Da un piccolo ufficio di Rue du Fauburg Saint-Honoré, nel cuore di Parigi a pochi passi dall’Eliseo, un gruppo di esperti di propaganda politica elabora quotidianamente la strategia sul web di Marine Le Pen in vista delle elezioni presidenziali in Francia. La leader del Front National è senza dubbio la candidata più presente e più attiva su internet, battendo di gran lunga gli avversari per numero di followers e di like su Twitter e Facebook, ma anche per l’iperattivismo dello staff che lavora per lei.
Un gruppo “in prima linea”, “specializzato e potente”, che invade i social media con “messaggi aggressivi”, scrive il Financial Times che disegna i profili dello stato maggiore dell’agguerrito think tank.
Leggi anche: La strategia di Marine Le Pen spiegata in 6 punti
Chi sono i social media manager di Marine Le Pen
- L’esperto
Philippe Vardon 36 anni, uno dei più influenti del gruppo, già leader del ‘Blocco identitario’, formazione nata nel sud della Francia che milita a destra del Front National. Ha aderito alla formazione della Le Pen nel 2015, grazie all’appoggio di Marion, la nipote della leader.
- Il moderato
Sebastien Chenu, 43 anni, ex membro del partito Repubblicano di Francois Fillon e già capo di gabinetto di Christine Lagarde ai tempi in cui l’attuale numero uno del Fondo Monetario Internazionale era ministro del governo di Dominique de Villepin. Nel 2014 lascia il centrodestra e si avvicina al Front National. Dice di non essere un estremista, ma spiega che solo la Le Pen offre una visione alternativa alla Francia.
- L’anziano
Philippe Olivier, sposato con Caroline, la sorella di Marine. Anche lui proveniente dai Republicains, rompe con la destra moderata nel 1998. Diventa il consulente della leader del Fn durante le vittoriose regionali del 2015, quando il partito dell’ultradestra francese diventa forza dirompente e tocca quota 28%.
L’avversario
Emmanuel Macron, il candidato centrista cui la gran parte dei sondaggisti attribuisce buone possibilità di vittoria al secondo turno contro la leader del Front National. Macron viene raccontato dai lepenisti come una operazione più di marketing che non di politica e la strategia è precisamente quella di farlo percepire come il candidato sostenuto dai media e dall’establishment, in contrapposizione ai veri interessi e bisogni del popolo. Video, meme e immagini mostrano l’ex ministro come candidato del “vuoto”, che decide cosa dire facendo girare la ruota di una slot machine. E quando si entra nel merito, la critica è feroce, come nel caso delle parole di Macron sulla politica coloniale della Francia in Algeria, che il candidato centrista ha definito “crimine contro l’umanità”. Macron viene mostrato mentre si rivolge ad un gruppo di nordafricani che lo applaudono. La risposta non troppo implicita che il video suggerisce è di un candidato amico dei nemici della Francia.
Le Pen vince sui social
Marine Le Pen ha 1 milione e trecentomila follower su twitter e quasi altrettanti ‘like’ sulla pagina Facebook. Solo il candidato della sinistra radicale Jean Luc Melenchon le si avvicina, anche se con numeri decisamente inferiori. Ma sul piano social, la Le Pen stravince su Macron (che non arriva a 185mila like su Fb e ha ‘solo’ 525 mila followers su Twitter) e su Francois Fillon, il candidato della destra Repubblicana, bersaglio sul web di attacchi e ironie per i suoi guai con la giustizia legati al ‘Penelopegate’.
Le uscite dello staff di Le Pen contro Macron, guadagnano ogni volta migliaia di visualizzazioni, di ‘like’ e di retweet. E la stessa leader del Fn è personalmente attivissima su twitter, in una sorta di ‘trumpizzazione’ progressiva della campagna elettorale in cui lattacca regolarmente la stampa e si rivolge direttamente al popolo.
