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Migranti, il “viaggio fatale” dalla Libia per i bambini

5 marzo 2017

Sono enormi i rischi che corrono i bambini rifugiati e migranti quando dall’Africa Subsahariana tentano di raggiungere l’Italia per una vita migliore. Un viaggio “fatale”, come lo definisce l’Unicef, in un rapporto che fornisce un quadro accurato di cosa affrontano i minori nella rotta migratoria del Mediterraneo centrale: violenze sessuali, sfruttamento, abuso e detenzione. Questa rotta, sottolinea Afshan Khan, direttore regionale e coordinatore speciale dell’Unicef per la Crisi dei Rifugiati e dei Migranti in Europa, “e’ tra quelle al mondo in cui muoiono piu’ persone (l’anno scorso in circa 5 mila sono morte e almeno 700 erano bambini, ndr.) ed e’ tra le piu’ pericolose per i bambini e le donne”, in quanto i trafficanti che controllano la zona li “vedono come prede”. Ecco perche’ sono urgenti e necessarie “vie e piani di sicurezza sicuri e legali per proteggere i bambini migranti, per tenerli al sicuro e lontano dai predatori”.
Dall’indagine dell’Unicef emerge che i tre quarti dei bambini intervistati hanno dichiarato di aver subito violenze, molestie o aggressioni per mano di adulti durante il viaggio, mentre circa la meta’ delle donne e dei bambini intervistati hanno dichiarato di aver subito abusi sessuali durante la migrazione – spesso, piu’ volte e in diversi punti lungo il viaggio. La maggior parte dei bambini ha denunciato di aver subito abusi verbali o psicologici, mentre circa la meta’ di loro ha subito percosse o altri abusi fisici. Fra le ragazze si e’ registrata una maggiore incidenza degli abusi rispetto ai ragazzi. (AGI)
Gli ultimi dati di un’indagine su donne e bambini migranti, realizzata in Libia alla fine del 2016, hanno rivelato tremendi livelli di abuso lungo la rotta dei migranti. Durante la realizzazione dell’indagine, 256.000 migranti sono stati registrati in Libia, compresi 30.803 donne e 23.102 bambini – un terzo dei quali era non accompagnato. I dati reali potrebbero essere tre volte piu’ alti, fa sapere l’Unicef. Inoltre, la maggior parte dei bambini e delle donne ha indicato di aver pagato i trafficanti all’inizio del viaggio, rimanendo in debito sotto la formula del ‘pay as you go’ ‘pagare per partire’ ed esposta ad abuso, rapimento e tratta. Le donne e i bambini hanno anche raccontato di condizioni sovraffollate e molto dure nei centri di detenzione in Libia – sia in quelli gestiti dal governo sia in quelli gestiti da milizie armate – che comprendevano la mancanza di cibo nutriente e di rifugi adeguati. “I bambini non dovrebbero essere costretti a mettere le proprie vite nelle mani di trafficanti semplicemente perche’ non hanno alternative” ha continuato Khan. “Noi dobbiamo individuare a livello globale i fattori all’origine della migrazione e lavorare insieme per un solido sistema di passaggi sicuri e legali per i bambini in movimento, siano essi rifugiati o migranti”. Sono sei i punti che l’Unicef ha sviluppato in un programma e che chiede urgentemente ai governi nazionali e all’Unione Europea di adottare. Tra questi, porre fine alla detenzione dei bambini richiedenti lo status di rifugiato o migranti; tenere unite le famiglie e dare loro il riconoscimento di uno status legale e consentire ai bambini rifugiati e migranti di studiare e dare loro accesso a servizi sanitari e di altro tipo, di qualita’.

Source: corrierequotidiano.it/esteri

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