Source: lanuovaecologia.it
350mila tonnellate di spazzatura tecnologica che ogni anno finiscono nei Paesi in via di sviluppo dove da questi rifiuti si estraggono materiali preziosi, rilasciando sostanze tossiche nell’ambiente perché lì le regole non ci sono o possono essere facilmente aggirate. Computer, monitor, cellulari che invece di essere correttamente smaltiti, dall’Europa vengono 13. Lo denuncia il rapporto “Buchi nell’economia circolare” realizzato dall’organizzazione internazionale Basel Action Network (Ban). Come è avvenuta la scoperta? Piazzando delle “cimici” Gps su 314 rifiuti elettronici in 10 Paesi europei, ed è così che pc e monitor buttati via in Italia hanno mandato il loro segnale dalla Nigeria o dal Ghana. In Europa, rileva il rapporto, il tasso di esportazione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) è del 6% per gli apparecchi consegnati presso centri di raccolta o conferiti in appositi contenitori. A questo flusso inizialmente pulito, che poi confluisce in molti casi in filiere illegali nei Paesi del Sud del mondo, vanno però aggiunti gli altri flussi che sfuggono alle filiere regolari, su cui bisogna fare chiarezza. Dei rifiuti tracciati e finiti illegalmente in Africa e Asia, la maggior parte viene dal Regno Unito, seguito da Danimarca e Irlanda. Dove finiscono? Soprattutto in Africa e in particolare in Nigeria, Ghana e Tanzania.
Per riportare il settore nella piena legalità “è opportuno far emergere i flussi di grandi elettrodomestici che oggi vengono assorbiti anche dall’industria non ufficiale degli autodemolitori e quelli di apparecchi come i condizionatori o i pannelli fotovoltaici i cui quantitativi saranno presto in crescita e del cui smaltimento oggi si occupano gli installatori senza un’adeguata filiera”, dice il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli che chiede anche di “rendere pienamente operativi presso il ministero dell’Ambiente il Comitato di vigilanza e controllo sui Raee e il Comitato di indirizzo per favorire una evoluzione della filiera della raccolta e del recupero Raee che il rapporto conferma essere ancora deficitaria”.
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