Comincia formalmente oggi, 29 marzo 2017, il divorzio di Londra dall’Unione Europea. A nove mesi dallo storico referendum con cui i britannici hanno deciso di lasciare l’Europa, il governo di Londra avvia la procedura formale della Brexit, attivando l’articolo 50.
Cos’è l’articolo 50?
In 264 parole e 5 paragrafi, l’Art.50 del Trattato di Lisbona delinea il percorso di uscita volontaria dall’Ue di uno Stato membro. L’articolo stabilisce che il governo dello Stato informi il Consiglio europeo della sua intenzione, e si avviino negoziati per arrivare ad un accordo sul ritiro e per stabilire le basi legali del futuro rapporto con Bruxelles.
E’ stato mai invocato finora?
No. La Groenlandia è stato il primo Paese a votare l’uscita dall’Europa, ma erano ancora i tempi della CEE, il soggetto precedente rispetto all’Ue, molto tempo prima che fosse redatto l’art.50
Cosa innesca l’articolo Londra50?
Una volta che uno Stato membro ha notificato la sua intenzione di uscire dall’Ue, ha due anni per negoziare nuovi accordi, dopo i quali non sarà più soggetto ai trattati Ue. L’articolo è in gran parte piuttosto vago, ma tassativo sul lasso di tempo dei due anni. Eventuali proroghe possono essere concesse in caso di (improbabile) accordo unanime.
Cosa succede in mancanza di accordo nei 2 anni?
La Gran Bretagna dovrebbe uscire dall’Ue il 29 marzo 2019, ma in caso di mancato accordo non ci sarebbero disposizioni per i sui rapporti giuridici e commerciali con Bruxelles. Il premier Theresa May ha avvertito che non farà sconti e che è pronta a lasciare i negoziati se non ottiene ciò che vuole.
La procedura è irrevocabile?
No. Nulla impedisce in teoria che l’art. 50, una volta invocato, sia ritirato, ha spiegato l’ex ambasciatore che lo ha elaborato, John Kerr, paradossalmente un britannico. Quando il ministro della Giustizia britannico, Liz Truss, parlò di irreversibilità, definendo l’attivazione dell’art.50 “un biglietto di sola andata”, Downing Street ha preso le distanze.
Quando sarà attivato l’art. 50?
Oggi, 29 marzo, il governo invierà una lettera al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. Lunga fino a 8 pagine. May ne spiegherà la formulazione con una dichiarazione in Parlamento. Giovedì 30 sarà pubblicato il decreto governativo che prevede la reintroduzione automatica degli ordinamenti britannici in luogo delle regolamentazioni dell’Ue, non appena Londra lascerà ufficialmente.
Come risponderà l’Ue?
Tusk ha assicurato che risponderà entro venerdì con “una bozza di progetto di linee guida”. E’ invece improbabile che la risposta formale del presidente arrivi prima del vertice straodrinario del Consiglio europeo del 29 aprile.
Quando cominceranno i negoziati e quanto dureranno?
Non prima del ballottaggio delle presidenziali francesi (il 7 maggio) e probabilmente al più tardi a giugno.
Il capo negoziatore Ue, Michel Barnier, prevede meno di 18 mesi di reale negoziato. La finestra decisiva sarà probabilmente da ottobre, dopo le presidenziali tedesche del 24 settembre. Barnier ha auspicato l’avvio del processo di ratifica dal parte del Parlamento europeo da ottobre 2018.
Ci sarà un accordo entro due anni?
Probabilmente no, secondo Kerr, che oltre a redigere l’art.50 è uno dei negoziatori più esperti dell’Ue. Il diplomatico calcola il 50% delle probabilità di una uscita entro i tempi e potenzialmente di accettare una fase iniziale molto più lunga, che richiede “un decennio di incertezza“. Scettico l’ex capo di Gabinetto, Gus O’Donnel, che prima del referendum aveva detto: “La Groenlandia, popolazione di poco inferiore a Croydon”, città di circa 12.000 abitanti nella zona sud di Londra, “ha un problema, il pesce. E con un problema ci sono voluti tre anni. Noi abbiamo molteplici problemi. E’ altamente improbabile che si possa risolvere tutto in due anni”.
Quali sono i punti critici?
La lista è lunga e anche i temi del negoziato saranno al centro della trattativa:
- Ad esempio, Londra vuole inserire negoziati commerciali, mentre secondo figure di alto livello dell’Ue dovrebbero essere discussi separatamente; mentre il Regno Unito fa ancora parte dell’Ue non sarà consentito di negoziare accordi commerciali con Paesi non membri.
- I diritti dei cittadini Ue che vivono nel regno e quelli dei cittadini britannici che vivono nei Paesi Ue: il governo esclude di garantire ai cittadini Ue protezioni prima dell’inizio dei colloqui e ha scatenato il timore che saranno utilizzati come merce di scambio.
- Altra difficile questione è quella sulla sicurezza e controllo delle frontiere.
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Le prossime tappe
- L’ambasciatore britannico all’Ue, Tim Barrow, consegnerà personalmente al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, la lettera con cui il Regno Unito ufficializza la sua intenzione di uscire dal blocco.
- Da quel momento comincerà il conto alla rovescia per il divorzio, al termine dei due anni di negoziato.
- Sempre oggi, la premier britannica, Theresa May, andrà in Parlamento per informare i deputati che il Regno Unito ha invocato l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, quello che definisce le modalità di uscita di un Paese dall’Unione.
- Tusk dovrebbe fare un breve dichiarazione per confermare di aver ricevuto la notifica.
- L’indomani, il presidente del Consiglio europeo – scrive il Guardian – farà circolare tra i 27 membri dell’Ue una bozza delle direttrici per il negoziato con il Regno Unito.
- Le direttrici saranno adottate formalmente nel vertice straordinario del 29 aprile a Bruxelles.
Per Theresa May “è un giorno storico”
Per il premier britannico Theresa May, l’inizio della procedura per l’uscita dall’Ue rappresenta “uno dei momenti più importanti” della storia recente del Regno Unito. “Una Gran Bretagna globale potrebbe costruire nuove alleanze al di fuori dell’Ue”. Ma la May ha anche sottolineato il desiderio, con l’inizio dei negoziati con Bruxelles, di una “nuova partnership profonda e speciale con l’Unione Europea“. “Non solo costruzione di nuove alleanze” quindi, ma “anche andare oltre nel lavoro con vecchi amici che hanno resistito per secoli al nostro fianco”.
Source: www.agi.it