carriera (lunga 60 anni) Horst ha sempre cercato di esprimere, con la sua accuratezza e precisione, lo spirito delle persone con cui lavorava.
Ho sempre fotografato con lo stesso spirito degli inizi della mia carriera. Cerco di creare una bella immagine, trasmettendo l’idea che le donne possono essere al tempo stesso desiderabili ed emancipate.
Horst non è un appassionato di moda, eppure ne rappresenta il fotografo per eccellenza, assieme ad altri grandi come Richard Avedon e Irvin Penn. Nel suo percorso scatta anche altre tipi di immagini (di viaggi e interni, ad esempio) collaborando con altre riviste oltre Vogue, come House and Garden. Smette di lavorare gradualmente negli anni ’90 e muore nel 1999, in Florida, a 93 anni.
Ma pur immortalando alcune tra le più celebri personalità del secolo, la sua fotografia più famosa rimane Mainbocher Corset, scattata nel 1939, il giorno prima della sua partenza per gli Stati Uniti. Ma la meravigliosa donna della fotografia, chi era? La sua identità è ancora un mistero: si sa che si faceva chiamare Madame Bernon. Di sicuro non è apparsa altre volte su Vogue, né si pensa che Horst si riferisse a lei per nome, dal momento che non l’ha specificato – lasciando di proposito un alone di mistero sulla sua identità e sul loro rapporto. L’unica cosa che pare abbia detto in un’intervista è che la foto è stata scattata di spalle perché la ragazza stava piangendo. Ma probabilmente ogni risposta della nostra immaginazione può essere valida, perché al di là del reale rapporto tra il fotografo e la modella quello che interessa è il potere evocativo di questa immagine, che ricorda un’antica scultura di Venere, sopravvissuta al logorio del tempo.
Ci sono voluti più di tre mesi a Conde Nast per pubblicarla. A quel tempo non si sarebbero sognati di pubblicare un nudo.
Horst racconta di aver lasciato di proposito il corsetto slacciato “perché rappresentava l’atmosfera della Francia nel 1939, l’idea della fuga”. Era la liberazione delle donne dall’idea antiquata della moda ma anche la sospensione di un mondo in declino che si avvicinava al conflitto mondiale. E a lei si è ispirata Madonna nell’iconico video Vogue, il dichiarato omaggio alla rivista e ai suoi celebri fotografi, tra cui si riconoscono le atmosfere raffinate di Horst e la misteriosa donna con il corsetto.
Source: freedamedia.it