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Donne contro donne: la Shine Theory dice basta

14 febbraio 2017

Una cosa che non sopporto di sentir dire è che lavorare con le donne è difficile perché hanno un cattivo carattere, si comportano da stronze tra loro e così via. E uno dei motivi per cui non sopporto di sentirlo dire è che, purtroppo, c’è del vero.
Non me la sento di colpevolizzarci, o almeno non del tutto. Le donne vengono messe in competizione da quando nascono, anche per le cose più stupide. Questo ci rende insicure e davanti a una collega in gamba, carina e sicura di sé, rischiamo di tirare fuori il peggio di noi. È colpa della gelosia, ovviamente, che per quanto odiosa non è ingiustificata, vista la difficoltà per una donna ad accedere agli incarichi lavorativi di alto profilo rispetto ai colleghi uomini. Ci sentiamo come nel gioco delle sedie, dove se un’altra donna prende quella destinata a noi è finita, siamo eliminate, abbiamo perso.

Ma se indugiamo in questi comportamenti senza metterli in discussione, non è anche colpa nostra? E soprattutto: deve essere così per forza?

Non secondo Shine Theory, che invita le donne a sostituire la rivalità con l’amicizia. Detta così sembra un episodio delle Winx, lo so. Invece si tratta di una vera e propria teoria relazionale, elaborata dalle giornaliste Ann Friedman e Aminatou Sow, che insieme conducono il podcast di successo Call Your Girlfriend.

Tutto è cominciato in un articolo del 2013 per il Washintgon Post, in cui Friedman raccontava quanto fosse migliorata la sua vita da quando aveva smesso di vedere le donne in gamba come rivali, e ha cominciato invece a considerarle preziose alleate, nonché persone dalle quali imparare.

Quando incontri una donna che ti intimidisce da tanto è acuta, stilosa, bella e professionalmente appagata, fai amicizia con lei. Circondarti dei migliori non ti rende peggiore al confronto. Ti rende migliore.

If you don’t shine, I don’t shine. Se tu non brilli, io non brillo. È questa l’idea alla base della Shine Theory, che secondo Friedman ha il potere di cambiare concretamente le cose. Negli ambienti in cui le donne si sostengono e spronano a vicenda, infatti, si innesca un trend positivo che favorisce la crescita professionale e le nuove assunzioni.

Un esempio viene direttamente dal governo Obama. I membri femminili, in forte minoranza, avevano difficoltà a farsi ascoltare, così hanno coniato questo metodo: quando qualcuna di loro aveva una buona idea, le altre la ripetevano spesso, puntualizzando da chi fosse venuta per evitare che qualcun altro se ne prendesse il merito. Il risultato è che alla fine del mandato Obama, il gender gap in governo si era quasi azzerato.

Voglio dalla mia parte le donne più forti, più felici, più intelligenti, che mi spingano a negoziare per avere più soldi, che mi dicano di lasciare un uomo che mi fa stare male, che rispondano ai selfie dei miei outfit con amore e gusto, non con competizione e cattiverie sul mio corpo.

Insomma, la regola è una: non demolire le altre, ma lasciarsi ispirare, sempre. Se tu non brilli, io non brillo. E poi, dove sta scritto che le sedie per noi debbano essere così poche?

Source: freedamedia.it

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