I processi di separazione tra madre e figlia son negativamente influenzati dalla cultura patriarcale. È come se l’influenza di questa cultura incentivasse il desiderio in ogni donna, ovvero sentirsi dire da sua madre: “Ora vai. Apri le tue ali ed impara ad essere te stessa”. Tuttavia, nonostante sia un desiderio comune, poche volte si realizza in culture maschiliste come la nostra.
Anzi, molto più spesso accade il contrario. Lungi dal permettere alle proprie figlie di pensare o vivere per conto proprio, molte madri cercano di trattenere e di mantenere il controllo su di loro. Si vittimizzano o infondono paura. Appena scorgono il desiderio d’indipendenza da parte delle figlie, che contraddice la visione che tali madri hanno della vita, dicono: “Nutrisci il corvo e ti caverà gli occhi” oppure ricorrono sporadicamente a minacce del tipo: “Un giorno non ci sarò più, quindi approfittane ora”.
Quel che è certo è che per una donna la separazione da sua madre può trasformarsi in un grande problema. Molte figlie non sanno cosa fare: adorano le proprie madri e vorrebbero vederle sempre felici. Allo stesso tempo, però, sanno di dover in un certo modo rompere quel vincolo per potere trovare la propria strada.
Le madri che desiderano figlie eternamente bambine
Molte madri comunicano inconsapevolmente alle proprie figlie un messaggio: “Resta piccola se non vuoi vedermi soffrire”. Allo stesso tempo, però, questo messaggio racchiude una terribile minaccia: “Rimani piccola se vuoi che io continui a volerti bene”.
Che la propria figlia resti sempre bambina è il grande desiderio delle madri cresciute in culture maschiliste. Le figlie sono viste come un continuo delle madri, non come persone libere che possono reclamare e raggiungere la propria indipendenza. Se una figlia continua ad essere piccola, anche da grande, la madre non deve porsi domande riguardo gli obbiettivi raggiunti nella propria vita e non deve nemmeno pensare alle ferite che si porta dietro e che lei e solo lei può curare.
Il desiderio d’indipendenza di una figlia può essere vissuto dalla madre come una grande minaccia o addirittura un affronto. Giunte a questo punto, dunque, sono capaci di rifiutare e di abbandonare le proprie figlie che non vogliono più essere trattate come delle bambine. Le figlie, nel frattempo, attraverseranno un periodo turbolento prima di diventare indipendenti.
Il dolore che provoca la separazione dalla propria madre
La tentazione di continuare ad essere la bambina della propria mamma è forte. Molte donne si trovano a dover decidere se venire pienamente amate e protette dalle proprie madri, rinunciando alla propria autonomia, o rompere il legame materno a favore della propria indipendenza, cosa che causa grande dolore e rabbia nelle proprie madri e sensi di colpa e abbandono a se stesse.
Non si tratta di un problema insignificante. Difatti, è uno dei momenti più difficili della vita. Paradossalmente, se tutto va bene, tale separazione comporta un profondo dolore. Si perde per sempre quel simbolo della mamma che ama incondizionatamente, che farebbe ogni cosa per i propri figli. Questo viene sostituito dalla figura di una madre che vede l’indipendenza della propria bambina come un pugnale conficcato nel petto.
Ogni donna che infrange i desideri della propria madre, la rimpiangerà, anche se questa non ci sarà. Tuttavia, alla fine di questa fase, si raggiunge uno dei più grandi obbiettivi della vita: il potere personale. Perché, bisogna dirlo, una donna che vive nell’ombra di sua madre si sente, in minore o maggiore misura, insignificante.
Rompere il modello femminile imposto dalle madri
Molte donne sono state educate a farsi carico del benessere emotivo di chi le circonda. Arrivano anche ad inventare delle scuse per giustificare questo ruolo imposto dal patriarcalismo. Questo sostiene, ad esempio, la teoria che in una donna è insito l’istinto materno e che, pertanto, deve proteggere, prendersi cura e farsi carico degli altri.
Per questo motivo, c’è un esercito di donne che si sentono responsabili delle mancanze e delle sofferenze altrui, a partire, ovviamente, dal vuoto lasciato dalle proprie madri. Dissolvere questo ruolo imposto dal maschilismo presuppone attraversare un percorso pieno di dubbi e sofferenze. Ci si sente in colpa ogni volta che non si mettono da parte i propri desideri per sopperire alle necessità altrui. Le madri che non raggiungono la propria autonomia vogliono che le loro figlie siano “brave bambine” e si sentono disilluse quando queste fanno dei propri desideri la loro priorità.
Affinché una donna possa sapere chi è davvero e affinché possa prendere in mano le redini della propria vita, deve combattere questi stereotipi che, in molti casi, ha visto riflessi e definiti dalla propria madre. E anche se questo implica un distacco iniziale con la stessa, vale la pena completare tale percorso.
Alla fine, è probabile che sua madre riesca ad assimilare i fatti e ad adottare un atteggiamento sano rispetto all’indipendenza della sua adorata bambina. Potrebbe anche accettare i fatti. In entrambi i casi, il legame cambierà, in positivo: sarà pieno di gratitudine, più rispettoso e senza vincoli neurotici.
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