La mia storia d’amore col divano dura ormai da almeno una ventina d’anni. Tra alti e bassi siamo stati a lungo inseparabili, ma il liceo e l’università mi hanno insegnato un’importante lezione: aver la pretesa di studiare da sdraiati è pura utopia. Personalmente ho cercato di combattere quello che pensavo fosse soltanto un modo di mia mamma per allontanarmi dall’amato divano – non si studia da sdraiati, me lo diceva sempre la mia professoressa, vai sulla scrivania! – ma purtroppo ho dovuto arrendermi anche io all’evidenza. Capire e memorizzare concetti in posizione orizzontale è l’anticamera del pisolino. Punto. O almeno, per me lo è sempre stato.
A proposito di studio, sappiamo che ormai le scuole sono ricominciate, mentre, per chi è all’Università, gli esami sono alle porte (se non addirittura già a metà). Nonostante studiare mi sia sempre piaciuto negli anni la mia tendenza a dare sfogo alla libera immaginazione e la mia passione per il divano hanno reso un po’ complicata per me la sua attuazione pratica. Mi è capitato spesso di chiedere ad amiche che riuscivano a tenere per ore consecutive la concentrazione quale fosse il loro metodo di studio segreto. Va detto subito che il metodo di studio è estremamente personale: ognuno ha il suo. Ma va anche ricordato che esistono persone (tipo me) che non riescono a scovarne uno efficace. Per tutte loro, e, in generale, per chi ha voglia di provare nuove strategie, ho deciso di fare una piccola ricerca e di consultare i consigli stilati da Tom Stafford, uno psicologo che proprio sullo studio e la sua efficacia ha condotto una ricerca. Con il suo team Stafford ha condotto una ricerca in cui ha valutato i dati di utilizzo di alcuni giochi online. I ricercatori hanno potuto osservare l’apprendimento di circa 850.000 mila giocatori e trarre da queste statistiche alcuni accorgimenti utili a chiunque debba studiare qualsiasi tipo di materia.
La ricerca che ne è conseguita ha mostrato con un dettaglio senza precedenti la curva di apprendimento degli utenti, permettendoci di testare alcune teorie esistenti sul miglior modo di imparare e suggerire nuove idee.
1. Distribuire lo studio.
Secondo i dati emersi, gli utenti che hanno lasciato trascorrere più tempo tra un tentativo e l’altro, hanno raggiunto un risultato più alto.
La differenza è enorme: le persone che hanno lasciato passare più di 24 ore tra un tentativo e l’altro nei primi cinque, di media hanno raggiunto un punteggio più alto che nei successivi cinque delle persone che hanno provato il 50% in più di loro.
Come hanno dimostrato anche altre ricerche, se si vuole studiare in maniera efficace è meglio distribuire i momenti di lavoro, lasciando un tempo per far “sedimentare” ciò che si è appreso invece di accumulare tutto lo studio in una sessione sola. Mi viene spontaneo dire che è molto più facile a dirsi che a farsi. In questo senso, mi posso definire un’accumulatrice seriale; senza dubbio sono sempre riuscita a cavarmela, ma se si volesse iniziare col piede giusto, un buon modo per aiutare la propria capacità mnemonica anziché perdere tonnellate di tempo in ripassi disperatissimi è sempre e solo quello: ORGANIZZARSI LO STUDIO. Decidere cosa, quando, come. Distribuire l’assimilazione dei concetti e il tempo della verifica. Anticipare ogni possibile fregatura. Diventare invincibili. In questo momento mi sto motivando anche io. Forse quest’anno ce la potrò fare.
2. Sbagliando s’impara.
Un risultato nuovo rispetto a tante altre ricerche condotte in precedenza, sembra essere quello secondo cui le persone che iniziano in maniera non proprio brillante, risultano ottenere risultati migliori sul lungo periodo.
La nostra teoria è che ci sono persone che esplorano i modi in cui funziona il gioco invece di focalizzarsi sull’ottenere il punteggio maggiore ogni volta che possono.
Le considerazioni sull’osservazione di questo comportamento sembrano portare al vecchio detto “sbagliando s’impara”. Testarsi – e quindi mettere in conto di poter occasionalmente fallire – aiuta a imparare meglio ed ottenere i risultati sperati a lungo termine. Aggiungerei che l’accertarsi di capire effettivamente i meccanismi che regolano ciò che stiamo studiando, invece di focalizzarsi soltanto sul modo per ottenere punteggi alti (leggi i voti) è anche un buon esercizio per non andare in panico quando sia sbaglia, ma capire che è nell’ordine normale delle cose – e specialmente del processo di apprendimento.
3. Esercitarsi su ciò che ci verrà chiesto.
Questo è un errore che ho sempre fatto e che ho compreso solo all’università, quando mi è capitato di accompagnare alcune amiche agli esami, riuscendo così ad ascoltare le domande che venivano poste loro. Dopo aver visto e sentito come venivano affrontati gli argomenti che stavo studiando, ho avuto tutto un altro approccio al mio stesso metodo di studio. Esercitarsi nel modo in cui poi verremo esaminati aiuta a capire cosa ci aspetta – e dunque, permette di prepararsi a dovere senza dover affrontare brutte sorprese. Per esempio, se il test prevede la scrittura di un saggio breve, bisognerà allenarsi a scrivere un saggio breve su un determinato argomento. Sembra ovvio, ma è un accorgimento di cui spesso ci si dimentica. E che si trascura a favore di uno studio generale su tutto lo scibile umano – pensando così di “pararsi” da ogni tipo di domanda trabocchetto. E che nel mio caso, si è sempre rivelato fallimentare.
Rispondere alle domande di un esame è una capacità, tanto quanto affrontare un gioco online. Non si potrà mai migliorare memorizzando le mosse necessarie. Lo si può fare soltanto mettendole in atto.
4. Ordinare le informazioni, la memoria non basta.
La memoria da sola non basta. Così come il guardare ossessivamente i nostri appunti, cercando di memorizzare le informazioni in maniera unicamente visiva. Una strategia utile invece, è quella di trovare un modo per organizzare e ordinare le nozioni. Tramite associazioni interdisciplinari o esercitazioni attive, si può sensibilmente aiutare la nostra memoria, creando una specie di percorso mentale da ripercorrere una volta che avremo bisogno nuovamente di cercare quell’informazione. Creatività e immaginazione, dunque, potrebbero venirci in soccorso per evitare che la noia ci permetta di assimilare solo noia – noia – noia.
5. Dormire e Riposare.
Ultimo suggerimento, abbastanza intuitivo ma che nel mio caso è sempre stato talmente ovvio da risultare il primo a non essere per niente considerato nelle mie strategie di studio. Dormire e riposare. Privarsi di sonno ed utilizzare ogni secondo a disposizione per mettersi in testa le nozioni, non è la risposta. Anche se presto o tardi a tutti è capitato di pensare che lo fosse. Alcune ricerche invece, mostrano proprio come il riposo – dal cosiddetto power nap, alla nottata di sonno profondo – possa aiutare a migliorare la memorizzazione dei concetti e la nostra capacità di apprendere.
Consigli più o meno conosciuti che però, in questo periodo di inizi che è il mese di settembre, fa sempre bene riguardare. Anche se in fondo al cuore, spero che qualcuno possa abbattere il pregiudizio e ridare dignità allo studio sul divano.
Source: freedamedia.it