Leggi anche: Francia: chi è il favorito a due mesi dalle elezioni
Fin de ma visite au Salon de l’Agriculture : merci aux exposants et au public pour l’accueil exceptionnel que j’ai reçu. #SIA2017 pic.twitter.com/KWce7rS8s2
— Marine Le Pen (@MLP_officiel) 28 febbraio 2017
La ‘fasciosfera’ francese
Ma l’iperattivismo sul web della destra francese non è una storia di oggi. In Francia opera da tempo in maniera apparentemente sotterranea ma in realtà sempre più aperta, una galassia di siti, community, gruppi o semplici account personali che lavorano incessantemente per portare all’attenzione dell’opinione pubblica una serie di temi cari all’ultradestra, dalle battaglie contro l’immigrazione all’antieuropeismo, alla sicurezza. Con toni ansiogeni e allarmistici, se non apertamente razzisti. Nel 2008 due giornalisti francesi, Dominique Albertini e David Doucet, hanno dato un nome a questa nebulosa, definendola ‘fasciosfera’: tra bufale e notizie volutamente esagerate, ipotesi inverificabili e complottismi di vario genere, i siti in questione utilizzano il web per diffondere capillarmente la loro visione del mondo.
Una equazione tra la penetrazione di questa galassia nell’opinione pubblica e la crescita esponenziale dei consensi per il Front National non è così in tempi di debolezza della politica tradizionale e perdita progressiva di fiducia dei cittadini nei confronti dei media mainstream. Punto di riferimento di questo fenomeno ormai ampiamente ‘istituzionalizzato’ è il sito ‘Fdesouche.com‘, ‘francesi puro sangue’, cassa di risonanza dei temi più cari alla destra reazionaria.
Il sito ha milioni di visitatori unici (alcune cifre parlano di quasi 5 milioni di clic mensili) soffia sul fuoco dell’angoscia dei francesi sull’immigrazione, la disoccupazione, la corruttela della classe politica puntando l’indice contro i media debosciati e asserviti. I siti e gli account che possono essere ricompresi in questo fenomeno si muovono spesso in maniera piratesca sul web. A fine gennaio fu lanciato un hashtag su Twitter, #smascheriamoMacron, in cui il candidato centrista veniva indicato come l’uomo ‘del sistema, delle banche e dell’immigrazione clandestina’. I media francesi, tra questi il Nouvel Observateur, scriveranno che la regia dell’operazione era da imputarsi ad account come ‘Con Marine’ o ‘Patrioti del web’.
In diversi interventi sulla stampa francese nel corso degli anni, Albertini e Doucet hanno spiegato che non esiste un legame formale e diretto tra il Front National e i siti della ‘fasciosfera’. “E’ un fenomeno non omogeneo, la sua diversità è quella dell’estrema destra – scrive Albertini su Liberation – vi coabitano cattolici tradizionalisti, nazionalisti e seguaci di Alain Soral” (ideologo del movimento di estrema destra ‘Egalité e Reconciliation‘, una sorta di ‘Terza posizione’ francese n.d.r.). Il nemico è il globalismo, il liberalismo culturale, lo straniero. Attraverso una lenta e quotidiana attività sul web, le idee e le battaglie della destra estrema, un tempo minoritarie anche nel lessico oltre che nella sostanza, sono entrate prepotentemente nel discorso pubblico francese, fino a condizionare in maniera molto profonda l’elettorato. Insomma, il battage della destra estrema anche grazie alla battaglia quotidiana degli strumenti come Fdesouche.com è riuscito a creare un brodo di cultura, un retroterra, una vera e propria ‘egemonia culturale’. Un blocco liquido, indefinito e fluido nella forma, ma che alla fine si trasforma in milioni di voti per il Fn.
Per approfondire:
- Fasciosfera, perché non riusciamo a sbarazzarci dei totalitari online
- Francia, Fron national: la battaglia delle idee
Source: agi.it/estero