TORINO (ITALPRESS) – Il tribunale di Torino con la sentenza del 9/12/2020 ha confermato una volta in più il diritto delle imprese a scegliere il contratto collettivo che ritengono più adeguato alla propria situazione, in nome della libertà sindacale sancita dalla Costituzione. Nella fattispecie, il Ccnl ritenuto dal tribunale correttamente applicato e applicabile è quello del settore Metalmeccanica Industria di Conflavoro Pmi e Fesica-Confsal, scelto da un imprenditore piemontese che aveva preferito recedere dal precedente Ccnl di Confindustria, Cgil, Cisl e Uil. Lo spiegano in una nota il presidente nazionale di Conflavoro, Roberto Capobianco e il presidente territoriale di Conflavoro Lingotto, Stefano Alemanno, il quale si è occupato in prima persona della vicenda.
“Era stata proprio la Fiom Cgil – evidenzia Stefano Alemanno – a portare l’imprenditore, che ha oltre 35 dipendenti, davanti al giudice con l’obiettivo di invalidare la sua libera scelta circa il cambio del Ccnl. La Fiom nel ricorso poi perso si era infatti opposta all’applicazione del Ccnl firmato da Conflavoro e Fesica-Confsal, asserendo la validità per ultrattività del proprio Ccnl, ossia ritenendolo unilateralmente ancora valido anche se scaduto il 31 dicembre 2019 e anche se rescisso dall’imprenditore”.
“Quello della Fiom è solo l’ennesimo tentativo di condizionare le aziende – commenta Roberto Capobianco – millantando un monopolio e una egemonia sindacale che non esistono sulla carta nè tantomeno nella realtà dei fatti. Esiste invece la libertà sindacale sancita dall’articolo 39 della Costituzione, assolutamente da difendere e ancora purtroppo lontana dall’essere accettata da alcune sigle sindacali. Le quali, puntualmente come stavolta, perdono i ricorsi in tribunale. Un’azienda, lo ribadiamo, può scegliere il Ccnl che preferisce. La qualità di un contratto non è data dal nome del sindacato che lo firma, ma dal rispetto della parte normativa e retributiva, come stabilito da più circolari dell’Ispettorato nazionale del lavoro”.
“Alle aziende diciamo di non aver paura e di non farsi condizionare. Stiamo lottando da tempo per far sì che queste situazioni che attentano a un diritto costituzionale non accadano più. E dopo questa importante sentenza confidiamo nell’intelligenza sindacale di non far più disperdere tempo e denaro in inutili ricorsi giudiziari, e che si possa piuttosto lavorare insieme su come superare questa dura crisi economica che non fa distinzione tra imprenditori e lavoratori”, conclude.
(ITALPRESS).
“Era stata proprio la Fiom Cgil – evidenzia Stefano Alemanno – a portare l’imprenditore, che ha oltre 35 dipendenti, davanti al giudice con l’obiettivo di invalidare la sua libera scelta circa il cambio del Ccnl. La Fiom nel ricorso poi perso si era infatti opposta all’applicazione del Ccnl firmato da Conflavoro e Fesica-Confsal, asserendo la validità per ultrattività del proprio Ccnl, ossia ritenendolo unilateralmente ancora valido anche se scaduto il 31 dicembre 2019 e anche se rescisso dall’imprenditore”.
“Quello della Fiom è solo l’ennesimo tentativo di condizionare le aziende – commenta Roberto Capobianco – millantando un monopolio e una egemonia sindacale che non esistono sulla carta nè tantomeno nella realtà dei fatti. Esiste invece la libertà sindacale sancita dall’articolo 39 della Costituzione, assolutamente da difendere e ancora purtroppo lontana dall’essere accettata da alcune sigle sindacali. Le quali, puntualmente come stavolta, perdono i ricorsi in tribunale. Un’azienda, lo ribadiamo, può scegliere il Ccnl che preferisce. La qualità di un contratto non è data dal nome del sindacato che lo firma, ma dal rispetto della parte normativa e retributiva, come stabilito da più circolari dell’Ispettorato nazionale del lavoro”.
“Alle aziende diciamo di non aver paura e di non farsi condizionare. Stiamo lottando da tempo per far sì che queste situazioni che attentano a un diritto costituzionale non accadano più. E dopo questa importante sentenza confidiamo nell’intelligenza sindacale di non far più disperdere tempo e denaro in inutili ricorsi giudiziari, e che si possa piuttosto lavorare insieme su come superare questa dura crisi economica che non fa distinzione tra imprenditori e lavoratori”, conclude.
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