Si è svolta il 5 giugno la 46° Giornata Mondiale dell’Ambiente. Un appuntamento che si rinnova ogni anno, promosso dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare governi, cittadini e aziende sulle tematiche ambientali, e in particolare su inquinamento, riscaldamento globale e sovrappopolazione.
Quest’anno la giornata dedicata all’ambiente pone l’accento sull’inquinamento di mari e oceani. La lotta alla plastica non è la sola sfida per preservare le acque. L’inquinamento dei mari, infatti, deriva anche dai pesticidi e fertilizzanti utilizzati in agricoltura. Sostanze che giungono in mare trasportate dai fiumi, dopo esservi state convogliate dall’acqua piovana.
Una questione primaria quindi, che pone l’accento sull’importanza della coltivazione biologica, che ad oggi rappresenta ancora l’unica pratica agricola che consente realmente la tutela del suolo, della biodiversità agraria e della salute umana. Come sottolineano i dati del report scientifico realizzato dal Parlamento europeo, pubblicati nel 2016, dove si evidenzia come il consumo di prodotti bio sia correlato alla riduzione del rischio di malattie allergiche e obesità, e degli effetti deleteri degli insetticidi sullo sviluppo cognitivo e neurologico dei bambini.
In questo scenario di necessità, si distinguono le Marche con un +20% nel settore del Bio, e che In base ai dati diffusi da Con Marche Bio, nel 2016 ha raggiunto il record italiano di superficie convertita a biologico (1.795.650 ettari) e di operatori impegnati in questo settore (72.154).
Il dato delle Marche, relativo al 2016, ha fatto registrare un 17,5% di superficie agricola coltivata con metodo biologico, pari a 75 mila ettari circa, e oltre 2700 operatori biologici, tra aziende agricole e trasformatori. Numeri importanti, per una tradizione, quella del bio, partita nei primi anni ’80 nella provincia di Ancona e che oggi conta oltre 100 aziende agricole, soprattutto di piccole dimensioni. Di cui oltre il 60% viene certificato da Suolo e Salute.
«Le Marche sono state avanguardia e culla del biologico in Italia, ed oggi rappresentano una delle realtà più importanti in questo settore nel panorama italiano, anche in termini di superficie agricola coltivata con metodo bio. Una regione che ha sempre creduto e scommesso sul biologico, regolamentandolo per prima con un’apposita legge regionale e attivando importanti cooperazioni per fornire risposte alle aziende agricole.» spiega Bruno Sebastianelli.
Con la sua grande tradizione e crescita il biologico marchigiano ha assunto quindi un ruolo centrale nella risposta al problema del cambiamento climatico, e alla salute umana.
Source: suoloesalute.it
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