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Così bella e grande da essere visibile dallo spazio, la grande barriera corallina ospita tantissime creature ed è un vero e proprio paradiso della biodiversità.
Ma purtroppo i cambiamenti climatici la stanno danneggiando pericolosamente. Un nuovo studio guidato dagli scienziati australiani della James Cook University ha evidenziato che la maggior parte dei coralli, oltre il 90%, è stato colpito da sbiancamento e il 20% è già morto.
I ricercatori provenienti da dieci istituti di ricerca in tutta l’Australia hanno condotto indagini aeree e subacquee lungo la Grande Barriera Corallina. I record delle temperature nel 2016 hanno causato uno dei peggiori sbiancamenti del corallo mai avvenuti.
Secondo gli scienziati si tratta del terzo grave sbiancamento che influenza la Grande Barriera Corallina, a seguito di ondate di calore precedenti, nel 1998 e nel 2002.
“Speriamo che nelle prossime 2-3 settimane le acque possano rinfrescarsi rapidamente, altrimenti lo sbiancamento sarà molto grave. Ora ci stiamo attrezzando per studiare il potenziale numero 4” ha detto Terry Hughes.
“Il cambiamento climatico non è una minaccia futura. È qualcosa che colpisce la Grande Barriera Corallina da 18 anni” si legge sul New York Times.
Proteggere le barriere da pesca e migliorare la qualità dell’acqua può contribuire a ridurre lo sbiancamento dei coralli e favorire il recupero a lungo termine di quelli superstiti.
Nei giorni scorsi, anche Greenpeace aveva mostrato la grave situazione in cui versa la Barriera corallina con alcune foto che raccontano una storia davvero molto triste.
“Ho scattato foto di questa area del Reef per diversi anni e quello a cui assistiamo oggi è senza precedenti. In queste foto quasi il 100 per cento dei coralli è soggetto a sbiancamento, e nessuno sa quanti tra questi torneranno alla condizione precedente. Le alghe stanno già iniziando ad invadere molti dei coralli” ha detto Brett Monroe Garner, biologo marino e fotografo naturalista.
Stiamo distruggendo quanto di più prezioso la Terra ci offre.
Francesca Mancuso
Source: greenme.it