Milano celebra il genio di Keith Haring (1958-1990) con una grande mostra allestita nelle sale di Palazzo Reale, da domani, 21 febbraio fino al 18 giugno prossimo. La mostra, dal titolo “Keith Haring. About Art”, curata da Gianni Mercurio, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, presenta 110 opere, molte di dimensioni monumentali, alcune delle quali inedite o mai esposte in Italia. “L’inconfondibile linguaggio di Keith Haring e’ il protagonista di una mostra dalla straordinaria potenza iconica e visionaria – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno -. L’esposizione sviluppa un percorso critico nuovo che per la prima volta accosta le rappresentazioni pittoriche, i graffiti e i video delle performance di Haring a opere che hanno rappresentato gli stimoli creativi del suo personale immaginario, provenienti dalla tradizione classica, tribale e pre-colombiana, passando dal Rinascimento per arrivare fino all’arte del ‘900”.
Le opere dell’artista americano si affiancano infatti per la prima volta a quelle di autori di epoche diverse, a cui Haring si e’ ispirato e che ha reinterpretato con il suo stile inconfondibile, in una sintesi narrativa di archetipi della tradizione classica, di arte tribale ed etnografica, di immaginario gotico o di cartoonism, di linguaggi del suo secolo e di escursioni nel futuro con l’impiego del computer in alcune sue ultime sperimentazioni. Tra queste, s’incontrano quelle realizzate da Jackson Pollock, Jean Dubuffet, Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre. La sua terra di elezione e’ il Messico post rivoluzionario degli anni ’20, in cui si respira liberta’ di espressione e la cultura e’ strettamente legata alla politica. Tina si iscrive nel 1927 al Partito Comunista Messicano, diventa amica prima di Frida Khalo, e poi anche di Diego Rivera: il suo rapporto con i muralisti e con Rivera in particolare diventa un vero e proprio sodalizio artistico. La politica per Tina diventa un tutt’uno con la sua arte: le sue fotografie diventano “nature morte politiche” come sottolinea nella sua intervista, la storica e critica della fotografia Roberta Valtorta. Tina si impegna nell’antifascismo: e’ in prima linea e alla polizia politica fascista il suo attivismo non sfugge. Con l’aiuto dello storico Mauro Canali, la puntata ripercorre parallelamente al racconto della sua vita, cio’ che le spie fasciste dislocate all’estero, rilevano puntualmente della “pericolosa comunista Modotti”. E’ proprio a causa del suo impegno politico che Tina si trova, nel 1930, ad abbandonare il Messico per approdare dapprima a Berlino e successivamente a Mosca. Proprio qui, Tina ritrova una sua vecchia conoscenza, un altro giovane comunista, anch’egli italiano, di Muggia: Vittorio Vidali. Il loro diventa subito un sodalizio sentimentale e politico che accompagna Tina per tutto il resto della sua vita. La loro vera avventura politica e rivoluzionaria e’ la Guerra di Spagna. Nel momento in cui la Repubblica spagnola viene attaccata da Francisco Franco, Tina e Vittorio non esitano a lasciare Mosca e difendere gli ideali mettendo a rischio le loro stesse vite. Dopo tre anni di guerra civile, in seguito alla sconfitta del fronte popolare, i due fanno ritorno in Messico, ma gli strascichi della guerra minano la salute di Tina, che muore di infarto a Citta’ del Messico all’alba del 6 gennaio 1942. Sulla sua tomba l’epitaffio scritto dall’amico e poeta Pablo Neruda. A dar vita al racconto anche due attori, Dajana Roncione, nei panni di Tina Modotti e Jerry Mastrodomenico che interpreta Vittorio Vidali. Tra i personaggi parlano della Modotti: Claudio Natoli (docente di Storia Contemporanea all’Universita’ di Cagliari), Christiane Barckhausen Canali (scrittrice e biografa di Tina), Mauro Canali (storico) e Roberta Valtorta (storica e critica della fotografia).